Creato da AeAInsiemePerLoro il 01/06/2012
 

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Tornano le rondini, ma sono quasi dimezzate

Post n°32 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Secondo calcoli fatti dalla Lipu, in questi giorni 16 milioni di coppie di rondini saranno in viaggio dall'Africa all'Europa e molte si fermeranno in Italia. Non poche sono inoltre partite in anticipo per via dei cambiamenti climatici e anche per ciò sarà opportuno che trovino un ambiente accogliente.

 

Le rondini purtroppo negli ultimi decenni sono calate del 40 per cento e le cause le conosciamo. Monocolture che hanno fatto sparire sia i residui spazi selvaggi che le pozze d'acqua, e poi ci sono meno bovini al pascolo, il che significa meno insetti, e le vecchie stalle sono state sostituite da costruzioni inadatte ad accogliere i loro nidi. Senza parlare della chimica insetticida e inquinante.

Occorre dunque fare qualcosa e a tal fine Fulvio Mamone Capria, il presidente della Lipu, invita i Comuni a vietare il restauro degli edifici nel periodo della nidificazione, in special modo delle grondaie e dei sottotetti dove le rondini costruiscono i nidi o prevedono di trovare quelli dell'anno prima.

L'arrivo delle rondini verrà inoltre seguito da un progetto educativo basato sul birdwatching. Basterà scorgere, per la prima volta in questa stagione, una rondine o una delle altre quattro specie-simbolo della primavera (rondone, gruccione, cuculo e cicogna bianca), collegarsi a www.springalive.net e inserire l'osservazione. Si creerà una mappa animata che ci consentirà di renderci conto di quanta primavera stia arrivando dal cielo. Sarà inoltre possibile verificare, per la precocità degli arrivi, l'effetto dei cambiamenti climatici.

Che le rondini tornino sotto lo stesso tetto è un fenomeno di notevole rilievo. Per gran parte del viaggio sono guidate da un orientamento che istintivamente indica la giusta rotta. Poi, però, occorre una più personale sapienza. L'ultimo tratto è infatti guidato da piccoli segni che ogni rondine ha trattenuto dentro di sé. Ogni individuo ha scritto nella memoria ricordi diversi ed è perciò che ogni casa ha le sue rondini. Ed è anche perciò che ci è lecito dire: sono tornate le «mie» rondini. Il più bel modo per possedere animali selvaggi.

 
 
 

Ecco la federazione in difesa degli animali

Post n°31 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

La presentazione della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente La presentazione della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente
MILANO - Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente. È il nome del nuovo organismo, promosso e presentato dall'ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, che riunisce alcune tra le più importanti organizzazioni che operano nel settore dei diritti degli animali e della tutela dell'ambiente. Servirà anche per un confronto su importantissimi temi etici e scientifici sui quali nel mondo ambientalista esistono differenze. Oltre a Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente (Leidaa), alla presentazione dell'iniziativa hanno partecipato Massimo Comparotto (Oipa); Gianluca Felicetti (Lav); Carla Rocchi (Enpa); Laura Rossi, Lndc); Gaetano Benedetto, (politiche ambientali Wwf), Rosalba Giugni, presidente Marevivo e Danilo Selvaggi, vicepresidente della Lipu. Wwf, Lipu e Mare Vivo non hanno ancora aderito alla Federazione ma hanno dato la disponibilità «a un confronto su temi di interesse comune e obiettivi condivisi».

 

FRONTE COMUNE - «Un soggetto capace di funzionare come aggregatore di istanze fondamentali - ha spiegato Brambilla nel corso delle conferenza stampa organizzata presso gli Horti Sallustiani a Roma - e di costituire un potente fronte comune nelle battaglie ambientaliste e animaliste. Aderendo alla Federazione - ha proseguito - le associazioni decidono di fare fronte comune nelle battaglie etiche, ambientali e scientifiche per il rispetto e i diritti degli animali, la tutela dell'ambiente e la biodiversità». Dalla lotta alla caccia e al bracconaggio alla tutela degli animali dei circhi e degli zoo, dalla promozione di stili alimentari vegani e vegetariani all'uso di fonti di energia rinnovabili alla lotta agli allevamenti intensivi di animali, i temi su cui farà sentire la sua voce.

TUTELA DELL'AMBIENTE - Ciò che rende differente la Federazione dagli altri tentativi simili del passato è la forza delle sigle che vi aderiscono e il peso che esse riusciranno a conferire ad azioni, iniziative e proposte. «Una maggioranza - ha ribadito Brambilla - che non vuole più essere silenziosa ma finalmente contribuire a determinare, nella maniera più efficace, l'affermarsi di una nuova cultura di rispetto e tutela per gli animali e l'ambiente». Per accrescere la conoscenza di questi temi da parte dei cittadini, è on line da questa mattina anche il giornale on line «Nel cuore» che diffonde, rilancia, approfondisce e commenta notizie dall'Italia e dal mondo dedicate esclusivamente agli animali e all'ambiente.

