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Cina, il partito ordina: vietato sputare


Un editoriale del «Quotidiano del popolo» stigmatizza i comportamenti dei cittadini PECHINO — Sputare per terra, per strada o in aereo — sì anche in aereo — o al supermercato, è la più normale fra le abitudini quotidiane di vita. C'è stata la Sars? Chissenefrega. Poi, al ristorante, c'è chi si pulisce i denti con le unghie e risucchia. Chissenefrega. O chi in una sala cinematografica accende il cellulare e si mette tranquillamente a raccontare a voce alta la storia del film. Chissenefrega. E non parliamo di «rutti pubblici» durante le colazioni nei bar o di pacchetti di mischia rugbistici alle fermate degli autobus o di pulizie nasali senza fazzoletto di tassisti che a finestrini dell'auto aperti, ma lo stesso capita anche dai pullman di linea, rilasciano sul muso del vicino in coda catarro e porcherie varie. O di insulti e intolleranze nelle strade. Il semaforo è rosso? Si passa a tutta birra. Ci sono le strisce pedonali? Precedenza alle macchine e niente complimenti. Il regno del chissenefrega.Eh già. Povera Cina, così affascinante, così potente, così aperta, così carina, così alla mano. Ma così maleducata. No. Non è un occidentale con la puzza sotto il naso, schifiltoso e ipocrita che osa dire tanto senza badare alle bestialità che combina nel cortile di casa sua (che dire di molti padroni di cane a Milano? O delle vetture sul marciapiede? E delle altre mille villanerie sparse per la bella Italia?). No, è la Cina stessa che si giudica. Governo, partito, associazioni, scuole. La campagna è partita: signori e signore — in Cina anche le signore sputano a raffica come mitragliatrici — riscopriamo il bon ton, le buone maniere. Bambini e bambine parlate ai vostri genitori: siate perbene.Ha cominciato la Federazione delle Donne di Pechino, potente associazione che ha distribuito a ogni famiglia un manualetto di un centinaio di pagine. «Correggere le cattive abitudini». Siccome le parole a volte non servono o servono poco ha piazzato in ogni pagina una vignetta. E le autrici non sono mica andate per il sottile. Tanto per portare qualche esempio, alla pagina 78 ci sono due cinesi che si spazzolano la bocca durante un pranzo. Commento: a chi assomigliano? «A due scimmie». Pochi fogli più avanti, scenetta in macchina. «Moglie ti faccio vedere chi è tuo marito». «Ma c'è il semaforo rosso!» «Non mi ferma nessuno». E poi di nuovo al ristorante. Un uomo starnutisce sulla tovaglia del vicino. «Che combina?» «Affari miei». Cinquantuno cattive abitudini ha contato la Federazione delle Donne. Appunto, il regno del chissenefrega.Adesso si è messo di mezzo niente meno che il Quotidiano del popolo, dunque il partito, che sul solco di una crociata moralizzatrice ha piazzato nella prima pagina di ieri un fondo dal titolo «Siamo pronti per le Olimpiadi?». L'appuntamento del 2008 è vissuto come uno spartiacque fra vecchia e nuova Cina. Ma si sta avvicinando senza che certi difettucci siano corretti. L'eccesso dilaga. Persino nelle manifestazioni sportive, l'avversario è un nemico da maltrattare, deridere, ferire. Di conseguenza si rende necessaria una raddrizzata.Fra una lisciata e l'altra: oh come siamo bravi e come è gentile ed ospitale Pechino (vero). Fra una rivendicazione e l'altra: oh come è tollerante la nostra cultura (vero). Il quotidiano del partito fa capire che la misura delle impertinenze è colma. Se vogliamo, scrive, evitare figuracce dobbiamo imparare tante cose. «Il protocollo non è solo la presentazione concreta del grado di civiltà sociale, della morale e dei costumi, ma è anche l'immagine che il Paese proietta sul palcoscenico internazionale». Non è chiaro?Allora ecco un paio di altri passaggi: «Dovremmo elevarci e ricostruire l'immagine di uno Stato educato...»; «La cultura proviene dall'educazione... le Olimpiadi portano non solo belle competizioni ma anche buone occasioni di educazione... nella storia molti Paesi ospitanti delle Olimpiadi hanno dato piena importanza alla funzione educativa delle Olimpiadi per elevare il grado di civiltà della società. La Cina non sarà un'eccezione... Occorre promuovere un processo di auto-educazione». Chiaro? Pechino è «alla mano» ed è «sorridente», ricorda il quotidiano comunista. Ma si preoccupa. «Il mondo ci guarda». Uno sputo, una telefonata, un fischio cattivo agli avversari, una sgommata, una spazzolata. Un campionario di chissenefrega da diventare rossi paonazzi. Eh no. La Cina rischia di perdere le Olimpiadi del bon-ton e non ci sta. Almeno a parole. Fabio Cavalera fonte:www.corriere.it