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"SEQUESTRO EMOTIVO"

Il Counseling, una Nuova Professione Assistenziale di sostegno sociopsicoemotivo per la persona.

 

La paura di non farcela, le fobie, gli  stati di ansia che insorgono costantemente in situazioni particolari (esami scolastici, lavoro, famiglia, sesso, competizioni sportive, ecc.), la malattia di un proprio caro,  la perdita del lavoro, la scarsa autostima, l’inadeguatezza, l’insicurezza, i sensi di colpa, la solitudine, l’abbandono, il lutto, la separazione dal coniuge e/o dei propri genitori, la timidezza,  e così via per tante altre situazioni di vita destabilizzanti che ci logorano fisicamente, psicologicamente ed emotivamente, ci fanno piombare in uno stato sofferente per cui accade che non riusciamo più a gestire con il giusto equilibrio la nostra esistenza.

Ancora più semplicemente può capitare di sentirci confusi, di non saper quale decisione  prendere relativamente a una questione qualsiasi. Ci sentiamo disorientati, impotenti.

In tutte queste circostanze la nostra emotività è messa a dura prova e pertanto può rimanerci difficile se non impossibile, pensare positivamente al presente e al futuro, mentre ci rimane più facile rimuginare su un passato e un presente negativi, condizionanti e debilitanti.

In queste situazioni il nostro sistema integrale umano, fisico, psichico, emotivo essendo sottoposto ad una pressione continua, ricorre a particolari comportamenti protettivi di tutto se stesso.

Questi comportamenti protettivi sono definiti “straordinari” o “compensatori”  e possono essere i seguenti:

·       alimentazione sbagliata;

·       eccesso o mancanza di attività fisica;

·       eccesso o mancanza di igiene;

·       rifiuto del rapporto sessuale o ricerca costante del sesso;

·       rifiuto o ricerca costante di compagnia (amicizie);

·       particolare attenzione per il gioco dove si scommette: gratta e vinci, videogame, ed altri tipi;

·       fumare (compreso l’uso di droghe pesanti e/o leggere);

·       bisogno impellente di provare forti emozioni;

·       isolarsi evitando costantemente le relazioni (coppia, amicizia, familiari, ecc.);

·       ricerca continua di relazioni virtuali (chat internet) evitando il confronto reale di una relazione;

·       ipocondria;

·       bere (alcol);

·       ricorsa al farmaco (eccitante / calmante);

questi ed altri comportamenti “straordinari” o “compensatori”  non citati, diventano la logica conseguenza di uno stress (distress) psicofisico ed emotivo, costante e continuo. La pressione a cui potremmo essere sottoposti, trova la sua risposta di adattamento al disagio che viviamo, attraverso lo sviluppo di alcuni dei comportamenti compensatori su elencati, che hanno lo scopo di  farci fuggire dalla sofferenza che sentiamo (emotivamente), ma che nascondono in realtà un sofferenza maggiore e creano un circolo vizioso che se protratto nel tempo può dar luogo anche a delle vere e proprie patologie.

L’essere umano, come qualsiasi altro essere vivente, risponde al pericolo in due modalità: Attacco o Fuga.

Ma l’essere umano non sempre è cosciente del pericolo in cui si trova, per cui ciò che vive potrebbe non considerarlo razionalmente tale, ma potrebbe avvertirlo emotivamente come disagio più o meno diffuso in se stesso (ansia, nervosismo, rabbia, abbandono, distacco, rifiuto, oppressione, coazione, ecc.) e localizzarlo magari in qualche parte del corpo (vedi psicosomatica) rendendo il disagio anche fisico. Tali sensazioni psicofisiche ed emotive trovano sfogo e appagamento, in una situazione di “distress” continuo, solo attraverso l’attivazione di uno o più dei comportamenti specifici, già su menzionati. 

