Forza Azzurra

10 BUONI MOTIVI PER VOTARE SI'


10 BUONI MOTIVI PER VOTARE "SI" La riforma della costituzione approvata nella scorsa legislatura va confermata con il Sì al referendum del 25 e 26 giugno per almeno dieci buoni motivi:1. Finalmente, dopo trent’anni di chiacchiere inconcludenti abbiamo una Grande Riforma dello Stato. Infinite sessioni parlamentari e varie edizioni di commissioni bicamerali sono sempre naufragate nel classico copione dei veti incrociati. Adesso questa paralisi "indecisionistica" può finalmente interrompersi. Gli italiani hanno nelle loro mani un’occasione storica: sbloccare il macigno conservatore che ha finora impedito la modernizzazione istituzionale. Se non ora, quando?2. Poteri più incisivi al premier nell’azione di governo. Viene rafforzata la figura del Primo ministro quale leader responsabile di una coalizione; sono rafforzati i poteri del governo in Parlamento e i poteri del Primo ministro all’interno del governo e della maggioranza: egli può nominare e revocare i ministri, come è dappertutto fuorché in Italia, e può proporre al Capo dello Stato lo scioglimento anticipato. Questo potere è bilanciato da quello attribuito alla Camera di evitare lo scioglimento stesso mediante l’approvazione di una mozione nella quale la maggioranza espressa dalle elezioni indichi il nome di un nuovo Primo ministro.3. Rispetto del voto popolare e del bipolarismo, perché sono impediti i ribaltoni di ogni tipo.4. Rafforzamento del ruolo di garanzia del Capo dello Stato. La riforma affida al Presidente della Repubblica un ruolo di garanzia, disciplinando l’esercizio dei poteri presidenziali di più immediata valenza politica (nomina del Primo ministro e scioglimento) in conformità con il principio del rispetto della volontà popolare espressa dai cittadini nelle urne.5. Riduzione di un quinto del numero dei parlamentari (175 in meno degli attuali 945).6. Fine del bicameralismo indifferenziato con la trasformazione del Senato in Assemblea delle Regioni. Viene finalmente superato il sistema di due Camere con le stesse funzioni (un’assurda anomalia italiana che nessun Paese al mondo ha); solo la Camera dei deputati dà la fiducia al governo. Si realizza così un assetto di tipo federale, con il Senato delle Regioni che diventa la sede di raccordo tra Stato e Regioni e si evita che un’eventuale divaricazione nella composizione politica delle due Camere pregiudichi la governabilità. 7. Un rapporto più chiaro tra lo Stato e le Regioni, e l’abolizione dei pasticci costituzionali creati dalla riforma approvata dal centrosinistra nel 2001. Quella riforma ha minato gravemente la funzionalità del nostro sistema normativo e istituzionale e ha provocato un fortissimo contenzioso tra Stato e Regioni, ha diffuso incertezza tra i cittadini, le imprese, gli operatori economici. 8. Introduzione del principio dell’interesse nazionale. La riforma riconduce allo Stato una serie di materie impropriamente inserite tra le materie di competenza regionale (ad es. turismo, energia, trasporti, infrastrutture) e attribuisce in esclusiva alle Regioni competenze legislative (in tema di organizzazione del servizio sanitario, organizzazione scolastica e polizia amministrativa) che esse già possiedono.9. Rafforzamento dell’unità dell’Italia. La riforma non "spezza l’unità del Paese", anzi la ricrea. È previsto un federalismo mite che la unisce al Nord come al Sud in un quadro più ordinato e certo delle competenze statali e dell’interesse nazionale.10. Introduzione dei necessari cambiamenti istituzionali per la definitiva trasformazione della nostra in una democrazia dell’alternanza, in sintonia con le grandi democrazie europee, senza alterare i principi fondamentali della Costituzione vigente.Se prevarrà il No, la spinta conservatrice pregiudicherà per i prossimi decenni qualsiasi tentativo riformatore della Carta del 1948, oggi peggiorata dalla pseudo-riforma approvata dalla sinistra nel 2001, e che non è più adeguata ad affrontare le grandi sfide del nostro tempo. La vittoria del No metterebbe una pietra tombale sull’intero cammino della nostra modernizzazione. Non è infatti possibile immaginare altri anni di logoranti trattative politiche. È perciò soltanto propaganda quella di chi propone di votare NO, per poi procedere ad una ennesima bicamerale.