Momenti

La luce della luna - Il mozzo IV ep.


LA LUCE DELLA LUNA - Il Mozzo epis. IV
Erano giorni di intenso lavoro quelli che stavano passando sulla nave, numerosi approdi,scaricare…caricare ripartire, controllare documenti, riunioni di bordo…insomma non aveva avuto tempo dirilassarsi.Ma non erano certo queste cose che potevano metterla in difficoltà, all’accademia si impara anche ad affrontare situazioni ben più complesse e difficili. Era appoggiata al parapetto del ponte di comando a vedere l’orizzonte.C’era una cosa che la turbava un poco invece. Da qualche giorno il vicecapitano andava oltre i suoi compiti e nonostante i richiami non accennava a ritornare nei ranghi; lo conosceva bene,erano sposati da 18 anni e lei sapeva perfettamente che quando cominciavano questi periodi di insubordinazione voleva dire che la vita di bordo gli stava stretta e al primo approdo di manutenzione si sarebbe volatilizzato da qualche parte, una volta lo hanno trovato ubriaco fradicio in una taverna, un’altra assieme ad alcuni membri dell’equipaggio hanno fatto a botte con una ronda della polizia e sono stati al fresco per 3 giorni, un’altra ancora era stato agganciato da 2 prostitute che gli hanno rubato il portafoglio e i vestiti.Insomma si cacciava continuamente in qualche guaio, tanto che stanca di andarlo a recuperare ogni volta lo aveva ammonito che alla prossima che faceva nonsarebbe più intervenuta e anzi lo avrebbe disconosciuto come vice e come marito.Lui era convinto che non lo avrebbe mai fatto, che lei non lo avrebbe mai abbandonato, che quelle minacce erano solo parole dette così per ripicca e continuò a fare quello che faceva da sempre, ad ogni approdo se ne andava a zonzo con qualcuno dell’equipaggio per poi trovarsi invischiato in qualche rissa ubriaco o in cella al commissariato.Lei per tutta risposta mantenne la promessa e non si preoccupò più di andarlo a tirar fuori dai soliti guai e anzi lo fece con più rabbia e determinazione quando per caso venne a sapere da un marinaio che ogni volta che attraccavano al porto di Saint Tropez lui andava a casa di una tipa del luogo,conosciuta ad una festa sulla nave l’anno prima, con cui aveva una relazione che durava da un bel po’.A quel punto non poteva certo perdonarlo, nonostante i suoi giuramenti che era una relazione passeggera che non era vero che era un anno che si vedevano, era solo una scappatella a sentir lui.Solo che non era così“bisogna sempre negare …anche l’evidenza vero?!” con le lacrime agli occhi gli aveva gridato in faccia quel giorno.“Si, io sono sempre sulla nave a lavorare e forse hai ragione qualche volta ti ho trascurato, ma non sono andata a infilarmi in chissà quali posti per dimenticarti, non mi sono appesa ai pantaloni del primo ganzo che ho conosciuto, io ti ho sempre amato e rispettato e tu invece….” Gli mancava la voce ….le venne meno anche il respiro…si sedette e riprese fiato, ma non aveva ancora finito con lui…“il rispetto dove è andato a finire? Tutte le tue promesse di non infilarti più nei casini, di lavorare sodo per migliorare la nostra situazione……per poter un giorno crescere nostro figlioche potesse avere un padre ed una madre che non fossero in giro per il mondo !!Dove sono tutte queste belle parole che mi dicevi ..eh ????!!!! “ era furibonda, incavolata nera, lo avrebbe strangolato se solo fosse servito a qualcosa.