Bushi ni nigon nashi

E un bacio non dato, l'amore pensato...


Sembrano le cose. Suggeriscono le cose. Si assottigliano. Giocano a nascondino e poi si scoprono. Io non so che cosa sia capitato alla mia proverbiale razionalità, ma di certo, se c’è una spiegazione si chiama essere quel qualcuno senza nome che, incontrandosi al buio delle questioni di principio, scopre vincoli emozionali, aspettative senza nome e quella sorta di fiducia mal elargita che al cospetto dell’ossitocina può poco e maldestramente. Senza crederci. Eppure. Dicono fidati. Dicono vivitela. Suggeriscono di non buttare tutto all’aria, che le cose finiranno comunque e che ci sarà tempo per soffrire del distacco. Ma intanto.Intanto io sto ipotecando una di quelle botte di dolore da cui sarà difficile riprendermi. Ci vorranno tempo e lacrime e aiuto e notti a pregare, muri del pianto, spalle da circondare. Situazioni al collasso, niente sogni, solo qualche istante di pace, nel ricordo. Forse un ciao, scritto da qualche parte, per i primi tempi, poi non più. Perché io, in fondo, chi sono, se non il passatempo di questi mesi. L’emozione in transito, il sentimento in scadenza, il senso delle cose che non dovrebbero averlo, un senso. La cosa dolorosa è sapere che certe cose non devono funzionare e, nonostante tutto, funzionano lo stesso. Si ammantano di credibilità, ma sono fantocci, imitazioni fedeli, ma finzioni. E quanto possono significare, se in fin dei conti, sei la metà di niente?Io ho l’aspetto un po’ così, di quelle che si lasciano coinvolgere per sbaglio. O per fortuna. Di quelle che i dolori se li tengono dentro stretti stretti, per non farli sentire, per non far troppo rumore. Così ora vi dirò una cosa controcorrente: dai silenzi non si capisce un cazzo. E questo silenzio qui, autoimposto, fa una gran casino. Perché a sentirle dire certe cose, #piccola #mimanchidamorire #tiadoro e roba così, ti viene da crederle almeno un po’ e se non è quello che puoi/vuoi/devi allora è meglio starsene al buio di una stanza insonorizzata. Rigirarsi tra lenzuola che sanno di muschio e provare a dimenticare.Sparire è il tempo infinito che mi viene in mente più spesso. Giorni di silenzio e poi il nulla, come se non fosse mai successo.Vorrei solo non accorgermi di tutto. Non sentire tutto, non provare così tanto, non soffrire di ipersensibilità acuta, cronica, congenita, genetica e autodistruttiva. Non essere [me] così tanto, in fondo.Sapete quella storia di malinconie mal celate e risposte emotive poco convincenti? Di lui, che torna ad essere un estraneo dopo che le vostre vite sono state fuse in una, dopo le confidenze, dopo l’aver abbattuto il muro di qualunque pudore. “Sarete due estranei anche se conoscete il ritmo del vostro sonno, i vostri odori, le vostre abitudini. Due estranei che si conoscono meglio di chiunque altro e le cui vite non si incroceranno mai più, se non per caso”.Ti trovi ad avvolgere il cuore nei giornali del giorno dopo. Ci butti sopra un po’ di acqua e sale, lacrime cristallizzate e una spruzzata di champagne, lo chiudi nella scatola delle aspettative spaiate, scrivi il mittente, ma non il destinatario, che tanto se deve arrivare da qualche parte la strada la troverà da solo.