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La mia Sarajevo/2

Post n°67 pubblicato il 10 Aprile 2016 da FraZigno
 

Ci alziamo presto. Rispetto al Trentino, le temperature mattutine sono ancora piuttosto basse. Facciamo una leggera colazione. L'appartamento che abbiamo affittato è spazioso e fornito di tutto il necessario per cucinare. Dopo aver bevuto un caffè americano solubile, verso le 9.00 usciamo da casa. Sarajevo si è appena svegliata dopo un sabato notte di festa. Decidiamo di fare una lunga passeggiata verso il simbolo della guerra combattuta 20 anni fa: l'Executive Council Building.

Oggi il palazzo è completamente ristrutturato ma scattare una foto nelle sue vicinanze trasmette ugualmente forti sensazioni. Nei pressi del palazzo, attraversata la via zmaja od bosne, arteria della città molto trafficata, si trova l'Holiday Inn l'albergo che ospitava i giornalisti durante l'assedio di Sarajevo. Entriamo. La hall è vuota, l'unico rumore che si sente è l'aspirapolvere utilizzata dalle donne delle pulizie. Siamo stupiti, non ci sono turisti. Regna un silenzio inquietante. Scopriremo poi che l'albergo è fallito e che attualmente non è aperto al pubblico. La hall è molto grande. Affascinante. Ricorda le hall degli alberghi di lusso degli anni ottanta. Chiudo per un attimo gli occhi e provo ad immaginare la grande paura e frenesia vissuta dai giornalisti durante i cinque anni di assedio. Anche l'Holiday Inn fu danneggiato gravemente durante i bombardamenti; alcune foto vicino alla reception mostrano la differenza tra la struttura danneggiata e l'attuale, fa impressione. 

Vicino all'hotel si trova il museo storico della città. Tutta la mostra riguarda i cinque anni di assedio. Troviamo diverse testimonianze interessanti e anche una riproduzione di come era presumibilmente fatto l'interno di un appartamento duranta la guerra. Veniamo fermati da una guida freelance che cerca di venderci un tour della città in cui è compresa anche la visita al "Tunnel Spasa" il tunnel della speranza scavato dai bosniaci. Durante l'assedio della città questo tunnel collegava due zone di Sarajevo costantemente sotto attacco dell'artiglieria serba; a detta di molti, durante la guerra, è stato questo tunnel a salvare gran parte della popolazione civile di Sarajevo.

Decidiamo di lasciar perdere la proposta. Preferiamo fare questo tour il giorno successivo, accompagnati dal ragazzo che ci affitta l' appartamento e che parla un ottimo italiano visto che ha vissuto nel nostro paese per diversi mesi della sua vita.

Rientriamo verso il quartiere arabo camminando lungo Marsala Tito. A Sarajevo una delle vie principali è dedicata al maresciallo Tito; tutto questo mi sembra molto strano pensando agli anni di dittatura. Evidentemente, i cittadini di Sarajevo non ricordano con così grande disprezzo quegli anni. La storia si capisce meglio viaggiando...

Lungo la via troviamo il monumento alla memoria dei bambini caduti durante l'assedio. Rimango impressionato. I nomi riportano date di morte comprese tra il 1990 e il 1995 ma rimango ancora più sconvolto dalla data di nascita. Molti sono del 1979, miei coetanei.

Continuiamo lungo la via fino alla fiamma eterna: Vjecna Vatra; la fiamma ricorda la liberazione della città dai nazisti nel 1945. Proseguiamo verso via Ferhadija e, nel vicino parco Oslobodenja, vediamo tante persone attorno a una grande scacchiera disegnata sul pavimento asfaltato. Mi ricorda i parchi verdi di Sydney in cui, anche lì, i vecchi si trovavano a giocare a scacchi per amazzare il tempo nei bollenti pomeriggi australiani. Vicino alla scacchiera si trova la cattedrale ortodossa di Sarajevo con la sua tipica cupola colorata di nero e a pochi passi la cattedrale cristiana della città: la cattedrale del Sacro Cuore. All'esterno c'è la statua di Papa Giovanni Paolo II in onore della sua visita fatta nel lontano aprile del 1997, due anni dopo la fine dell'assedio. Lontana cinque minuti a piedi da questi due importanti chiese, si trova la Moschea Ghazi, il più imponente centro di culto mussulmano di Sarajevo. Meditiamo; in meno di 1 km quadrato tre importanti centri delle religioni del mondo più diffuse. Sarajevo, la Gerusalemme d'Europa.

Siamo affamati, mangiamo cevapcici da Zeijo. Buonissimi, uno dei posti migliori per mangiare questo tipico piatto che lascia un terribile alito di cipolle ma, chissenefrega, è buono.

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