Ora, laddove l’essere umano dovesse anche individuare, ovvero essere consapevole che il suo problema è oggettivamente legato a qualcosa o qualcuno, quindi sia razionalmente cosciente in tutto di ciò che produce il suo disagio, potrebbe comunque non avere la forza, la libertà psicoemotiva, di ridare equilibrio alla sua esistenza. In questi casi gli rimarrebbe difficile uscire dalla situazione nella quale si trova, adagiandosi (perché più facile) al comportamento compensatorio adottato, nascondendosi spesso dietro le solite frasi: “io faccio questo (riferito al comportamento compensatorio) perché mi piace e poi, quando voglio, posso smettere……Con la forza di volontà si può tutto ”; oppure fare bersaglio qualcosa o qualcuno……“se sto in questa condizione è per colpa di…….”;

Se tutto questo fosse vero, se bastasse solo la forza di volontà per superare i disagi psicofisici ed emotivi, se con la razionalità e la logicità potessimo superare quei comportamenti straordinari non conformi al nostro benessere psicofisico ed emotivo che molti di noi vivono, non dovremmo assistere a persone molto preparate culturalmente e di un livello sociale medio alto che distruggono famiglie, che utilizzano droghe, che si separano continuamente, che soffrono di stati depressivi, di anoressia, bulimia, ecc. .  Probabilmente c’é un altro mondo da esplorare ancora con più attenzione e che è l’altra metà del nostro “apparato” pensate, “l’intelligenza emotiva” (vedi Daniel Goleman).

Creare i presupposti di un giusto equilibrio tra il pensiero logico/razionale e quello inconscio/emotivo, ci offre l’opportunità di gestire al meglio le nostre potenzialità umane. 

Sviluppare maggiormente l’intelligenza emotiva, esistente in noi ma spesso assopita, per effetto di una società che da particolarmente risalto alla razionalità e logicità,  permetterebbe ad ognuno di noi di attingere da essa per comprendere meglio cosa stiamo vivendo nel  presente. Avremmo in questo modo l’abilità di:

·         riconoscere il tipo di emozione che stiamo provando;

·         controllare l’emozione;

·         motivare noi stessi;

·         riconoscere la tipologia delle emozioni altrui;

·         gestire le relazioni.

Le emozioni sono il motore della vita degli esseri umani. Vanno liberate, ascoltate, accolte e orientate nella giusta direzione, affinché possano giocare a nostro favore e non contro di noi. 

L’autoconsapevolezza di riconoscere l’emozione che stiamo vivendo ci rende persone più sicure e ci da la possibilità di incanalare quell’energia nel modo più vantaggioso per noi, anche laddove l’emozione dovesse risultare negativa. Questa autoconsapevolezza emotiva, oltre ad esercitare la capacità di auto motivarsi,  favorisce la qualità delle nostre relazioni e ci pone nella condizione di comunicare in un modo empatico ed assertivo tale, da comprendere meglio cosa si agita nel nostro interlocutore favorendo la qualità della relazione stessa.

Il Counselor, nell’esercizio della sua professione di Counseling, si pone come strumento di mediazione e armonizzazione e favorisce il giusto equilibrio tra due parti spesso in conflitto tra loro: il pensiero Razionale ed Emotivo.

Considero il Counseling un vero e proprio “training emotivo” che, per mezzo di un "approccio educativo maieutico" (vedi Socrate), permette alla persona di sviluppare una maggiore creatività e di conseguenza raggiungere liberamente quella consapevolezza tale che le permette di sviluppare un ventaglio di scelte maggiori rispetto a quelle che potrebbe pensare di possedere nei momenti in cui la sua emotività è in qualche modo minacciata o "sequestrata".

Quando siamo sopraffatti dalla pressione emotiva, è come se fossimo stati “sequestrati emotivamente”  da una forza che annulla la realtà di quel momento. Non abbiamo possibilità di scelta e sentendoci minacciati (in pericolo) rispondiamo con l’attacco o la  fuga.

