Bolle della mente

Sta crollando a pezzi


Sono nati durante la guerra o qualche anno dopo, comunque non in tempo per ricordare il sibilo delle bombe nelle loro orecchie.I loro genitori li hanno sfamati durante la ricostruzione, magari rinunciando ad un tozzo di pane per se stessi, hanno poi imparato un mestiere, per studiare non c’erano né i soldi né il tempo, ma poi fra gli anni sessanta e settanta furono il motore pulsante e più sano del boom economico con le loro piccole e medie industrie, solo qualche piccolo sotterfugio, all’occorrenza, unicamente per rimanere a galla e superare qualche piccola crisi che, di tanto in tanto, faceva capolino durante quei decenni di continuo crescendo.Intanto nelle grandi città, al nord, si sviluppavano le grandi aziende, mastodonti che presto sarebbero finiti fuori controllo, sempre più grandi, intrecciate alla politica e alle banche e che, alle prime difficoltà si sarebbero buttate sui soldi di chi lavorava, per rigenerarsi con “abili manovre” finanziarie.Ma loro no, loro sono quelli che, ogni mattina presto al lavoro, fra gli operai, a dare l’esempio magari a gridare ma sempre presenti e attenti al risultato.Sono quelli che solo una ventina di anni fa chiudevano le porte dei capannoni per non far entrare i “neri”.E che sollievo scoprire nuovi fornitori di materie prime, in paesi tutti da scoprire, merce a poco prezzo e nuovi immensi, infiniti mercati da sfruttare, e poi braccia forti e affamate di cibo e di lavoro. E cosi mentre i loro figli studiavano per non sporcarsi le mani, giuristi, economisti, esperti di marketing e scienza della comunicazione, quando andava bene, altrimenti a farsi di coca su auto lussuose, loro invece giù a mettere al lavoro chi ancora ha fame affidandosi loro come nell’antica Roma gli imperatori affidarono la loro difesa ai popoli venuti dal nord.Poi sfide sempre più difficili, gli anni che avanzano, nessuno veramente in grado di sostituirli, forse perché ora più nessuno a fame, poi soprattutto un mondo che cambia, ci vuole tecnologia d’avanguardia, il computer spesso per loro uno sconosciuto, ha invaso e semplificato ogni settore, ma non lavora come vogliono loro, tecniche manageriali nuove unite alla loro vecchia voglia di fare, per combattere contro chi produce a prezzi impossibili in paesi che poi non possono consumare.Problemi nuovi, per chi il lavoro lo ha sempre saputo fare, ma c’era un mondo avido di merce, ora non più, bisogna studiare nuove strategie, allora ci si lascia andare, si cerca di salvare il proprio patrimonio, chi ne ha la forza investe all’estero, e qui intanto le aziende stanno crollando a pezzi, macchinari sempre obsoleti dopo pochi anni, vecchi capannoni cadenti o  col cartello affittasi, mentre a fianco, fra i campi sempre più incolti nelle periferie ne sorgono di nuovi, zone industriali semi abbandonate, interi quartieri con centri commerciali che non pullulano di vita come dovrebbero, e il mondo che loro, grandi lavoratori hanno edificato, sta lentamente crollando a pezzi e nessuno ha ancora pensato a cosa e come ricostruirci sopra.