“Cosa credi, solo perché non ho un tetto dove andare …solo perché qui è casa tua ….che non possa mandarti all’inferno e pensare solo a me stessa???!! Ti sbagli di grosso caro mio… io la vendo cara la mia pelle !!”Erano passati 4 anni ormai da quell’episodio ma ancora le tuonava dentro l’eco di quelle parole e il dolore di rendersi conto che aveva buttato via del tempo appresso ad un uomo che non la rispettava come moglie e come donna e decise che era meglio per tutti e due se ognuno d’ora in poi facesse la propria vita, ma fino a quando il figlio non fosse grande da badare a se stesso sarebbero rimasti assieme, una tregua forzata insomma, un compromesso che comunque era lacerante e umiliante.Ma col passare del tempo si abituò a vivere per se stessa e per il figlio senza far conto su marito. Sul lavoro lei era inflessibile e lo trattava come tutti gli altri dandogli il rispetto che spetta ad un ufficiale, ma fuori dal lavoro lo ignorava o quasi,anzi a volte aveva un senso di fastidio averlo attorno.Quel pomeriggio le vennero in mente tutti questi flashback come in un film degli anni 60, forse era stanca più del solito o forse si stava stancando di questa situazione, non lo sapeva nemmeno lei; altre volte le prendevano i ricordi a volteggiare in testa ma non così intensamente come in questo periodo.Stavano navigando al largo della Corsica quel giorno, il mare era calmo, il vento pure, tutto sembrava fermo immobile, era pomeriggio inoltrato e ormai cominciava a calare il sole.Andò in cabina di comando e telefonò al nostromo di portarle una tazza di thè e della cioccolata, eragolosa di cioccolata, non c’erano ordini da dare in quel momento e non c’erano pericoli in vista, la radio di bordo era muta già dalla mattina, la rotta erasegnata e quindi una buona tazza di thè ci stava proprio bene.Sorseggiò il thè caldo con molta calma intervallando i sorsi con un cubetto di cioccolata, era una cosa quasi libidinosa quel thè e la cioccolata e se ne compiaceva.Ormai il sole era calato e ilbuio invadeva piano piano tutto il mare e quello che portava sopra, le luci sulla costa sembravano lanternine disseminate da Pollicino, mentre gli ultimi gabbiani volteggiavano intorno alla nave in cerca di un ultimo boccone.Ad un certo punto si alzò di scatto dalla sedia si avvicinò all’interfono :“Il signor vice capitano è pregato di recarsi in sala comando,,,,il signor vicecapitano è pregato direcarsi in sala comando….”Dopo alcuni minuti arrivò ilvicecapitano:“Ai suoi comandi capitano ! “disse mettendosi sull’attenti come il regolamento imponeva.“Vicecomadante prenda lei il comando fino alle 20,30, io devo ritirami nella mia cabina, se ci sono emergenze mi allerti” rispose anche lei sull’attenti e mettendo il berretto di comando sottobraccio si diresse al ponte inferiore nella sua cabina.“Qui è il vicecomandante che vi parla, fino alle 20,30 assumerò il comando, Tutti ai propri posti!” gridò il vicecapitano dentro all’interfonoScese in cabina e si lasciò cadere sopra il letto come fosse stremata dopo un duro lavoro, poi si alzò e si mise davanti allo specchio, si guardò e come se quella riflessa nello specchio fosse una persona diversa disse a voce alta: “Lei chi sarebbe signora vestita di bianco? Non mi dica che è comandante pure lei !...anche lei afflitta da un vicecapitano ?” si fermò immobile davanti allo specchio e scoppiò in una risata“Si ha ragione lei forse è meglio che mi faccia una doccia…a dopo”Si spogliò buttando tutto sopra il letto alla rinfusa ed entrò nel box doccia dove l’acqua calda che scendeva lungo il suo corpo sembrava quasi le stesse togliendo della zavorra e mille e più pensieri inutili che come polvere si erano appiccicati alla pelle,ma le ferite dentro quelle no, quelle bruciavano lo stesso anche sotto l’acqua e non andavano via.Cercò di rilassarsi e digodere di quello scroscio di acqua e bagnoschiuma.Uscì e si asciugò in fretta,la differenza di temperatura la fece rabbrividire, si rivestì ma questa volta in “borghese” voleva svestire i panni del capitano per un poco, voleva essere solo la donna che era o che si sentiva di essere.Finì di vestirsi, si mise il