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Rubrica sull'amore, sulle relazioni, e fondamentalmente sulla battaglia per riuscire ad amare qualcun altro e se stessi.
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Il colpi dello spirito fanno male come quelli ricevuti al corpo. Un amore che finisce è infatti paragonabile ad una botta in testa, od a un qualunque trauma fisico convenzionale, poiché attiva le stesse aree del cervello.
A sostenerlo, una ricerca dell'Università del Michigan (presso Ann Harbor, USA), diretta dal professor Ethan Kross e pubblicata su "PNAS-Proceedings of the National Academy of Sciences".
La squadra di Ann Harbor ha selezionato un campione di 40 soggetti: uomini e donne, tutti rifiutati od abbandonati dal partner poco tempo prima.
Gli scienziati hanno sottoposto tali volontari ha due tipi di test sul dolore.
Il primo esperimento riguardava la sofferenza psicologica: gli individui erano spinti a rievocare il partner mancante (e relativo senso di abbandono), anche grazie a supporti come la foto del compagno/a.
Il secondo esperimento si è concentrato sul dolore fisico, conosciuto tramite il contatto con una sonda termica, con un calore pari a quello di una tazza di caffè bollente.
Durante le prove, i volontari sono stati osservati tramite risonanza magnetica del cervello, nel primo test affiancata da questionari.
Kross e colleghi hanno così rilevato i legami tra i due tipi di dolore: entrambi attivavano la la corteccia secondaria somatosensoriale e l'insula dorsale posteriore, fino ad oggi ritenute registratori solo degli stimoli dolorosi fisici.
Inoltre, il livello di sofferenza causato dalle pene d'amore era più alto di quello provocato dalla sonda termica.
Per chiudere una buona notizia: in base ai dati, maggiore era il numero di giorni trascorsi dalla delusione d'amore, minore l'attività (ed il dolore percepito) dai soggetti.
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