Bushi ni nigon nashi

Bilanci esistenziali e calzini spaiati. Il bello deve ancora venire.


Il problema è che non ho più voglia di far nulla, neanche di scrivere. La cosa che mi piaceva di più. La cosa che, qualcuno diceva, mi riusciva meglio. Se leggo le cose postate negli ultimi tempi trovo solo la flebile ombra di quello che mi andava di mostrare, cose troppo pesanti da portarmi dentro e perciò raccontate a dei perfetti estranei ma che dette con parole scelte male non rendono il senso della fatica e del dolore. Figurarsi dell’amore. Così per un po’ me ne resto zitta, di sera faccio meditazione, studio giapponese, vado in palestra, lavoro. Evito di guardare i tg, quando posso, così evito di piangere per i bambini che muoiono sotto le bombe, per le ragazzine assassinate, le nonne derubate, gli animali maltrattati… e tutto il resto. Le notizie però mi raggiungono, scaltre loro, mi scovano sempre. Le notizie mi violentano. E quando passano, perché sempre passano loro, così che la gente possa riprendere a fare la sua vita, io resto lì, con il sangue alle tempie e gli occhi spalancati. Incapace. Allora mi chiedo com’è possibile vivere ogni giorno di questa vita che facciamo qui senza farci domande. Mi chiedo com’è che tutti abbiamo visto i corpicini flagellati dei bambini di Tel Aviv in braccio ai loro padri, e ancora riusciamo a credere nella giustizia. Mi chiedo perché tutti sappiamo com’è che ci hanno ridotto in miseria, con quale giochetto da prestigiatore ci derubano ogni giorno della nostra dignità e dei nostri soldi e ancora andiamo a fare la fila agli sportelli per pagare le tasse ad un governo ombra che ha fatto di noi degli schiavi.E’ che alla fine io provo vergogna. Vergogna per quelle cravatte, vergogna per quelle macchine e le borse portadocumenti, provo vergogna per tutte le bugie di cui farciscono l’informazione, questo becero giornalettismo (direbbe qualcuno) che non ha il coraggio di un punto di vista. Vergogna per quella guerra in medio oriente, che voi lo sapete meglio di me, non ha ragion d’essere, per i pozzi petroliferi e la ricerca farmaceutica (e non medica, leggete bene), per i piani telefonici e le aliquote irpef, imu, iva e chi più ne ha più ne metta. E’ la bellezza che non mi giunge. C’è questa rabbia che la divora prima che possa vedere che c’è. Perché c’è. C’è in quelle donne e in quegli uomini che si svegliano all’alba e fanno 3 lavori. C’è in quei ragazzi che, immersi nel fango, spalano il disastro delle vostre costruzioni edilizie abusive. C’è nella speranza di quelli che come me sono caduti mille volte e mille volte hanno deciso di rialzarsi. C’è negli occhi puri dei bambini. Nel coraggio dei dissidenti. Nella prigionia degli innocenti. Nell’incoscienza dei senza nome. Quelli che incontri nel tuo cammino, talvolta, e pensi agli angeli.  Io non lo so se davvero l’umanità ce la farà a risollevarsi da tutto questo. Non credo cioè.Confido in un cambiamento, un evento epocale, di quelli che – wow – mettono in discussione ogni cosa. Così che, quando capisci che per secoli hai creduto nelle cose sbagliate, appoggiato falsi profeti, giudicato senza sapere e regalato perle ai porci, allora sì, ti toccherà incazzarti per forza. E pure di brutto.