profumo preferito, rimise in ordine la divisa chiuse la luce e uscì.Uscì sul ponte centrale,ormai fuori era buio, una grande luna stava ferma a nord ovest e illuminava la scena, fece un rapido giro intorno alla nave poi prese la scaletta che portavaal ponte superiore e si appoggiò al parapetto verso poppa cercando con los guardo le luci sulla costa e tirando ad indovinare che città fosse, anche selo sapeva benissimo ormai quella rotta la faceva da tanti anni, ma si divertì aquel gioco con se stessa. Poi ad un tratto qualcosa la distrasse dal gioco e lo sguardo si portò verso il ponte inferiore, vide una sagoma camminare versopoppa, guardò bene ed ebbe un brivido, era lui..il mozzo, l’uomo che le aveva dichiarato il suo amore, che era diventato amico, confidente, e lei gli voleva bene, intensamente.Lui non si accorse che leiera li sul ponte superiore e allora lei si ritrasse un poco, non voleva che la vedesse quella sera, non aveva voglia di compagnia dopo una giornata così,sebbene si sentisse sempre a suo agio quando stava assieme a lui. Ma la curiosità e l’attrazione che aveva per lui la fece sporgere per vederlo, lui stava appoggiato al parapetto sul ponte sotto forse anche lui immerso in pensieri o forse stava pensando a lei, chissà…Lei si sentiva attratta da lui, non poteva negarlo, anche se cercava di tenere a freno questa sua attrazione per non complicarsi ulteriormente l’esistenza, ma da quando lo aveva conosciuto al suo imbarco sulla nave la sua stima e ammirazione per quell’uomo aumentava; era molto diverso dal suo vicecapitano, sia nei modi che nelle idee,lui e lei avevano molte cose in comune, si sentivano in sintonia quando parlavano e pure se quando parlavano di cose futili o scherzavano.Le ritornò in mente quel giorno che lei andò nella sua cabina e lui la baciò intensamente fu sorpresa enello stesso tempo inebriata da quel gesto che, da capitano avrebbe potuto far pagare caro a lui, ma che invece la sciolse in un abbraccio come da molto tempo non aveva avuto.Sarebbe stato bello in quel momento scendere sotto e abbracciarlo li sul ponte, lasciarsi andare tra le sue braccia, le braccia di qualcuno che veramente le voleva bene, che certamente l’avrebbe rispettata non solo come capitano ma soprattutto come donna.Mentre pensava questo il suo sguardo si posò sulle sue mani, erano belle dalle dita lunghe, le unghie tenute bene e in quella luce notturna la fede nuziale brillava. I suoi occhi furono colpiti da quel bagliore e le ritornarono in mente i pensieri del pomeriggio e nuovi brutti ricordi, allora la tolse la girò diverse volte fra le mani, la tenne sul palmo della mano destra come a soppesarla e le parve che fosse pesante abbastanza di ricordi da dimenticare fra frustrazioni e rinunce.Le scese una lacrima, poi baciò l’anello e lo fece volare nel mare.“Andrà a fondo assieme atutti i miei brutti ricordi, ho ricominciato a vivere a sentire che i miei sentimenti non sono morti, che posso ancora essere amata, quello che è stata lamia vita è ormai chiusa nello scrigno del mio cuore, ma il mio cuore ha posto per mille altre cose positive” sorrise per quel suo gesto, chiamò l’amico mozzo e lo salutò con la mano, lui rispose al suo saluto e le disse di scendere da lui.“Non posso scendere devo riprendere servizio…scusami, ci vediamo domani, buonanotte !” e gli mandò un bacio con la mano.“Buonanotte mio capitano !” e lui pure rispose con un bacio con la mano.Tutto era silenzio attorno solo il rumore delle onde che si infrangevano sulla chiglia rompeva quel silenzio di tanto in tanto, lei si ritrasse dal ponte e dalla scala interna scese nella sua cabina per riprendere ad essere il capitano di quella nave,rinfrancata da quella serata normale ma per lei ora davvero speciale.Fiorenzo