Bushi ni nigon nashi

Quello che non ho


Eccomi dunque. Un po' di passaggio e per caso, un po' no... perchè di certo, a scrivere questo post qui, ci pensavo da un po'. Presumo sia una di quelle cose utili a qualcuno, anche se non so ancora chi, per capire che diavolo mi sia preso, da un po' di tempo a questa parte. Tutta impegnata tra aggiornamenti database, acquisti di make up furioso e cosucce insignificanti tipo denunce per diffamazione, traslochi selvaggi e nuovi lavori da capire / gestire / in cui affermarsi e diventare la migliore.Iniziamo dall'ultima. Quella cosa del diventare la migliore ad esempio, non prendetela troppo sul serio. Per il momento sono l'unica. Ma è grandioso lo stesso. L'ambiente è quello medico/scientifico (la mia passione dunque) e il mio capo è un tipo fico e piuttosto in gamba. Diciamo pure che è la persona migliore io abbia incontrato negli ultimi 10 anni. Diciamo che mi restituisce l'entusiasmo e l'ottimismo, dopo l'orrenda batosta che mi è capitata tra capo e collo di recente e di cui non parlerò, pena strabuzzare gli occhi e ingoiare la lingua, riempirmi di verruche, ingobbirmi e vedermi spuntare i peli dalle narici. L'ho giurato, fatto un fioretto e un incantesimo di magia vodoo. Su me stessa, ovvio.Ogni giorno quindi vado ad aspettare quel maledetto 135. Lo aspetto davanti al negozio del fruttivendolo egiziano. Mi piazzo lì e aspetto. Per 15/20/30 minuti. Anche oltre, se capita proprio una giornata di merda. E di giornate di merda ne sono capitate purtroppo parecchie, ma non avevano nulla a che vedere con l'autobus.E' stato a causa di quella cosuccia insignificante della minaccia di denuncia per diffamazione. A me, che sono una maga (magò) della diplomazia. Merdacce che non siete altro. Ho parlato con più avvocati che santi e da tutti ho appreso che si trattava di una semplice intimidazione e che la denuncia la rischiano loro. Vedremo. Per ora mi godo la mia nuova città.Che è Roma, certo. Chi l'avrebbe mai detto. Roma Capitale. Roma la città eterna. Come no, Roma ladrona. Mortacci. Comunque, eccomi qui, ad un mese circa dal trasferimento, più felice che mai.Confusa, sugli esiti. Ma felice.Complice il mio acquisto di make up superchic. Eccerto. Un blush tutto sbrilluccicoso, del sottotono perfetto del mio incarnato quando arrossisco un po'. E perchè succeda devo correre intorno a Villa Ada inseguita dalle pantere scappate dal circo.O dai miei fantasmi senza nome. Quelli che tornano – ogni notte – ad alitarmi sul cuscino frasi incomprensibili piene di doppisensi.Vediamo, piuttosto che ammorbarvi con la lista infinita ed in continuo aggiornamento delle cose che vanno via via modificandosi nella mia entusiasmante vita, annoterò qui di seguito i pezzi mancanti, i tasselli scombinati, le tessere del mio puzzle andate perdute.Quello che non ho è una certa sicurezza economica. Il mio piano strategico per vivere dignitosamnete la mia vita senza dover contare su vincite alla lotteria o improbabili eredità multimilionarie. Complice una società malata di consumismo in un'Italia in recessione. Quello che non ho è un progetto concreto per il mio futuro. Un inquadramento professionale entro cui rivoltarmi per po', avvoltolata come in un bozzolo caldo, imparare, crescere e mettere a frutto le mie competenze per, finalmente, evolvere. E diventare qualcosa, qualcuno, chi. Quello che non è il sentirmi a casa, quando rientro qui. Perchè c'è poca luce, in questo appartamento, e poche voci, intorno. E niente risate, niente Aurora che cammina incerta, niente Sandy che si raggomitola contro le mie gambe di notte. Niente qualcuno che passa, per fare due chiacchiere e per un caffè.Quello che non ho è un quartiere familiare. Oggi, dopo un mese che abito qui, sono uscita nel pomeriggio da sola per la prima volta. Volevo guardarmi intorno, sapere cosa c'è, dove posso trovare cosa e se c'è speranza, per me, di cominciare a sentirmi a casa.Sarà il sole a permettere che accada. Devo solo aspettare.