Creato da Kuqi il 23/03/2013

Il microcosmo

Poesie e pensieri

 

 

Eterna lettura

Post n°67 pubblicato il 20 Agosto 2015 da Kuqi

Cosmogonia di un universo piano

confinato in un libro aperto. 

Respiro.

Volto pagina

come baco su foglie di gelso.

Mi perdo nell'immenso

d'un mondo imperfetto.

Coloro melodie silenziose

con l'ausilio del testo.

Distanze d'amore.

All'unisono

cantano muse d'argento,

alla penna dettanti le attese.

Chi spera, chi soffre, chi impreca, chi muore.

Se amo, io vivo d'eterno.

Se leggo, io vivo in eterno.

 
 
 

Parentesi esistenziale

Post n°66 pubblicato il 20 Agosto 2015 da Kuqi

Era una fredda mattina d'autunno quando aprii gli occhi per la prima volta.

Pioveva. Nuvoloni grigio scuro occupavano il cielo e un freddo vento spazzava le vie della città. La gente affollava i marciapiedi, calpestando a passi svelti foglie, pozzanghere, qualche rifiuto e tanti dei loro minuti preziosi di vita trascorsi a correre fra una tappa e l'altra della loro routine quotidiana. Gli stessi minuti che anch'io stavo vivendo e assaporando per la prima volta, con gli occhi aperti, colpito dai colori vividi di una città avvolta nella stagione più bella che avessi mai visto, la mia prima stagione. Immobile, ad una prima occhiata, non sembra che io trapeli emozioni, eppure dentro di me l'universo si specchia costantemente nelle parole che vorrei dire, nei sorrisi e nelle lacrime che vorrei far apparire sul mio bianco volto, senza che mi sia concessa la possibilità di dimostrarlo, senza che a qualcuno realmente importi di cosa mi frulli per la testa. L'essere umano percorre la sua via, il suo percorso, parallelamente a quello degli altri 7 miliardi di persone su questa terra e quando le strade parallele si incrociano, quante di quei 7 miliardi di anime levano il paraocchi, rallentano e a mano tesa condividono tra loro il comune percorso? Quanto può essere simile e al tempo stesso differente il pensiero di due esseri umani stipati in una sfera roteante su se stessa e attorno ad un'altra ben più grande, racchiusi e intrappolati da un semicerchio di gas che chiamiamo atmosfera, inchiodati coi piedi al suolo per effetto di forze invisibili che chiamiamo gravità? Quanta varietà esiste nel mondo? Qual è la reale dimensione del limite delle capacità riflessive, introspettive, ricercatrici dell'essere umano? Vale davvero la pena sfruttare tutti quei minuti di vita a correre da un marciapiede ad un altro, trovando un peso nel fatto di doversi fermare al semaforo aspettando che diventi verde ed autorizzi a ricominciare a correre verso i mille impegni che affollano le agende, ormai divenute estensioni cartacee degli archivi mnemonici del cervello? E se il semaforo e tutto ciò che obbliga a fermarsi non fosse che un aiutino, un piccolo incentivo a coltivare una riflessione mentale su se stessi e sulla propria vita? E se, in quei 2 minuti di attesa, l'uomo smettesse di sovraccaricare il battito del cuore per portare più ossigeno a sostegno di una corsa continua e cominciasse a sovraccaricare le sinapsi neuronali?.......Sinapsi?.......Sangue?......Ossigeno? Non sono termini che un manichino dovrebbe conoscere... A dire il vero, un manichino non dovrebbe nemmeno filosofare sopra i massimi sistemi, ma che altro potrebbe fare? In quella fredda mattina in cui aprii gli occhi per la prima volta ero stato appena disimballato e sistemato nella vetrina di un negozio del centro, osservato giorno e notte da varietà differenti di persone, e così da quel giorno cominciai a riflettere e a imparare il modus vivendi e operandi dell'uomo. Uomo del quale io avevo le forme, le somiglianze, ma non la sostanza. Nella mia vita ho osservato diverse tipologie di persone, ho imparato dapprima che esistono due distinzioni: l'uomo è maschio e femmina. Io son stato progettato maschio, ma dai maschi vengo poco calcolato. Così ho imparato che non importa se sei un manichino maschio o femmina, tanto per la tua posizione "lavorativa" sarai per sempre il target prevalente di tutte le tipologie di donne esistenti su questo pianeta. Perché, è risaputo, la donna è mutevole, esistono diversi tipi di carattere, tante sfumature, ma una delle cose che accomuna il genere femminile è la spasmodica passione per le compere e per le vetrine dei negozi. Posso orgogliosamente affermare di aver avuto molte amanti platoniche, donne che si fermavano nella "mia" vetrina, al mio cospetto e mi ammiravano agghindato con maglie, giacche, scarpe, jeans e camicie di pregevole fattura, rivedendo in me il loro uomo ideale oppure il proprio marito o fidanzato indossante quegli articoli firmati ed eleganti. Ai primi tempi ero un acuto osservatore dei loro comportamenti, ero sulla buona strada per diventare l'esperto di caratteri e comportamenti che son oggi. Mi piaceva osservare, ero curioso, la vita era appena cominciata, i colori del mondo erano intriganti e appassionanti, le vite delle persone trapelate dai loro sguardi e dalle loro parole apparivano piene ed appaganti, ma, col sopraggiungere dell'esperienza, mi rendo conto di quanto fossi in errore! Il mondo gira per effetto delle corse degli uomini, gira perché essi fanno girare i loro soldi tanto più di quanto siano capaci di mettere in gioco le proprie emozioni in relazione alla ricerca di una vita più sincera, che sappia apprezzare il valore vero delle giornate e dei minuti che passano fermi davanti a un attraversamento pedonale col semaforo rosso. L'osservazione, il saper cogliere la bellezza nei particolari del quotidiano, nella ricchezza della natura, nei cinque minuti di pausa dalle attività stressanti affacciati alla finestra, la bellezza di un panorama al tramonto sul belvedere della città, son tutte attività rigeneranti, attività che riscattano la persona, riqualificano il valore dei cinque sensi e fanno riaffiorare il gusto della vita. Io, manichino, assistevo impotente al lacerarsi degli sguardi dell'uomo, che, avvolto nella sua routine frenetica, diventavano più vitrei e inespressivi dei miei. Io, manichino, mi accingevo a passare il resto della mia vita muto, impassibile, immobile, senza poter comunicare, senza poter correggere quell'atroce errore che gli uomini stavano commettendo nei confronti della loro esistenza. Io, manichino, al termine della mia statica vita, darei qualsiasi cosa per avere la dinamicità dell'essere umano, per poter provare l'esperienza di un bacio, una carezza, un cibo dolce, un buon vino, una parola di conforto, una calda lacrima sul viso, un'onda del mare sulla pelle, anche fosse per due minuti, gli stessi che l'uomo passa in media fermo al semaforo, sprecandoli di fatto a pensare alla prossima tappa, senza osservarsi attorno. Gli stessi due minuti che son serviti per spogliarmi dei miei abiti, imballarmi ed essere spedito in un hangar. Gli stessi due minuti che son serviti per collocarmi dentro un'auto e farmi provare il contentino della dinamicità, della velocità. Così, nella mia vita, ho invidiato gli uomini dalla vetrina di un negozio, disapprovando le loro corse e desiderando le loro movenze, per poi finire, nella tragica ironia della sorte, quasi fosse un contrappasso per una colpa mai commessa, sul sedile anteriore di un'utilitaria, durante un crash-test, a provare le stesse corse che io stesso criticavo, a testare la sicurezza di un mezzo che serve all'uomo per ottimizzare un tempo che di aggettivi positivi, quali "buono" e "ottimo", non ha nulla a livello pratico. Adesso, al termine di questa parentesi esistenziale che mi ha portato dal legno dell'albero alla quasi umanità, divengo cenere probabilmente destinata a ricominciare il ciclo biologico alla base della nascita delle piante, ma, nel lento bruciare delle mie "ossa" in questa calda fornace, una cosa mi consola: il negozio di abbigliamento è stato chiuso e al suo posto è stato aperto un negozio di fiori. Forse un giorno finirò anch'io su quel bancone, nuova vetrina per un nuovo articolo, forse uno dei pochi degno di quelle corse sfrenate dell'uomo, corse differenti da quelle della routine, corse che portano a sfruttare i due minuti del semaforo rosso per pensare un po' meno a se stessi, quelle che portano, allo scattare del verde, a correre verso quel negozio di fiori, comprarne qualcuno e ricominciare a correre verso qualcuno, donarglieli e tendere la mano per proseguire il cammino un po' meno soli. Sarò più utile, se sarò fiore

