Ma vie...

La quiete dopo la tempesta


Era da un pò di giorni che respiravo un aria a me familiare, sentivo quel lezzo salire dalle viscere della terra. E come un temporale si è scagliato su di me puntuale e preciso, scandendo con macabra precisione il suo piè d'armi.Puntuale come sempre un temporale che mi ha spinto, alle 3 del mattino, a vestirmi per andargli incontro. Potevo toccare il cielo con le mani, i fulmini sulla mia testa tagliavano il cielo in mille parti illuminando a giorno la mia strada. Ero l'unico essere in quel posto, in riva al mare.Ho acceso la sola sigaretta che avevo con me, solo pochi tiri e poi di corsa, su quella spiaggia di cocci che mi ha maciullato le caviglie. Non sentivo dolore, altri già mi tormentavano e sopraggiungevano uno dietro l'altro con un ordine perfetto.Ho corso per due ore, e la pioggia si faceva sempre più battente. Il cuore pesante, batteva a mille... un cerchio alla testa e dei crampi allo stomaco e alle gambe... mi sono gettato faccia a terra a prendere a pugni quei sassi, lacrime di rabbia e di collera scendevano copiose. Per un attimo avevo immaginato una persona al posto di quei sassi, maciullata da due mani che erano come batticarne.Mi calmo un attimo e cerco di riprendere il controllo di me stesso, ci riesco. Riprendo a correre per quella salita che porta verso casa, su quella collina che da sul mare.Rimetto piede in casa e ritrovo i miei leoni, il mio Nerone che miagola nervoso e mi fissa col suo sguardo guardandomi dritto negli occhi. Mi avvicino a lui e sollevandosi sulle zampe posteriori strofina il suo capo alla mia fronte.Mille catene non mi avrebbero fermato. E la mia ira si è placata per amore di un gatto.François