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« LA CAPACITA' DI MOTIVAR..."SEQUESTRO EMOTIVO" »

COME AFFRONTARE UN LUTTO?.....

UN DISTACCO PSICOFISICO ED EMOTIVO.....DURO DA SUPERARE.

Credo che ogni essere umano si sia dovuto confrontare con l'aspetto più destabilizzante della propria esistenza, la fine della vita fisica di un proprio caro.

Vivere questo tipo di distacco e ancor di più accettarlo non è sicuramente facile.

Ed anche se molti pensano che con la morte fisica smetta anche qualsiasi altra forma di vita, l'assenza visibile e tangibile della persona che ci ha lasciato, amplifica un vuoto che forse manifesta ancora di più come il legame umano, la relazione con l'altro/a, creino un canale comunicativo tra le persone che va ben oltre la fisicità.

Quando accade un evento simile, sembra come se il tempo che abbiamo trascorso con l'altro/a non sia stato sufficiente per trasmettergli/le tutto quello che avremmo voluto.

Ecco allora che possono nascere anche sensi di colpa (avrei potuto fare questo o quell'altro per lui/lei ed ora non lo posso più fare), o magari istinti di rabbia (perchè mi hai lasciato/a avevo ancora bisgono di te).

Certo è, che gli stati d'animo di una persona che vive un lutto, sono anche diversi in relazione a come ciò è avvenuto e in che periodo della nostra vita.

Questo argomento è sicuramente scomodo da trattare ma forse ci da l'opportunità di condividere qualcosa che tutti conosciamo e che tutti vorremmo non ci capitasse mai, pur essendo coscienti che fa parte della nostra vita.

L'obiettivo che si vuole ragiungere con questo post, è esclusivamente quello di condividere quel senso di solitudine che si vive nel momento in cui si perde un proprio caro, facendo sentire la solidarietà di altre persone che in qualche modo hanno già affronatto questo evento e motivo di confronto per aiutarci a superare tale situazione sgradevole.

Ringrazio anticipatamente quanti vorranno contribuire a creare un dialogo condiviso su questa tematica.

Cordialmente

Massimo Catalucci

 
Rispondi al commento:
retrogustoamaro1
retrogustoamaro1 il 14/02/11 alle 14:47 via WEB
Buon pomeriggio Massimo beh parlare di un lutto non è mai semplice,bisogna prima accettarlo,vivere il dolore in pieno per poi uscirne e guardare al futuro.Di perdite ne ho avute ma credo che soltanto una mi ha lasciata il segno...nel 2003 è finito il primo fratello di mio padre.Sai una di quelle persone con cui non hai un gran legame ,o magari se c'è è quasi imposto dal fatto che tutte le feste le trascorri insieme, incluse le vacanze estive...dopo una lunga agonia è finito nel letto di casa sua...in una camera che era divisa dalla mia (le case erano confinanti)da una parete molto sottile.Praticamente ho condiviso con lui l'intero calvario.La notte che finì avvertii io i miei genitori ,per le ragioni che ho detto prima,e la stessa notte io caddi in una profonda crisi da panico e glaustrofobia,esattamente nel momento in cui mi chiesi dove fosse ''finito'' e come stava ora che i dolori erano finiti...da quel momneto mi porto dietro questa 'fobia'' ma solo dal 2005 circa riesco a gestirla...certo ci sono momenti in cui non riesco ma...devo con 2 bimbi!Da quella notte mi pongo domande a cui spesso non so dare risposte,da quella notte io ho capito che il distacco è stato forte...forse perchè è avventuo in una età dove ti aspetti che ceete situazioni le sai gestire ma poi ti rendi conto che non c'è età...a 23 anni ho avuto la mi prima perdita e la consapevolezza di soffrire di attacchi di panico,ansia e glaustrofobia.A 34 anni ho consapevolezza che la morte di mio zio mi ha aiutato a combattere sofferenze chiuse dentro da troppo tempo,uscite al primo segno vero di debolezza...la sofferenza di quel momento nel vedere mio padre piangere per la prima volta come un bambino. Anna
 
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