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Columbus Day, campani in parata. Con i fondi europei


La sfilata delle nostre regioni a New York tra accuse di sprechi. Ma chi ci rinuncia? Tutti al Columbus Day! Tutti al Columbus Day! Avranno visto troppi fumetti sulla parata di Italo Balbo nelle strade di New York, fatto sta che non c'è ottobre in cui decine e decine di politici italiani non organizzino una nuova trasvolata oceanica per sfilare tra la folla nella Fifth Avenue.Vabbè lo stipendio d'oro, vabbè le prebende, vabbè i portaborse e le auto blu: ma vuoi mettere la parade a Manhattan? Alessandrina Lonardo in Mastella, l'«onorevola» («Per una vita mi hanno chiamato così: proprietà transitiva con mio marito») miracolosamente salita su su fino alla presidenza del Consiglio regionale della Campania, dice che proprio non le capisce le polemiche sollevate da Emma Bonino. La quale, irridendo a certi governatori che «credono di essere ministri degli Esteri» e «aprono sedi di rappresentanza in altre nazioni e poi finiscono per promuovere pacchetti turistici in Paesi che non hanno neanche collegamenti con l'Italia», se l'era presa soprattutto con la comitiva campana. «Il nuovo Titolo V della parte II della Costituzione», ha spiegato ieri la First Lady sannita reduce da un incontro con Hillary Clinton, «assegna alle Regioni anche competenze in materia di promozione. Quindi non capisco questa polemica. Non c'è alcuno spreco di risorse se vengono utilizzate bene e nell'interesse della comunità». Quale sia l'«interesse della comunità» campana nell'inviare all'annuale parata di New York, dove Alessandrina è cresciuta prima di tornare a Ceppaloni per sposare il suo futuro ministro, una delegazione di 160 persone (presidenti provinciali e sindaci e assessori e addetti stampa più un certo numero di mogli, che sarebbero «a carico dei mariti») non è chiarissimo. Francesco D'Ercole, il capogruppo di An in Regione, ci tiene a far sapere, ad esempio, che lui si è rifiutato di andare «pur essendo stato inserito tra i partenti» proprio perché gli pareva «assurdo buttar via tutti quei soldi per una mega-gita transoceanica». Cosa avesse da promuovere in America, ad esempio, il presidente del Consorzio smaltimento rifiuti di Avellino Raffaele Spagnuolo, come denunciano le destre, è effettivamente curioso da capire: a mettere tutti in fila gli oltre 1.900 camion necessari a rimuovere le montagne di 35 mila tonnellate di spazzatura che ammorbano in questi giorni le vie e le piazze della Campania, c'era da intasare Manhattan. Così come sono in molti curiosi di vedere se l'Europa, un po' tirchia in questi tempi di vacche magre, sarà contenta di sapere che 300 dei 680 mila euro presi dalle pubbliche casse per finanziare la costosa trasferta, sono stati presi dai fondi europei destinati ai Por, i progetti operativi regionali. Temiamo di conoscere la risposta: il Columbus Day è un'occasione importante, anno dopo anno, per mantenere i contatti coi nostri emigranti e i loro figli, in una metropoli che è stata a lungo, grazie alla nostra numerosissima comunità, una delle principali città «italiane». Profondamente marcata nella sua storia da sindaci quali il pugliese-triestino Fiorello La Guardia negli anni Trenta e poi Rudolph Giuliani negli anni della grande sfida alla criminalità e del dolore per la strage alle Torri Gemelle. Tutto vero. Se l'Italia e Napoli e la Campania, però, avessero su questo fronte le carte in regola. Se l'attenzione al tema della nostra emigrazione non fosse sporadico e coincidente troppo spesso con spettacolari gite di gruppo. Se la somma spesa per il viaggio newyorchese della signora Alessandrina e del suo seguito non fosse quasi tripla rispetto ai soldi investiti dalla Fondazione Napoli 99 per costruire un museo nazionale dell'emigrazione sulla Sila. Museo di cui Napoli, che con Genova è stata il grande porto da cui partirono a milioni i nostri nonni, è ancora sprovvista. Questo è il tema: può un viaggio collettivo di pochi giorni, per quanto sbandierato come una bella «promozione» del made in Italy, succhiare risorse che potrebbero essere destinate a progetti destinati a durare nel tempo? Per carità, non riguarda solo la signora Mastella né la sola Regione Campania né le sole amministrazioni di centrosinistra. La «fissa» del Columbus Day e della parata lungo la Quinta Strada, con certi codazzi di assessori, collaboratori, nani e ballerine da ricordare a volte la corte portata dalla principessa Bona Sforza a Cracovia quando andò in sposa a re Sigismondo, è una cosa che va avanti da anni e ha visto protagonisti di ogni genere. Se Napoli, prima di presentarsi con un carro col Vesuvio e le fiamme stilizzate (guagliò, che fantasia!), fece cantare a tutto volume per la Fifth Avenue Massimo Ranieri, Milano fece sfilare sei modelle vestite Missoni piazzate sul cofano di cinque Alfa Romeo Giulietta «scelte per rappresentare l'abbinamento fashion-industria alla milanese». Il Lazio, spiega un'agenzia, ha fatto sbarcare in America «i gioielli e le tradizioni gastronomiche» poiché «gioielli e vino trovano entrambi la loro origine nella terra». E c'è chi, via via, ha portato caciotte e chi torroncini, chi Arlecchini e chi Pupi dell'Opra, chi Vivaldi e chi T-shirt. Sempre, rigorosamente, come ha scritto la nostra Maria Teresa Cometto, in ordine sparso. Il presidente provinciale milanese Filippo Penati stando alla larga (ricambiato) dal sindaco Gabriele Albertini, il governatore siciliano Totò Cuffaro ben distante da quello campano Antonio Bassolino... Tutti a levare il calice: viva l'Italia! Viva il Columbus Day! C'è di buono che la sbronza, ogni tanto, passa. Generalmente dopo qualche bella secchiata d'acqua. Come quelle che negli ultimi anni vennero buttate dai giornali in faccia agli amministratori calabresi, siciliani e pugliesi. I primi, solo due anni fa, con il Polo al governo, erano arrivati a spendere per la loro delegazione (più extra) al Columbus Day quasi 300 mila euro: ora sono scesi a 20 mila, per cinque-delegati-cinque. I secondi, stanchi di vedersi rinfacciare il tormentone del viaggio collettivo programmato nella giapponese Fukuoka da 17 milioni di lire a partecipante, hanno preferito lasciar perdere. Quanto a Nichi Vendola, sbattuto l'anno scorso in prima pagina con l'accusa di aver speso 345 mila euro dei contribuenti (disse che il viaggio era stato «ereditato»), quest'anno non ha fatto partire nessuno. Lasciando che nella Quinta Strada, a rappresentare la Puglia, ci fosse la delegazione italiana.Gian Antonio Stellafonte: ww.corriere.it