VOID of ANTI LIGHT

Microstoria I.


Eravamoin gita scolastica al museo dell’arte, ma io, Karen e Nicole ci stavamoaltamente rompendo il cazzo.Giocherellavamocon borchie e lettori mp3, guardando i dipinti che ci interessavano efregandocene delle istruzioni e descrizioni di quella pallosa stitica guida.Ilpavimento si sollevava, spaccandosi, lasciando uscire denti e linguetentacolari, che afferravano e inghiottivano, masticandoli, tutti i nostricompagni e quasi ogni altro visitatore, ovviamente prof inclusa.Mentregiocavamo a morire, uccise dal gas tossico diffuso nell’impianto d’areazione daqualche superterrorista mutante, vedemmo l’uomo. Anzi, io lo vidi.<<Shhhtt! >> feci alle altre, con un dito sulle labbra violette.Leragazze tornarono in vita in modo estremamente rapido.Eradi mezz’età, vestito in modo distinto ma poco appariscente, di grigio e altretonalità – del cazzo – simili.<<Maaaa cazzo fa? >> mi bisbigliò Karen, mordicchiandomi un orecchio.<<Stai ferma! >> l’ammonii sbuffando.L’uomo,poco fantasiosamente, guardava un quadro.Unquadro davvero “medio”, normale, troppo insignificante. Una distesa di campi digrano ondulati, al vento, e un sole forse primaverile in alto a destra, unspaventapasseri quasi al centro, un poco più in basso, di lato, e una piccolazona scura a sinistra, dove finiva il confine campi-orizzonte.. forse unamacchia di alberi.<<Cazzo guarda?! >> il tono annoiatissimo di Nicole era lo specchio del suointeresse per la questione.<<Sapete, mio fratello.. >> iniziai io. Karen mi sbuffò su una guancia emiagolò, leziosamente stupida: <<Ssssssssssssì Andrea? Lo ssssscrittttttore? >><<Lui. Lui dice sempre di non togliere la carta dei regali, di non buttarla via.Dice che da’ allegria all’ambiente, mette felicità. >>Nicolemi guardò fissa.<<Ma tuo fratello sta proprio male. >>Lafissai a lungo, in quei suoi occhi verdi e neri, o quel che erano. Il riflessodi me.<<Sì. >> annuii, e distolsi lo sguardo.Lamacchia scura, nel quadro, si era avvicinata.L’uomoera sempre immobile, nella stessa posizione, impegnato a guardare. Losfregio dell’odio insensato Cosaabbiamo per noi,quiin questa vita?Cheabbiamo fatto,cosaci ha sfregiato?Colpao destino?Libertào peccato? Cosaabbiamo fattoper meritarciquestofossadi fiamme ed odio,chici ha creati, odiachici ha generati, odiachicontrolla questosporcosistema umano,odia.Etutti, alla fineodianonoi,cicredono in colpafallitiin qualcosamancantiin altroealla fine ci odianoperun perché,perun destinoperuna domandachenon ho capito.. Ionon lo so,ioqui vivo, col fatonelmalinconico lato,delcreato. Questodiceva la canzone nelle mie cuffie, che ascoltavo solo per metà, osservandoquell’uomo fissare il quadro.<<Ragazze.. >> mormorai, gli occhi altrove << il quadro stacambiando. >><<Mmh? >> Nicole.Karenscrutò il punto dov’era puntato il mio sguardo, e trasalì.Nonerano alberi, non lo erano mai stati. Erauna cosa oscura, tenebrosa, minacciosa.. una forma ammantata, velata da velineri e verdi, cupi, bluastri e rosso scuro.. molto scuro, rosso sangue venoso. Where’s the right side,where’swhere no hungry was? (Skinned zombies, and raped ghosts – Out of theoutland’s laws) Diventavagrande, sempre più grande, oscura, crudele, terribile e viva, la cosa nelquadro, e noi non osavamo avvicinarci, ormai.Qualcunoaveva spento la noia, affievolito le luci, e dipinto una pennellata di morte,di orribile morte, in una vecchia tela senza senso.Ilmostro, il demone, l’orrore, arrivò in primo piano, il suo volto bianco, osseo,riluceva d’oscura gioia, di tetro e impietoso compiacimento, per l’ardore diquegli occhi impossibili.L’uomo,tremante, spaventato, assente, non potè resistergli. Non potè far altro chefare due passi avanti, e toccare il quadro con la mano tesa.S’irrigidìun attimo, poi crollò.Sapevamo,senz’ombra di dubbio, che era morto stecchito. Lamostruosità del quadro, era solamente una lontanissima, indefinita ombra nera. Suonòl’allarme, e in un attimo ci fu solo il caos.