Bushi ni nigon nashi

Capra e cavoli. Salvarli o mandarli al macello. Dipende.


Ho sentito quella storia delle capre, che anche se imparano a volare restano pur sempre delle capre. Magari più in gamba delle altre, ma sempre capre. Così mi chiedo cos'è che c'è di male ad essere delle capre, specialmente se superdotate.Io mi sento come una di quelle mosche bianche, una di quelle pecore nere, una capra con le ali insomma, una zebra a pois, per il semplice fatto che nella mia famiglia, tutta la mia famiglia, sono stata l'unica a spingermi così tanto oltre. Forse è stato a causa dell'influenza di mio padre, forse dell'assoluta mancanza di ambizione di mia madre.Magari è stato per quella vecchia abitudine di arrampicarmi sugli alberi del giardino, la tendenza a salire in alto, per poter guardare meglio il cielo, lo smisurato ascendente delle stelle sul mio umore, sarà forse perchè io a questa storia del destino - che è ciclico - non ci ho mai creduto.Ho incontrato tante persone da quando vivo a Roma. Insieme alle quali mai avrei pensato di poter condividere una cena, un aperitivo, quelle quattro o cinque fermate di metro, una sosta davanti alle macchinette del caffè.L'altra domenica ero a pranzo a casa di L. e c'era tutto l'armamentario delle grandi occasioni, dal servizio in porcellana finissima ai bicchieri in cristallo, dalla tovaglia di lino ben stirata al centro tavola minimal chic. Sembrava, visto l'assortimento e la cura per i dettagli di essere in quel programma di Alessandro Borghese, mancavano giusto le "cortesie", gli ospiti invece c'erano tutti. C'era il giornalista famoso, l'avvocato importante, l'assicuratore delle star, il cagnolino della pubblicità, più un paio di figli diciottenni in varie faccende affaccendati. Scegliere la vacanza istruttiva per questa estate, chiedere soldi ai genitori, prepararsi lo zaino per un mese di Interrail, cose così. Il quartiere Parioli è esattamente quello che si dice essere, destinato ai rappresentanti della borghesia medio-alta, ai gerarchi del regime fascista e ai funzionari statali. Uno dei quartieri più chic della capitale insomma. Dicono che tutte le parioline quattordicenni vadano nei parchi a farsi le foto senza maglietta da spedire via mms ai ragazzi più grandi. Dicono che tutte le signore-bene impiegate nei ministeri stiano facendo il diavolo a quattro per togliersi le protesi dal seno. Dicono che tutti i dirigenti siano corrotti e schiavi del NWO.Dicono che Roma sia una città magica. Ma lo dicono quelli che ci vengono in vacanza, perchè credetemi, quando di notte non riuscite a dormire perchè vi strombazzano sotto le finestre, quando al supermercato vi passano - sistematicamente - davanti nella fila e fanno spallucce se - semplicemnte - glielo fate notare, quando poi questa fantastica parata di burini incravattati: er pelliccia, er mutanda, er monnezza durante gli europei si esibiscono nel loro numero migliore, il coro da stadio davanti al vostro portone, viene da pensare che forse stareste meglio altrove.Fortuna che c'è il Birrarium, con Daniel che ti chiede cos'è che prepari di buono per cena, così ti abbina una birra ad ok. Fortuna che c'è quel pub inglese, aperto sempre, come a Londra, dove puoi fermarti per una Magners ghiacciata da bere all'ombra dei platani di Piazza Vescovio. Quindi... fortuna che ci sono le piazze.Fortuna che la mattina incontro Diana, la cognetta principessa del signore indiano. Se ne stanno lì seduti composti, lui su una sedia, lei su un cuscino da pashà e aspettano che qualcuno lasci lì, per caso, qualche spiccolo. Ma con una dignità, capite? Una cosa che a guardarla bene sembra messa lì apposta. Passa oggi che passa domani alla fine siamo diventati amici tutti noi. Certo non sono ancora quel genere di persone che mi scrivono sms chiedendomi di tornare "a casa", ma sono sicura che ci arriveremo, li farò secchi tutti. Del resto sono una capra che sa volare.