Bushi ni nigon nashi

Ma mi dico faccela anche stavolta, ti prego, faccela.


 
Sembra che oggi sia successo qualcosa. Non so cosa, ma mi ha creato una strana nebbia nella testa, un’assurda foschia senza nome che mi appanna i pensieri. Le emozioni ovattate, quella strana combinazione di vorrei ma non posso, i gesti plateali, quelli di cui non ti fidi, fino a che te li trovi lì, spiattellati davanti agli occhi. Sistemati su un vassoio d’argento, serviti per pranzo, cena e colazione del giorno dopo. E’ che io ho l’anima a brandelli. Me ne sto in un angolo con i pugni chiusi, pronta a difendermi. Preparata al peggio, addestrata alle delusioni, alle cattive intenzioni e a chi sparisce la mattina dopo. E invece. La purezza dei sentimenti provati, la violenza di certe emozioni, il senso di  commozione dei ricordi.L’eleganza del non importa stasera lascia il posto ad una specie di grido di dolore, ad una preghiera muta, ad una garza sui tagli più profondi.Che poi le cose che ho da dire alle persone importanti io ce le ho scritte in faccia e stasera non posso essere più delicata di così. Potrei diversamente forse, ma di più no. Sono una clessidra riempita di polvere da sparo e ho il sangue che mi va a fuoco in questa notte di parole in html e mancanze di troppo e immagini sparse: i fotoromanzi che non ti aspetti, guardando nella direzione sbagliata. Io non lo so dove vanno i sospiri che faccio, se in  nessun dove, se nella follia di un altro, negli occhi stanchi di un’anestesia, nella fine di un viaggio, o all’inizio di un’avventura. So che stasera ero disperata e avevo solo due alternative, o ammazzarmi di Nutella o ubriacarmi abbestia. Così ho scelto la terza. Ho telefonato a mia madre singhiozzando. Mi ha chiesto la cosa più ovvia e amorevole e piena di significato si possa chiedere in queste circostanze: hai mangiato?Ed è un po’ come quella cosa che vallo a spiegare, il mare, a chi non c’è nato. A casa mia l’amore vero è elementare. E’ occuparsi più che preoccuparsi. E’ l’accappatoio sul termosifone, è dirsi buongiorno con un bacio, è la domenica a tavola tutti insieme. E’ sentirsi, non ascoltarsi. E’ che vicino è l’unica distanza possibile. Così hai mangiato? per me significa ti amo. Sì mamma. Anch’io.La verità è che oggi sono riusciti a ferirmi. Forse avevo abbassato la guardia o forse ho il fianco scoperto da tutti i non importa che hanno preso ad importare, forse è che ho ferite infette che non smettono di sanguinare. Colpa mia. Parole e singhiozzi e lacrime e sale e insalata scondita e patatine fritte, ossimori.E’ che sono arrivati quelli che… non hanno avuto rispetto di nulla, capito? Sono… entrati di nascosto… e hanno… detto che io… ma poi perché… lo sai che non sono così e pensavo anche loro… ma poi che c’entra… e come faccio a fargli capire… e lo sai, io non vorrei…  si sono approfittati di te, di me, di… tutti noi, e ci hanno girato le spalle… e dov’erano loro quando… e povero piccolo mondo angelico, dove a farsi la guerra sono quelli che hanno gli stessi occhi.Fingi che non ti importi. Sei bravissima tanto. Ti asciughi le lacrime per un po’, ti stringi forte nelle spalle, provi a camminare dritta, e poi passa. Tutto passa. E lo so che bisognerebbe rompersi il cazzo qualche volta, non spezzarsi continuamente il cuore. Ma mi dico faccela anche stavolta, ti prego, faccela.