fonteIncerta

Le valigie somigliano ai viaggiatori...


...come i cani ai padroni. L'ho appena sentito da un tizio alla radio, uno di quei tizi che parlano come se stessero recitando il Vangelo, di fatto proseguiva con una mareata di banalità in vero mortificanti. Però l'incipit non era male, non originalissimo, certo (specie per le assidue lettrici di riviste femminili) (nelle riviste maschili come va? me ne devo comprare una).Comunque trattasi di un tema caldo... no, non è vero, più che caldo è ricorrente, così come ricorrono i sudori [per cosa metto in valigia] e le tensioni (ma c'è bisogno di portarsi tutta quella roba?)L'evangelista della radio tracciava un parallelo tra grandezza del bagaglio e voglio/capacità comunicativa, dissento, ho un'altra teoria: chi si trascina appresso valigioni che ammezzerebbero un wrestler è un insicuro, non sa cosa si metterà, chi incontrerà, che tempo farà (e chi lo sa?), nel dubbio svuota armadio e scarpiera.Quelli che sono messi peggio (e mi attirerò lanci di pomodori, ma aspettate un secondo) sono quelli che viaggiano in camper/roulotte, ma non tutti, eh? quelli che non solo si portano dietro le debite pentole e biancheria, di più, di peggio, si portano dietro "lo spirito della casa", nel senso che una volta piazzati in campeggio (sono spesso stanziali duri, spingendosi persino ad accamparsi nello stesso sito/piazzola ogni anno, per anni...) riproducono fedelmente gioie e dolori (accendo la seconda) della quotidiana esistenza, comprese liti per TV/radio troppo alta, per cibi dall'odore sgradito, bambini/corde dei panni invadenti. Molto rigenerante.Andare in vacanza non significa staccare? Forse sarebbe il caso di ricordare che già in vita nostra ci siamo staccati da due cose che ci parevano irrinunciabili, il seno di mammma ed il pannolino. Ci ha aiutato a diventare grandi. O forse non ci è piaciuto?