Momenti

Volevo diventare grande.


Volevo diventare grande, quella voglia di essere grande e fare quel che ti pare. Almeno così mi sembrava il mondo visto con gli occhi di bambino.Volevo diventare grande, assomigliare al mio papà che andava a lavorare con la motoretta e poi con l’auto quando ha avuto la fortuna di possedere una Fiat 1100 di terza mano.Volevo diventare grande per baciare le ragazze e capire come nascevano i bambini, come ero nato io; portarle a spasso sulla motoretta, andare a ballare, a fare le gite lungo gli argini del fiume e poi finire sdraiati sull’erba a guardare il cielo.“Crescerai anche tu tranquillo….” Mi diceva mamma, guardandomi con preoccupazione vedendo che non mangiavo ed ero magro magro, chissà quanta pazienza ha portato per me.Ma io volevo diventare grande! La vita ti fa diventare grande un poco alla volta perché ogni età ha i suoi perché, ogni età ha qualcosa da offrirti e farne tesoro, ma io ero un bimbo molto distratto, non osservavo la vita passare, mi sembrava che bastasse aspettare e le cose sarebbero arrivate anche per me, così come arrivavano per tutti gli altri.I miei compagni di giochi erano molto più scaltri di me, loro sapevano molte cose della vita “dei grandi” e io li invidiavo, anche io volevo sapere tante cose, ma mi mancava sempre il coraggio di chiedere, di buttarmi dentro le scorribande, le zuffe, le “guerre” fra indiani e cowboys. Mi vergognavo di prendere per mano Anna una compagna di scuola, ma ci perdevo lo sguardo e i pensieri dentro quegli occhi, mi piaceva, era così bella e semplice o forse solamente era una delle poche con cui giocavo, le altre preferivano quelli più vivaci, quelli che sapevano prenderle per mano.Ma io volevo diventare grande.Mi piaceva cantare e a modo mio ero un Bonolis in erba, organizzavo il Festival di Sanremo, dentro una casa in costruzione costruivo la mia batteria con i fustini del dash e bidoni in lamiera su cui battevo a volte forsennatamente anticipando quello degli Ac/Dc.Cantavo le canzoni che ascoltavo alla radio, la televisione l’ho avuta solamente nel 1971 o 72 non ricordo bene, costruivo anche il microfono, facevo le scenografie ero il presentatore, il cantante insomma ero mezzo gasato per un pubblico di….. 2 amici confinanti che non so con quale gioia mi ascoltassero. Certo fortuna che ero un po’ distante da casa così risparmiavo i timpani a mia madre e mia nonna.Nel periodo del “cantante” avevo un brutto vizio che ancora oggi non so spiegare come e dove l’abbia preso, bestemmiavo come un camallo. Ma non una due bestemmie quando ero arrabbiato, no no ne dicevo una dietro l’altra per un buon 10 minuti. Mia madre mi legnava, cercava di convincermi a desistere, neanche lei capiva il perché di queste “uscite”, in famiglia nessuno bestemmiava, neanche fra i miei zii (eccetto zio Pietro) e i nonni. E’ mancato poco che si chiamasse l’esorcista. Ricordo che ne parlò pure con don Antonio il prete della nostra parrocchia, ma lui candidamente disse a mia madre di non dare peso a questa cosa, di non rimproverarmi che mi sarebbe passato questo vizio una volta cresciuto. Difatti verso l’età dei 12 anni cessai di colpo a bestemmiare, mi limitai a qualche bestemmia light, qualche sproloquio non proprio cristiano ed educato ma niente fu come prima, diventai un bravo ragazzo insomma….ora mi limito a fanculizzare il mondo ..Ma io volevo diventare grande.La giovinezza passò così come passò l’infanzia, con gli stessi problemi del vivere, con la stessa tremenda timidezza nello stare con gli altri, con la stessa timidezza che a volte rasentava la paura, l’ansia, il panico, quando stavo accanto ad una ragazza. Mi ero fatto un’idea sbagliata delle ragazze, erano corpo da toccare, corpo da abbracciare, da farci l’amore, non erano solo un traguardo da raggiungere, un fine a cui tendeva l’esistenza.Arrossivo per uno sguardo, per un bacio, per una carezza, tremavo al pensiero di essere da solo con una ragazza….. Durò un bel po’ questo stato di cose, poi cominciai a prendere coraggio e a sentirmi meno ridicolo, beh….il fatto di essere ridicolo non mi abbandonò mai e volte pure ora, forse perché non sono ancora diventato grande.Ma io volevo diventare grande.Volevo diventare grande accanto ad una donna che sapesse stravolgere la mia timidezza, che sapesse tirar fuori la mia voglia di stare in compagnia, con gli amici, con tutti. Volevo diventare grande come il mio papà che sapeva fare mille mestieri, sapeva aggiustare mille cose, sapeva tenerci tutti attorno a lui senza mai essere volgare ne prepotente, a papà bastava alzare la voce e tutti diventavano ubbidienti e senza tante pretese.Mio papà e mia mamma stanno insieme da 53 anni, io non sto assieme a nessuna da sempre; ma ho amato e amo, con tutto me stesso, ho pianto per la felicità di una donna, ho messo lei davanti a tutto per riempire la vita, ma forse non è bastato o magari ho sbagliato i tempi e il  modo. E’ brutto e triste a volte sentirsi Fantozzi,….. Ma io volevo diventare grande.E voglio ancora adesso diventare grande, anche ora che i capelli cominciano a diventare grigi, anche adesso che ho sempre meno altenative, ma dentro sono ancora integro, sono sempre io. Mi stupisco ancora delle mille cose che riesce a fare mio padre ora a quasi 80 anni, mi stupisco dei colori che vedo sulle montagne, sui prati, attorno a me. Mi piace giocare con i bambini a rincorrerci, a salire sull’altalena, a fare le facce buffe, a inventare favole e storie per ridere, a vedere i cartoni animati, mi commuovo a leggere una poesia, mentre guardo un film, mentre penso a lei…Mi da un senso di leggerezza, di un fanciullesco “chissenefregadelmondo” nel camminare da solo su un sentiero di montagna, mi riempio gli occhi di visioni al limite della fantasia quando faccio le mie foto in qualsiasi posto sia, mi sento ancora molto piccolo quando scherzo e rido.Ho paura di non crescere più ….Ma io voglio diventare grande assieme all’amore mio.Fiorenzo 31/03/02009