Ogni giorno purtroppo sentiamo notizie agghiaccianti di episodi che vedono persone commettere omicidi o suicidi (spesso familiari). Si parla di persone che apparentemente non destavano nessun sospetto prima del loro gesto estremo. Questo potrebbe essere definito come “sequestro emotivo”. Ma non credo sia differente, se non nella sua intensità e grado, a quello che ci accade quando per un attimo aggrediamo verbalmente o fisicamente, senza arrivare ai gesti estremi su indicati,  la persona o le persone che ci sono intorno. Chissà a quanti di noi sarà capitato di pronunciare frasi  di questo tipo: “….ad un certo punto non ci ho visto più e quindi il mio gesto è stato una conseguenza di quello che stavo provando…”; “……mi sono sentito salire vertiginosamente la pressione e l’ho aggredito/a…..”; “…quando lui/lei si comporta in quel modo non ragiono più….e non posso fare a meno di….”; “…..quando ti comporti in quel modo……..è come se me le  levassi dalle mani…”. Queste sono solo alcune delle frasi che potremmo pronunciare o ascoltare in situazioni dove siamo stati ”sequestrati emotivamente”.

Occorre quindi dare equilibrio al nostro sistema pensate, considerando non solo l’aspetto razionale ma la grande importanza che riveste la parte pensante emotiva.

Il Counseling è una delle nuove professioni in Italia di carattere socio assistenziali che sviluppa programmi per la crescita personale dell’essere umano nel rispetto di una ricerca e appagamento dei propri bisogni fisici ed emotivi (vedi Maslow 1954 – la piramide dei bisogni umani) fino al raggiungimento della sua autorealizzazione e al mantenimento di questa condizione nell’ambiente in cui vive.

 

Attendo come sempre i Vs. graditi interventi e commenti.

Cordialmente

Massimo Catalucci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Commenti al Post:
blicky36
blicky36 il 09/02/11 alle 10:04 via WEB
Spesso, mi sono sentita "sequestrata" emotivamente; troppo spesso ho lasciato che la mia insicurezza mi facesse perdere l'equilibrio ancora così fragile. Ho lavorato tanto su di me e continuo a farlo. Sono sempre alla ricerca di "quella svolta interiore" che mi dia sicurezza, forza di volontà e determinazione. Troppo spesso mi metto in discussione, e questo non va bene. Discuto (con me stessa e con altri) anche di situazioni che non lascerebbero spazio a dubbi eppure...io cercando di mettermi nei panni dell'altro, di leggere tra le righe, di andare oltre, mi creo un sacco di problemi! Perdo determinazione, entusiasmo, fiducia, sicurezza, con facilità; ho, per fortuna, la capacità di rialzarmi perchè di fondo sono una persona allegra ed empatica, capace di "vedere e provare" le sofferenze altrui tanto da sentirmi davvero fortunata della mia vita. Non sò quanto abbia senso quello che ho scritto, ma intanto, l'ho fatto! cordiali saluti Angela
 
 
counselor63
counselor63 il 09/02/11 alle 10:55 via WEB
Grazie Angela del tuo intervento. Tu risalti proprio quello che ho cercato di evidenziare con il mio post, ovvero la difficoltà di dialogare con la nostra parte emotiva secondo il suo linguaggio specifico, cercando la mediazione e l'armonizzazione tra il pensiero razionale e quello emotivo. Quando dici: "mi metto spesso in discussione"..."discuto com ne stessa e con gli altri"..."leggere tra le righe"..."mi creo un sacco di problemi"...............probabilmente stai mettendo in atto un processo analitico dei tuoi eventi quotidiani e quindi, su questa base, cerchi risposte razionali e logiche al tuo problema, che puntualmente anzichè illuminarti, ti confondono ancora di più, rendendoti maggiromente insoddisfatta. Poi con la razionalità ti dici che sostanzialmente sei una persona socievole, disponibile e fortunata. Se razionalmente ti senti fortunata, cos'è allora che ti disturba? Se c'è questa insoddisfazione di fondo tra ciò che razionalmente ti dici e ciò che invece "visceralmente" (inteso come sentimento, emozione) provi, è segno evidente che la soluzione vada ricercata abbassando la soglia critica (logica) e attingendo alla mente creativa, immaginativa (emotivia) per trovare le risorse necessarie di cui hai bisogno. Quando siamo sopraffatti da una pressione emotiva costante, dobbiamo cercare di utilizzare la stessa struttura di linguaggio che la muove, se vogliamo tentare di accogliere, ascoltare e orientare l'energia emotiva presente nell'esperienza che stiamo vivendo. Questa pratica è possibile attivarla laddove si conoscono gli strumenti per attivarla, altrimenti ci rimane difficile metterla in atto. Per questo nel mio post parlo del Counseling come "training emotivo". Ciò non significa che non esistano altri metodi alternativi al Counseling che possano in qualche modo mettere la persona nella condizione di affrontare le prorie problematiche e risolverle. D'altronde un metodo, una tecnica, è efficace nel momento in cui funziona. Con l'augurio che tu possa ottenere quello che desideri, ti ringrazio ancora per il tuo gradito intervento. Cordialmente Massimo Catalucci
 