 
 
 

Stordimento

Post n°65 pubblicato il 25 Maggio 2015 da Kuqi

Dispiegarsi d'ali tra le nubi

Nebbia di confuse rivalse

Scorcio dell'abisso

Rive salate di un mare d'affanni

La tela si colora d'incertezza

 
 
 

Isole

Post n°64 pubblicato il 25 Aprile 2015 da Kuqi

Creta, sorgente d'odio

mostri solo ospitava

Con fama Apollonio Rodio

l'isola sua onorava

 

Quanto a te, bella Zante

di Foscolo matrigna

vagava esulante

isola all'uomo arcigna

 

Elena, triste santa

isola buona in parte

francese verso canta

l'esilio posto in arte

 

Cipro, bella e contesa

greca, poi turca incisa

L'Europa ebbe pretesa

fu accolta suddivisa

 
 
 

Pianeti

Post n°63 pubblicato il 25 Aprile 2015 da Kuqi

Marte, il cratere più rosso

di spada coriacea guerriero 

in orbita al sol che l'ha mosso

cavalca la stella destriero

 

Giove, simpatico amante

rivela grandezza d'intenti

riecheggia nel vuoto calante

e rotea ormai privo di stenti

 

Venere, amore puerile

quadrante perfetto degli astri

compresa sei in era senile

d'incanti perfetti i suoi mastri

 

Terra, sorella minore

servile pianeta incostante

del Sole tu brami il calore

attorno gli vai roteante

 
 
 

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