 
 
 

Fa ubriacare il cane con la vodka, arrestato

Post n°30 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

Un volpino di Pomerania (Fotogramma)Un volpino di Pomerania (Fotogramma)
MILANO - Esagerare con l'alcol porta sempre a guai e lui è finito dietro le sbarre. Ma a farlo finire in galera non è un'accusa di ubriachezza molesta: il signor Harold Shrier, un 49enne americano, dovrà rispondere di crudeltà sugli animali. La sua colpa è quella di aver fatto bere vodka al proprio cagnolino, un volpino di Pomerania che per questa bravata ha rischiato di morire. Ma negli Usa le leggi contro la violenza sugli animali sono prese in seria considerazione e così quando la polizia lo ha fermato e ha capito quello che era successo, per lui si sono subito aperte le porte del carcere di Helena, città del Montana teatro di tutta la vicenda. L'uomo è stato rinchiuso con un addebito pesante e una richiesta di cauzione di ben 30 mila dollari.

 

COSTRETTO A BERE - Secondo quanto ha raccontato il quotidiano locale, l'Independent Record, l'episodio risale allo scorso primo marzo. Attorno alle 23,30 la polizia del dipartimento di East Helena ha risposto ad una chiamata che segnalava una sospetta intossicazione di un cane in un bar della città. Al loro arrivo gli agenti hanno trovato il piccolo Arly, un batuffolo di meno di dieci kg di peso, in evidente stato di malessere: non riusciva a reggersi sulle zampe, faticava a muoversi in linea retta, continuava a cadere. Il cane, secondo il racconto di alcuni testimoni, è stato costretto a bere all'esterno del locale un bicchiere di vodka da un bicchiere di plastica.

I PRIMI SOCCORSI - Gli agenti hanno fermato il proprietario e hanno subito portato il quattrozampe presso una clinica veterinaria dove la dottoressa Michelle Richardson ha subito eseguito un prelievo di sangue. Analizzato all'ospedale St Peter, il campione ha evidenziato una concentrazione di alcol dello 0,348 per cento, poco al di sotto dello 0,4 considerato come possibilmente fatale già per un essere umano e più di quattro volte superiore al limite di 0,08% stabilito come limite per chiunque sieda al volante di un veicolo. Insomma, una percentuale altissima per il piccolo cane.

AVVELENAMENTO ALCOLICO - «In 20 anni di attività non ho mai visto un cane con un tale livello di avvelenamento» ha detto la dottoressa Richardson, che ha riferito di avere avuto a che fare altre volte con animali che inavvertitamente avevano ingoiato dolci ripieni di liquore o che avevano leccato i fondi di lattine di birra abbandonate, ma mai con episodi di intossicazione intenzionale. Arly è rimasto ricoverato alcuni giorni, ora dovrebbe essere fuori pericolo. E' stato affidato ad un rifugio gestito da un'associazione ed è in attesa di conoscere la sua sorte. Molto dipenderà anche da quella del suo padrone che non dovrà rispondere solo del reato di crudeltà sugli animali: in una borsa trovata per terra vicino al luogo in cui è stato arrestato gli agenti hanno trovato diverse pillole di stuperfacenti e lo incriminato anche per possesso di droga.

 
 
 

I delfini buoni e simpatici? «In realtà sono animali opportunisti e violenti»

Post n°29 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

(Reuters)(Reuters)
MILANO - Aggressivi e cattivi non per motivi di territorialità ma solo per il gusto di esserlo; opportunisti e calcolatori quando si tratta di mettere in atto le strategie di caccia e persino stupratori se qualche maschio osa mettere in dubbio la loro autorità. A dar retta agli scienziati dell’Università del Massachusetts – Dartmouth e allostudio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, questo è l’identikit dei delfini. O meglio, del loro lato oscuro, che stride decisamente con l’immagine dolce e gentile che abbiamo da sempre di questi animali.

 

LEGAMI ESTENUANTI - Insomma, le favole alla Flipper sarebbero, appunto, solo tali, perché in realtà i delfini sono capaci di azioni da predatori veri, che non esitano a ricorrere alla violenza sessuale per imporsi sui maschi provenienti da altri gruppi. E se già nel 1999 un documentario del National Geographic presentava i delfini non già come pacifici mammiferi, bensì come killer e infanticidi, un successivo studio del giugno dello scorso anno, condotto da un’organizzazione no-profit californiana e pubblicato sul New Scientist, aveva evidenziato come questi animali uccidessero non per procurarsi il cibo, ma per sfogare la loro frustrazione sessuale o per crudeltà pura e semplice. Conclusioni che sembrano essere confermate anche dall’ultima ricerca internazionale, che ha passato sei anni a studiare il comportamento di 120 esemplari che vivono nella Shark Bay, Australia occidentale, scoprendo fra l’altro che il lato curioso dei delfini non è affatto quello di cui parla una nota pubblicità italiana. E’ emerso, infatti, che gli animali vivono in una “società aperta”, nella quale sperimentano periodi di omosessualità e di bisessualità e dove ci si accoppia e ci si lascia dopo un certo periodo di tempo e i legami sono così complicati «da risultare fisicamente e mentalmente estenuanti», secondo il giudizio espresso dal professor Richard Connor, che si è anche detto contento «di non essere un delfino».