retrogustoamaro1
retrogustoamaro1 il 09/02/11 alle 13:08 via WEB
Giorno Massimo Lunedi pomeriggio avrò un incontro di counseling a scuola di mia figlia.Ci sarà un incontro con alcune mamme e una specialista mentre le nostre piccole faranno lo stesso durante le ore di lezione.Indubbiamente ci hanno detto che non è una psicologa ma ben altro.Il fatto di affrontare certi argomenti in presenza di persone che non mi conoscono e tra l'altro non c'è simpatia non mi fa fare salti di gioia.Nonostante tutto credo sia un'ottima proposta da parte della nostra Direttrice affrontare con un counseling (anche)la crescita dei nostri figli e l'approccio per quella che sarà la SCUOLA PRIMARIA. ANNA
 
 
counselor63
counselor63 il 09/02/11 alle 15:13 via WEB
Buongiorno a Te Anna e grazie per il tuo gradito commento. Oltre ad occuparmi di Counseling con un mio studio privato ( http://www.studiocounseling1.beepworld.it ), svolgendo la Libera Professione di Counselor, sono anche coordinatore per la SIAF (vedi http://www.siafitalia.it )del Centro Italia e partecipo attivamente alla Supervisione delle Scuole di Counseling per l'accreditamento presso le Associazioni Nazionali di Categoria ed alla divulgazione del Counseling nel nostro paese. Sarei molto curioso di conoscere le tue impressioni in merito all'esperienza che farai nel progetto che verrà attivato nella scuola di Tua figlia. Posso dirti che il Counseling se svolto professionalmente è un valido aiuto Sociopsicoeducativo per la crescita della persona, quindi un valido strumento integrativo per la formazione scolastica. In attesa di ricevere le Tue impressioni in merito all'esperienza che andrai a fare Ti invio un Cordiale Saluto. Massimo Catalucci
 
bikehotel
bikehotel il 09/02/11 alle 15:44 via WEB
secondo me buona parte degli stati d'ansia e dei disturbi comportamentali nascono da una vita sessuale disordinata o inappagante per effetto di una cattiva educazione o di esperienze dannose...da qui la necessità di riequilibrare la propria esistenza anche se rimane difficile intervenire dall'esterno...comunque in bocca al lupo,spero che tu possa essere di qualche aiuto.. Corrado Zucchi
 
 
counselor63
counselor63 il 10/02/11 alle 11:53 via WEB
Gent.mo Corrado, la ringrazio per il Suo gradito commento. Qualsiasi disagio che viviamo in età adulta, ha sicuramente una radice in qualche nostra esperienza passata. Lo sviluppo della personalità di un essere umano passa anche attraverso la fase di siluppo sessuale, per cui credo possibile che alcuni dei disturbi da te citati possano trovare riferimenti in questa fase specifica di crescita di una persona. L'esperienza con la propria sessualità nella fase dello sviluppo, è sicuramente importante per la qualità di vita di un adulto. Il fatto che sia difficile affrontare dall'esterno un problema legato alla sessualità, non significa che non sia possibile (parlo per esperienza nel mio campo). E' sicuramente un argomento delicato che va affrontato gradualmente e principalmente quando la persona è pronta per farlo. Per questo è importantissimo che la persona che intende avviare un processo di riequilibrio, come tu indichi, trovi nel profesisonista a cui intende affidarsi, una persona di cui possa fidarsi. Credo che questa sia la base da cui partire. Punto molto sull'aspetto del rapporto umano umano tra il professionista e il suo asistito, perchè ognuno di noi prima di essere persona e sviluppare la sua personalità nel contesto sociale in cui nasce e vive, è un essere umano che ha come primo bisogno emotivo quello di sentirsi accolto e protetto. Ecco quindi che il rapporto inizale di fiducia di cui parlo, diventa elemento fondamentale per il buon proseguimento della relazione profesisonale di aiuto, che nel mio articolo evidenzio nell'attività di Counseling. Cordialmente Massimo Catalucci
 
