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La mia Sarajevo/1

Post n°66 pubblicato il 01 Aprile 2016 da FraZigno
 

 

Il 28 giugno del 1914 fu ucciso a Sarajevo l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia. Il principe fu assassinato immediatamente dopo la cerimonia matrimoniale, dal serbo Gavrilo con diversi colpi di pistola che ferirono mortalmente anche la neo sposa in dolce attesa. I reali appena sposati non furono ucciso sul ponte romano reso tanto famoso dai libri di storia, ma nella piazza vicina. Ma il fatto che più mi ha colpito nella visita di questa zona di Sarajevo è stato scoprire che prima della cerimonia il futuro principe e sua moglie sono sopravvissuti ad un altro attacco da parte di un altro serbo Cabrinovic, complice di Gavrilo, che lanciò una specie di bomba carta verso la macchina che trasportava i regnanti. Insomma, il 28 giugno 1914 se dopo essere scampati al primo attentato, l'arciduca austroungarico avesse interrotto la cerimonia e si fosse portato -insieme alla futura moglie- in un luogo sicuro, probabilmente la scintilla che fece scoppiare la prima guerra mondiale non sarebbe stata in Sarajevo.

Ma la visita in Sarajevo non è stato scoprire solo i particolari di questo tragico evento che ha cambiato la storia del mondo e che purtroppo spesso viene insegnato solo superficialmente a scuola.

La visita di Sarajevo è stata unica. 902 chilometri separano la città bosniaca da Trento, 600 chilometri dal confine italiano. La guerra di 20 anni fa era proprio attaccata a noi, non me ne rendevo conto. Siamo entrati in Slovenia e distese di prati verdi e fattorie in stile alpino ci hanno accompagnato fino al confine croato. La frontiera con la Croazia ha richiesto un po' più di tempo ma i controlli sono stati rapidi, si respirava ancora aria europea. Ci siamo fermati una notte a Zagabria, affascinante capitale croata. Il giorno seguente ripartiamo. La frontiera bosniaca richiede più tempo. Perdiamo la bellezza di Schengen. La guardia di confine bosniaca trasmette rigore e disciplina e, soprattutto, poca felicità. Mi ricorda le vecchie frontiere europee di 20 anni fa. Sconfiniamo in Bosnia e scopriamo di essere nella parte della Bosnia Erzegovina in cui la presenza dei serbi è la più elevata. Impareremo più avanti che il governo della Bosnia Erzegovina è formato da tre diversi entità politiche che si alternano al governo circa ogni otto mesi: Questo ordinamento è funzionale alla presenza di tre popoli costitutivi: la componente croata (cattolica cristiana) e quella bosgnacca (o bosniaca-musulmana) che si raggruppano sotto il partito della Federazione di Bosnia ed Erzegovina e quella serba (ortodossa) del partito Republika Srpska.


Attraversiamo il territorio dei Balcani. Percorriamo una strada molto stretta che ricorda le nostre vie asfaltate di alta montagna. Passiamo da Banja Luka, piccola città dispersa in mezzo alle montagne. Nel viaggio di andata non abbiamo dato troppo peso a questa città ma nei tre giorni passati a Sarajevo abbiamo scoperto che questo paese, posizionato in mezzo ai Balcani, durante la guerra è stato il più importante centro abitato sotto il controllo serbo. Fino alla cittadina di Zenica la strada è ancora tortuosa. Le bandiere ci ricordano che siamo ancora in territorio dove il partito serbo della Republika Srpska governa con ampia maggioranza. Da Zenica a Sarajevo sono circa 60 km. Finalmente guidiamo lungo una autostrada. Arriviamo a Sarajevo verso le 19. Qui spopolano le bandiere della Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Ci accorgiamo subito di essere immersi in una città multiculturale: chiese ortodosse si avvicendano a moschee che a loro volta lasciano lo spazio alle cattedrali cristiane. Siamo finalmente a Sarajevo, la Gerusalemme dell'Europa.

 

 La cattedrale di Sarajevo

 

 

 

 

 

                     La moschea dell'imperatore

 

la principale chiesa ortodossa di Sarajevo La principale chiesa orodossa di Sarajevo

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