Bushi ni nigon nashi

Il senso di Buby per la neve...


Qualche sera fa Gab ed io siamo uscite nel bel mezzo di una bufera di neve per andare a salvare i cani. Quei disgraziati li hanno lasciati nel bel mezzo del nulla, con una catena al collo e quattro tavole di legno intorno, un secchio di acqua ghiacciata a fianco e fieno sotto la pancia. Poco e fradicio.Ci siamo imbacuccate per bene, che noi alla fine per le avventure si parte sempre preparate.Anche se in fondo sembrano cose fatte così, per gioco, noia, necessità.La pila, la pala e un coltello. Che non si sa mai.Più tutto l'armametario da snowboarder.Sembravamo Shaun White e best friend a passeggio di notte nei boschi.Trallallerolà.Alla fine i cani li abbiamo salvati, o almeno così crediamo.Siamo riuscite a rompere le catene e portarli in salvo, in una specie di fienile. All'asciutto.Sulle prime però, quando ci hanno viste, tremavano dal freddo e dalla paura. Se ne stavano rintanati sotto un metro di neve, in quella specie di bara di ghiaccio e non fiatavano.Neanche un guaito, nulla. Gli occhi spalancati sulla luce della torcia. Stupore.E forse era per tutto quel bianco e nero che c'era intorno, forse perchè non vedevano nessuno da giorni, ma ho messo dentro la cuccia una mano e Belle l'ha leccata.Prima ha tirato fuori il naso, Poi tutta la faccia.Piano piano mi è venuta addosso come una valanga, travolgendomi.Arno l'ha liberato Gab. Aveva gli occhi acquosi e starnutiva. Veniva da abbracciarlo.Tirava come un matto quando l'ha slegato, e c'era tutta questa neve, alta fino ai fianchi, così arrancavamo alla meno peggio cercando di tenerlo, ma chissà da quanto non correva e ci ha trascinate per un bel pezzo prima di arrendersi. Felice.E sai il freddo di quella notte, pensavamo che li avrebbe uccisi.Non si poteva starsene lì, nel letto, sapendo di quei due abbandonati nel nulla.La bufera è durata per giorni, paralizzando ogni cosa, persino me. Che non mi fermo mai.Ma più volte, durante i pomeriggi di “guarda come scende” con il naso appiccicato ai vetri, Gab ed io abbiamo messo i cargo burton per filare a rotolarci nel bianco, saltare dai balconi, costruire igloo e prenderci a palle di neve. Quando rientravamo c'era questa aria di infinito intorno, l'assoluta percezione di una grandiosa appartenenza ad una fantastica, luminosissima avventura senza fine, una specie di lancinante, dolorosa meraviglia.Mi è sembrato, per così dire, di vedere tutto per la prima volta. Sentivo che però, quelle cose lì: la neve, tutta quella luce, gli alberi piegati, le nuvole pesanti, il bianco della notte, erano tutte cose che non avevo mai visto davvero e che forse non avrei visto mai più. Così ho vissuto tutto, non mi sono persa un attimo. Registrato ogni secondo, impresso nella memoria, perchè quando sarò lontana, ogni volta che mi succederà di avere freddo e sentirmi triste e sola e al buio, potrò ritrovare – dentro – un po' di quella pace piena di bellezza e sentirmi ancora un attimo a casa.