susannacasta3
susannacasta3 il 09/02/11 alle 16:44 via WEB
. Sinceramente ne ho passate di tutti i colori ma a 72 anni ho gettato tutto dietro le spalle e il più delle volte sono serena perchè niente è dipeso da me! comunque ho letto volentieri ritrovandomi in tante cose.... grazie RITA
 
 
counselor63
counselor63 il 10/02/11 alle 09:59 via WEB
Ciao Rita. Grazie della Tua Attenzione. Nel Tuo breve commento metti risalto un aspetto importante dell'esistenza di una persona...l'accettazione serena delle esperienze vissute, mentre sei in grado di continuare a guardare avanti con propositività. Cordialmente Massimo Catalucci
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Rosaria Miraglia il 09/02/11 alle 21:14 via WEB
Un post illuminante, chiaro ed esaustivo sui disagi, sulle sensazioni di disorientamento, di inadeguatezza che spesso viviamo, nostro malgrado. L'abilità di controllare le emozioni, gestire al meglio le relazioni sono traguardi che appaiono raggiungibili e semplici per alcune persone o in alcuni periodi della vita mentre in altri momenti sembrano lontani, difficilmente raggiungibili. Il tuo lavoro e la professionalità con cui lo svolgi sono di grande aiuto a molte persone, questo è certamente molto gratificante per te Massimo. Con grande stima, Rosaria
 
 
counselor63
counselor63 il 10/02/11 alle 11:58 via WEB
Ciao Rosaria, come sempre sei molto generosa attenta. E' vero, sono molto appassionato del mio lavoro e questo credo che favorisca ulteriormente la risoluzione di molti problemi emotivi che la persone mi sottopongono quando si presentano in Studio da me. Un Caro Saluto. Massimo
 
blicky36
blicky36 il 15/02/11 alle 17:16 via WEB
La presa di coscienza sulla "precarietà" del mondo in cui viviamo, sulla mancanza di "senso di comunità" sul sempre più evidente "egoismo e individualismo" mi crea un senso di impotenza che non MI PIACE e, indi, MI RATTRISTA. Buona gg.
 
 
counselor63
counselor63 il 16/02/11 alle 11:58 via WEB
Gent.ma Angela. Molte volte nella vita non abbiamo la possibilità di cambiare dall'esterno la realtà delle cose, per cui ci sentiamo impotenti e ne soffriamo rattristandoci. Abbiamo però un'altra grande opportunità, quella di cambiare la percezione che abbiamo della realtà che stiamo vivendo, trasformando gli stimoli che porvengono dall'esterno in qualcosa di diverso e più produttivo per noi. Come ho espresso più volte nei miei post, è sempre difficile attivare un processo di trasformazione come quello da me appena indicato, attraverso un sito web. Tuttavia posso dirti che ogni cosa con la quale ci confrontiamo nella nostra vita, come quella ad esempio indicata da te "precarietà del mondo .....", ha un suo valore e significato specifico e conseguentemente un effetto negativo o positivo su di noi, a seconda del significato "emotivo" che noi stessi gli attribuiamo. Un Buon proseguimento di Giornata. Cordialmente Massimo Catalucci
 
retrogustoamaro1
retrogustoamaro1 il 23/02/11 alle 11:57 via WEB
Giorno Massimo ho avuto Lunedi scorso il mio primo incontro con una sociologa molto simpatica e rassicurante.Io ero molto scettica e ''curiosa'' come le ho detto e lo sono ancora ma forse perchè non amo parlare di me e poi in presenza di gente a me sconosciuta.Ci siamo presentate in 3° persona e credo che alcune risposte l'abbiano un pò spiazzata ma c'è tempo per conoscersi.Abbiamo lavorato sull'ascolto,la capacità di ascoltare in silenzio senza far prevalere la propia esperienza sull'interlocutore. Credo che la prox volta sarà veramente interessante.A volte si pensa che parlare di sè alle persone estranee sia semplice ma il vero problema è ''riconoscersi ''...
 
