IlMioFavolosoMondo

Parola del benpensante


“Nessuno tocchi Caino” è una famosa associazione che combatte in prima linea per l’abolizione della pena di morte nel mondo mentre “Giù le mani da Caino” è il titolo di una canzone di un celebre cantante rap italiano: ora, sia l’associazione sia la canzone stessa sono il vessillo del puro significato di Giustizia.Ciò che noi oggi erroneamente chiamiamo giustizia altro non è che vendetta e, in quanto tale, illegittima e indegna. Indegna, sì, giacchè ci definiamo civili, giusti, occidentali.E, in virtù del nostro essere occidentali, ci arroghiamo il diritto di stabilire ciò che è bene e ciò che è male: la distinzione, d’altro canto, risulta facile e immediata poiché, una volta appurato senza esitazione che noi siamo la gente per bene, i buoni, tutto ciò che è altro, tutto ciò che è differente e che inevitabilmente diverge è il male, l’insieme di mele marce.Aveva ragione De André, è proprio questo il “ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia”.Demonizzare, fare una condanna mediatica, predicare giustizia per poi girare l’angolo e, succubi di paure e insofferenze, scoprirsi criminali.Criminali quando si offre un lavoro in nero, criminali quando si spaccia un magazzino, una cantina per una casa, criminali quando si entra nel grande mercato della prostituzione, magari preferire le ragazzine, possibilmente dell’est europeo.E il nostro castello di convinzioni si rivela essere costruito su un cumulo di menzogne le quali ci sono indispensabili per continuare ad etichettare le fasce più deboli, quelle le cui voci non sono mai ascoltate o, al limite, strumentalizzate.Un altro terrificante particolare che ci caratterizza, poi, è quello dell’imperturbabilità: questa contraddizione è evidente, eppure continuiamo a sopportare il fardello costituito da paure e rabbia proprio come lo sopporta l’uomo di Francisco Goya nella celebre opera “Il Sonno della Ragione”. Siamo nel XIX secolo.Con il capo chino e lo sguardo volto  per terra, continuiamo a subire, vittime dei nostri stessi schemi: saremo mai in grado di infrangerli definitivamente?