Momenti

Era una magnifica giornata....


 
Questo racconto partecipa al concorso “incipit” sul blog: http://blog.libero.it/AltreLatitudini Era una magnifica giornata, tiepida e  trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate  e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo  la sera prima.Da solo seduto davanti alla veranda di quelle casa di montagna tutta di legno che da sempre era un rifugio per i suoi pensieri,  fin da piccolo quando ci veniva con suo padre,  ammirava quelle vette bianche e la luce del sole che da dietro le illuminava,  Doveva camminare, sentiva il bisogno di camminare di stancarsi di far viaggiare i pensieri oltre il presente, oltre la tristezza che lo attanagliava dalla sera prima dove aveva avuto una accesa discussione con la sua donna; la sua donna, colei che amava più di tutto,  lo aveva accusato di non affrontare i problemi di petto, come si dice, ma di scappare quando arrivano.Forse aveva ragione, non era stato leale lasciarla da sola a risolvere il problema, ma lui non se la sentiva di caricarsi su di se tutto il peso di una decisione simile, lui voleva rimanere li dove da sempre aveva lavorato e vissuto, non voleva seguirla in Svezia ! Quella sera l’aveva lasciata da sola a decidere e già questo la fece andare su tutte le furie: “devo decidere io anche per te !?Non sai affrontare le tue responsabilità….devi sempre scappare quando c’è da decidere qualcosa per il nostro futuro !” gli gridò colma di rabbia e ferita nel suo sentimento verso quell’uomo che adorava, l’aveva tradita, l’aveva abbandonata a decidere“Lo sai tesoro che a me non piace andare in giro per il mondo, poi in Svezia ! Mica dietro l’angolo…non potremo più vivere come abbiamo fatto finora, forse non potremo più stare insieme come ora…...” fissò lo sguardo a terra poi quasi sussurrando “io ti amo, farei di tutto per te ma non chiedermi di lasciare la mia terra, le mie montagne”“Le tue montagne mica si spostano” rispose sarcastica lei“Certo che no… “ e fece un sorriso indecifrabile.“insomma Roberto non ti sto dicendo che voglio abbandonarti per seguire una mia aspirazione, la mia carriera professionale, ti chiedo solo di restare al mio fianco, di aiutarmi, tutto qui. Ci amiamo da tanto tempo che penso ormai i nostri sentimenti reciproci siano consolidati e abituati ad ogni tempesta…almeno lo credevo fino ad ora. Ora dovrei pensare diversamente?” aveva l’aria di sfida questa frase, ma il suo viso era bagnato dalle lacrime e rosso dalla rabbia.Lui la guardò negli occhi, mise le mani sui suoi lunghi capelli, la carezzò dicendole “No certo amore, non voglio che il nostro sentimento si rompa proprio adesso, lasciami un po’ di tempo per convincermi che quello che tu proponi è la cosa più giusta per noi, per tutti e due. Forse hai ragione, la mia è una visione egoistica della nostra vita, dovrei considerare di più il fatto che dobbiamo decidere per noi e non individualmente, scusami”“ Se non riesci a capire che la nostra vita ora è fatta di noi, non più io e te ma NOI” e lo disse scandendo le sillabe come si fa con gli scolaretti di prima elementare per farli abituare al suono delle parole “Roberto io ti amo e lo sai, non posso costringerti a seguirmi se non lo vuoi, ma io voglio quel posto di lavoro perché mi gratificherebbe di tanti sacrifici e mi darebbe la possibilità di migliorare anche economicamente la NOSTRA vita” lo disse questa volta con calma, con quella pacatezza che da sempre lui ammirava di quella donna, il suo saper dire le cose senza mai perdere al calma, invece questa volta l’aveva persa, ma è durato poco.Le montagne erano ora accecate dalla luce solare che faceva brillare quel manto bianco, si sentiva ancora irrequieto avrebbe forse lei il diritto di imporre la sua vita anche a lui? Davvero quella era la donna della sua vita? Domande che passarono nella sua mente ma solo il tempo di un lampo, poi capì che forse il suo egoismo aveva messo in secondo ordine il suo sentimento e lei.Così si alzo un po’ indolente dalla sedia mise lo zaino in spalla e si avviò per il sentiero che ormai conosceva molto bene, un sentiero che salendo gradatamente  per oltre 5 km portava ad un falsopiano che da quelle parti chiamavano Plan dell’Usignolo, un piccolo pianoro fra le dolomiti dove fin dai primi del secolo scorso sorge un rifugio con possibilità di alloggio, ci aveva soggiornato parecchie volte con papà e suo fratello maggiore; lassù a quasi 3000 mt era uno spettacolo vedere le vette innevate anche ad aprile, il loro candore abbagliava quasi e agli occhi del bambino di allora parevano ancora più grandi. Ma ogni ciottolo che incontrava e scalciava gli riapriva la ferita della discussione con lei, la mente allora rimuginava le parole che si erano detti, i risentimenti e le paure di non voler cambiare la propria vita per far felice lei che dopotutto era quello che anche lui voleva. Dopo tre ore di cammino ormai stanco arrivò al Plan dell’Usignolo, era bellissimo come sempre, questa volta c’era la neve anche sul piano, tutto intorno era silenzio rotto solo di tanto in tanto dagli stridi delle corvi, arrivò al rifugio, si sedete su una panca poso’ lo zaino e il suo sguardo percorse tutto l’anfiteatro di vette che aveva davanti, sentì una gioia immensa dentro di se e disse fra se:“la mia felicità sono queste montagne, queste vette innevate, ma la mia felicità non è la tua lo so,,,,,ma io ti aiuterò a trovarla te lo giuro amore !”Si sdraiò sulla panca quasi a voler prendere tutti i raggi del sole che in quel momento facevano capolino da dietro le montagne, e dopo un poco si addormentò.Fiorenzo - Friz59