DRAMMA CONTINUO - Quanto alle relazioni quotidiane, i maschi del gruppo ne instaurano di tre tipi (mentre le femmine esaminate hanno mostrato un solo caso di coalizione temporanea): c’è un’alleanza di base, nella quale due o tre maschi cooperano lo stretto necessario per accoppiarsi con una femmina, che può poi sfociare in un’alleanza di secondo grado, che comporta un accordo di più lunga durata, nel quale si compiono attacchi per tenere lontani i maschi di altri gruppi dalle proprie femmine, ma si cerca anche di conquistare le femmine degli avversari. A volte questo secondo livello, che scatena sanguinose battaglie che possono coinvolgere anche più di 20 delfini che si mordono e colpiscono l’un l’altro per il dominio su una femmina, si fa ancora più forte con un terzo ordine di rapporti, che prevede l’accordo con maschi di altri gruppi. E l’aspetto più singolare di questo gioco di alleanze è che non viene inscenato per difendere il territorio, come invece avviene in genere nel regno animale. «La vita sociale dei delfini maschi che ho studiato è davvero molto intensa – ha spiegato il professor Connor a Discovery News – e sembra un dramma continuo».

 
 
 

I delfini buoni e simpatici? «In realtà sono animali opportunisti e violenti»

Post n°28 pubblicato il 02 Giugno 2012 da AeAInsiemePerLoro

(Reuters)(Reuters)
MILANO - Aggressivi e cattivi non per motivi di territorialità ma solo per il gusto di esserlo; opportunisti e calcolatori quando si tratta di mettere in atto le strategie di caccia e persino stupratori se qualche maschio osa mettere in dubbio la loro autorità. A dar retta agli scienziati dell’Università del Massachusetts – Dartmouth e allostudio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, questo è l’identikit dei delfini. O meglio, del loro lato oscuro, che stride decisamente con l’immagine dolce e gentile che abbiamo da sempre di questi animali.

 

LEGAMI ESTENUANTI - Insomma, le favole alla Flipper sarebbero, appunto, solo tali, perché in realtà i delfini sono capaci di azioni da predatori veri, che non esitano a ricorrere alla violenza sessuale per imporsi sui maschi provenienti da altri gruppi. E se già nel 1999 un documentario del National Geographic presentava i delfini non già come pacifici mammiferi, bensì come killer e infanticidi, un successivo studio del giugno dello scorso anno, condotto da un’organizzazione no-profit californiana e pubblicato sul New Scientist, aveva evidenziato come questi animali uccidessero non per procurarsi il cibo, ma per sfogare la loro frustrazione sessuale o per crudeltà pura e semplice. Conclusioni che sembrano essere confermate anche dall’ultima ricerca internazionale, che ha passato sei anni a studiare il comportamento di 120 esemplari che vivono nella Shark Bay, Australia occidentale, scoprendo fra l’altro che il lato curioso dei delfini non è affatto quello di cui parla una nota pubblicità italiana. E’ emerso, infatti, che gli animali vivono in una “società aperta”, nella quale sperimentano periodi di omosessualità e di bisessualità e dove ci si accoppia e ci si lascia dopo un certo periodo di tempo e i legami sono così complicati «da risultare fisicamente e mentalmente estenuanti», secondo il giudizio espresso dal professor Richard Connor, che si è anche detto contento «di non essere un delfino».

DRAMMA CONTINUO - Quanto alle relazioni quotidiane, i maschi del gruppo ne instaurano di tre tipi (mentre le femmine esaminate hanno mostrato un solo caso di coalizione temporanea): c’è un’alleanza di base, nella quale due o tre maschi cooperano lo stretto necessario per accoppiarsi con una femmina, che può poi sfociare in un’alleanza di secondo grado, che comporta un accordo di più lunga durata, nel quale si compiono attacchi per tenere lontani i maschi di altri gruppi dalle proprie femmine, ma si cerca anche di conquistare le femmine degli avversari. A volte questo secondo livello, che scatena sanguinose battaglie che possono coinvolgere anche più di 20 delfini che si mordono e colpiscono l’un l’altro per il dominio su una femmina, si fa ancora più forte con un terzo ordine di rapporti, che prevede l’accordo con maschi di altri gruppi. E l’aspetto più singolare di questo gioco di alleanze è che non viene inscenato per difendere il territorio, come invece avviene in genere nel regno animale. «La vita sociale dei delfini maschi che ho studiato è davvero molto intensa – ha spiegato il professor Connor a Discovery News – e sembra un dramma continuo».

 
 
 

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