Bushi ni nigon nashi

Per non confondere più realtà e fantasia tratto tutto allo stesso modo...


 
Che poi io, le cose migliori, le ho fatte per sbaglio. Ci ho inciampato. Ci sono caduta dentro dopo un volo di migliaia di chilometri, atterrata di faccia, con le braccia aperte, gli occhi sgranati e il cuore in subbuglio. Le emozioni sotto sale, da tenere a bada per un po’, ché lo sentivo che non ce l’avrei fatta a provarne di nuove. A sentirmi, ancora una volta, così. Ed è stato quello che doveva essere. Una giostra piena di luci. Buste di coriandoli rovesciate e candele accese e bottiglie di champagne e tappi di sughero e cioccolato e salmone e musica e vino bianco e sveglie e sorprese e stelle cadenti e cuscini e taxi e idranti e abbracci e baci e sangue e lacrime e dolore e piacere e ti adoro e mi mancherai e, per sempre, ti penserò. E’ stata una piccola vita. Con tutte le cose capovolte, come fossero il riflesso di un’altra realtà. Quella in cui di certo, adesso, siamo insieme. Altrove. A volte penso che in uno degli altri universi possibili c’è gente che strappa i ricordi e si tiene le foto e magari in un altro c’è gente che strappa le persone e si tiene i ricordi. In quello dove vedo la mia anima proiettata nessuno ha bisogno di strappare niente, e si tiene le persone, le foto e i ricordi. In quello che spero di non conoscere mai, dove vivono le anime nere, si strappano via le persone come fossero cellule cancerose, si rimuovono i ricordi come fossero peli superflui e si guardano le foto incenerite nei bracieri dell’autolimitazione.E vorrei glielo diceste voi che la vita non è solo questo pezzetto di strada che percorriamo nel mondo, la vita è un susseguirsi di stagioni, di mutamenti, di dimensioni. E’ un’evoluzione continua. Se poi davvero la materia non esiste realmente, se gli atomi non sono che proiezioni olografiche, se tutto è energia in movimento, perché dovremmo provare a controllare le emozioni? Che poi io non faccio testo eh, io non so usare adeguatamente neanche il miscelatore della doccia, figuriamoci un’anima, con tutte le sue fragilità.  Se solo provassi a rigirarla tra le dita, la mia, si frantumerebbe irrimediabilmente. Polvere di vetro.E’ per questo che le lascio fare. Che mi lascio fare.Per paura di non essere [me], quando incontrerò di nuovo il destino sulla strada per il parco, quando in questo enorme puzzle da 7 miliardi di pezzi, mi capiterà di trovarmi faccia a faccia con quello che combacia alla perfezione con i miei spigoli e le mie cicatrici.Stasera ho mille cose da non dire, è per questo che scrivo. E per non confondere più realtà e fantasia tratto tutto allo stesso modo. E sembro drogata. Drogata di vita e di amore e di sorrisi e di luci di Natale e di messaggi e di amiche e di ti voglio bene e tutti quegli abbracci e la bellezza delle cose che stanno succedendo sono il mio regalo più grande e non so, a volte, a chi dire grazie. E allora grazie. Perché pensavo di morire e invece eccomi.Ricomincio da qui, mossa dalle assenze, celebrando le presenze e il sole di dicembre.