Creato da counseling_ardea il 22/11/2010

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« LA CAPACITA' DI MOTIVAR..."SEQUESTRO EMOTIVO" »

COME AFFRONTARE UN LUTTO?.....

UN DISTACCO PSICOFISICO ED EMOTIVO.....DURO DA SUPERARE.

Credo che ogni essere umano si sia dovuto confrontare con l'aspetto più destabilizzante della propria esistenza, la fine della vita fisica di un proprio caro.

Vivere questo tipo di distacco e ancor di più accettarlo non è sicuramente facile.

Ed anche se molti pensano che con la morte fisica smetta anche qualsiasi altra forma di vita, l'assenza visibile e tangibile della persona che ci ha lasciato, amplifica un vuoto che forse manifesta ancora di più come il legame umano, la relazione con l'altro/a, creino un canale comunicativo tra le persone che va ben oltre la fisicità.

Quando accade un evento simile, sembra come se il tempo che abbiamo trascorso con l'altro/a non sia stato sufficiente per trasmettergli/le tutto quello che avremmo voluto.

Ecco allora che possono nascere anche sensi di colpa (avrei potuto fare questo o quell'altro per lui/lei ed ora non lo posso più fare), o magari istinti di rabbia (perchè mi hai lasciato/a avevo ancora bisgono di te).

Certo è, che gli stati d'animo di una persona che vive un lutto, sono anche diversi in relazione a come ciò è avvenuto e in che periodo della nostra vita.

Questo argomento è sicuramente scomodo da trattare ma forse ci da l'opportunità di condividere qualcosa che tutti conosciamo e che tutti vorremmo non ci capitasse mai, pur essendo coscienti che fa parte della nostra vita.

L'obiettivo che si vuole ragiungere con questo post, è esclusivamente quello di condividere quel senso di solitudine che si vive nel momento in cui si perde un proprio caro, facendo sentire la solidarietà di altre persone che in qualche modo hanno già affronatto questo evento e motivo di confronto per aiutarci a superare tale situazione sgradevole.

Ringrazio anticipatamente quanti vorranno contribuire a creare un dialogo condiviso su questa tematica.

Cordialmente

Massimo Catalucci

 
Rispondi al commento:
counseling_ardea
counseling_ardea il 14/12/10 alle 13:01 via WEB
Il commento che segue è stato scritto da Carmelo Celauro sulle pagine di Facebook ( http://www.facebook.com/massimo.catalucci/posts/124050070990508 ) Carmelo Celauro scrive: Entrare in un argomento di tale rilevanza emotiva “personale” è assai difficile e complesso. Mi permetto farlo in quanto detto evento mi ha già coinvolto ripetutamente strappandomi con violenza imprevedibile anche l’unico fratello (45 anni... di età con moglie e figli) in un incidente automobilistico notturno subito per venirmi incontro nella casa paterna in cui ero appena arrivato. Stroncato dalla morte mentre mi veniva incontro. Se avessimo stabilito un giorno diverso per incontrarci quell’incidente automobilistico non ci sarebbe stato. Semplice casualità o destino? A quel primo distacco “violento e non prevedibile” sono seguiti nel tempo mamma, papà, parenti ed amici. Ho riflettuto molto sul senso della “morte” ma da “ingegnere” e da “essere umano” non potevo non pervenire che alla sua piena accettazione. In realtà in uno spazio di “dimensioni” finite ed anche assai piccole per le dimensioni dell’universo in cui ci troviamo la durata di una generica “vita” non poteva non essere che molto limitata per consentire di ospitare un maggior numero di esseri umani. Le relazioni affettive - naturale complemento dell’alimentazione umana - permettono ad ogni singolo “essere umano” di realizzarsi in pienezza. “ …e Dio creò l’uomo, maschio e femmina lo creò”. I sensi di colpa, gli istinti di rabbia non trovano alcuna giustificazione se non nella “distrazione e superficialità” delle persone. Il celebre versetto: “del diman non vè certezza” chiarisce inequivocabilmente come la vita va vissuta. La "morte" non è altro che la fine di una vita. Concepimento e morte sono l'inizio e la fine di ogni vita animale. Nell'essere umano sopravvive il suo "pensiero" che non è altro che la "forma" del suo spirto. Da credente cattolico e ingegnere credo nella "resurrezione" in quanto solo con essa questo meraviglioso "progetto" può uscire dalle dimensioni spazio-temporali della materia. Relativamente al senso di “solitudine” ritengo che lo stesso sia legato alla maggiore o minore apertura di ogni singola persona al “suo” Prossimo. Mentre il senso di “colpa” coinvolge le Persone più o meno introverse che hanno impedito alla loro vita di esprimersi in “pienezza”. A chiusura cito una affermazione in cui si ricapitolano tutte le regole di vita: “Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo della tua vita!”. Carmelo Celauro
 
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