 
counselor63
counselor63 il 23/02/11 alle 16:31 via WEB
Buongiorno Anna. Intanto se Ti fa piacere eviterei le formalità e passerei ad un cordiale "Tu" anziché "Lei". Vengo al tuo commento....Quando dobbiamo fare anche solo una semplice presentazione in pubblico (due o più persone) di noi stessi, purtroppo, per la struttura che ci siamo creati, il più delle volte ci rimane difficile scoprirci. Rimaniamo molto sulla difensiva. Credo comunque che il Counselor che sta dirigendo il Vostro gruppo, sia una persona professionalmente valida e formata per capire che non c'è bisogno necessariamente di spingere una persona ad esporsi pubblicamente, in particolare per le esperienze personali e significative del proprio vissuto. La capacità comunicativa di un Counselor deve essere quella di mettere a proprio agio le persone, le quali, successivamente, decideranno arbitrariamente come, quando e in che misura raccontarsi. Considera che, quando Voui Anna, sono qui per ascoltare quello che vorrai raccontarmi invitandoti a non espormi quello che ritieni non è il caso che io debba sapere. Aggiungo anche che, laddove tu voglia comuincare con me privatamente su argomenti che ritieni di affrontare in un luogo diverso da quello pubblico, puoi farlo contattandomi al seguente indirizzo: massimo.catalucci@libero.it . Sentiti comunque libera di fare sempre le tue scelte. Cordialmente Massimo
 
   
retrogustoamaro1
retrogustoamaro1 il 24/02/11 alle 12:26 via WEB
Ciao Massimo è vero,la counseling mette ognuna di noi a proprio agio.Non fa domande e tantomeno obbliga a partecipare attivamente agli incontri prefissati.Lei propone,dicimao che si limita a questo...e forse è per questo motivo che tutte partecipiamo con piacere alla conversazione. Ti ringrazio per la tua disponbilità che prenderò in considerazione Anna
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
maria il 01/12/11 alle 20:37 via WEB
Ho sempre qualche resistenza a dire:sono una counselor....o meglio non lo faccio sentire come vorrei...forse perchè vedo questa professione ancora molto sconosciuta....e messa ai margini da professionisti del mondo sociale... e poi sfruttata per emergere nella loro professione.(psicologi, assistenti sociali etc.).
 
 
counselor63
counselor63 il 05/12/11 alle 12:57 via WEB
Gent.ma Maria, sarebbe interessante capire in che modo non fai sentire cio che vorresti che gli altri sentissero. Nel tuo commento, più che sentire la tua affermazione decisa, identitaria di counselor, percepisco un'attenzione elevata verso chi, per utilizzare il termine da te espresso, "sfrutta il counseling per emergere nella prorpia professione". Personalmente, mi ritengo un valido counselor, riconosco e difendo la mia identità professionale e mi preoccupo molto di più di cosa e come fare per migliorarmi sempre di più nell'attività che esercito. La centralità è riposta nella persona che assisto e non ho tempo di pensare a chi strumentalizza il Counseling. Naturalmente ci sono queste persone, ma probabilmente perchè vivono un senso di frustrazione e scarsa autostima. Comunque quando ne ho la possibilità, ribadisco con forza la chiara identità del Counseling, come accaduto nell'ultimo Convegno Nazionale S.I.A.F. di Roma, da me organizzato presso la sede della Presidenza della Provincia di Roma. Il Counseling, infine, non è un'attività sconosciuta, io direi che si sta diffondendo molto, anche grazie a chi, come da te indicato, strumentalizza tale specifica formazione a un suo vantaggio. E anche se le istituzioni tardano a legiferare in merito alla direttiva europea 2005/36/CE (riconoscimento qualifiche professionali e libera circolazione dei professionisti nei paesi dell'E.U.) c'è già chi di fatto, ci riconosce le nostre conoscenze e competenze, i nostri tanti clienti. Cordialmente Massimo Catalucci Coordinatore S.I.A.F. - Area Centro Italia Counselor Supervisor
 
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