Bushi ni nigon nashi

Half a world away...


 Quando hai l’anima a brandelli non dovresti metterti a scrivere. Quando il tuo iTunes si ferma sulla discografia dei REM dovresti mettere in pausa il cervello, spegnere il computer e uscire di casa. Dovresti camminare finché hai fiato, arrivare dall’altra parte del mondo e perderti. Quando il tempo diventa un ventilatore impazzito che spazza via i ricordi, quando la luce è solo l’artificio di una specie di calma irreale da fine del mondo, no, non dovresti fermarti. Dovresti attraversare l’oceano a nuoto. Prendere un biglietto di sola andata per Tokyo. Restarci. Imparare il silenzio in un tempio buddista. Perdere gli occhi per l’incanto della fioritura dei ciliegi. Quando sei così stanca da non riuscire a concepire un pensiero che non sia di rassegnazione allora non dovresti pensare. Ma volare. Infilarti una tuta, allacciarti l’imbragatura del deltaplano e buttarti. Lanciarti da un aereo da turismo, catapultarti giù da una scarpata, rotolarti da una montagna innevata con una tavola da snowboard. Tutto, tranne pensare. E invece ho passato questo w-e da sola. E non ho fatto altro. Ho pensato così tanto da farmi esplodere le tempie. Mi sono stretta così a lungo le ginocchia al petto che ora ho dei solchi profondi all’altezza del cuore. Ci raccolgo le lacrime come fossero acqua piovana. E poi le bevo.Mi sento addosso queste parole. E ogni singola nota. E’ così. E’ così che mi sento. So solo che devo andare... e che non so come fare.