GALLINE DA CORSA

Pirillo Day


 Un saluto a voi tutti che con pazienza e masochismo avete sopportato mia madre negli ultimi mesi: era veramente una rompipalle e non faceva che mangiare peperoni. Mi presento: sono Pirillo, il figlio della gallina da corsa.In realtà più che una gallina assomiglia a un cappone ripieno di cozze, comunque se è vero che ogni scarrafone è bello a mamma sua è pur vero che se mi trovo per mamma un cassonetto mi ci dovrò abituare.Sono nato il 22 luglio scorso e da bravo figlio di un cappone pesavo 4 Kg e 40. Un attimo prima mi facevo una sacrosanta pennichella (digerire la caponata con 30 gradi all’ombra richiede un pisolino) e un attimo dopo venivo scaraventato senza troppe cerimonie in una culla di plexiglass e circondato da loschi figuri che sorridendo e sgranando gli occhi dicevano:”Cicci cicci piri piri bubububu, ma ciao piccolinoooo bucci bucci bucci!”. Ho pensato:”E questi sarebbero i miei parenti? Cominciamo bene, sono piombato nel bel mezzo della sagra del lobotomizzato…pensa che culo…”.Dopo ben due mesi di gavetta oggi posso dire di essermi realizzato in quelle che sono le mie principali attività e nelle quali sono decisamente un fuoriclasse: piango, mangio, rutto, cago e dormo. Senza falsa modestia devo ammettere di essere un campione visto che il mio pubblico applaude e si commuove ad ogni mia prodezza, soprattutto quando cago. In questa famiglia mi trovo abbastanza bene, la casa è bella, la mia camera è carina e la culla tutto sommato comoda. Il problema è che il servizio è scadente: quando urlo che ho fame mi cambiano il patello, quando voglio il ciuccio mi prendono in braccio e quando mi cago addosso mi danno da mangiare. Insomma avranno anche la laurea ma se non mi sgolo per un’ora non capiscono un cazzo, son più lenti di un intercity infestato dalle piattole. Se non si raccapezzano con queste cose elementari non voglio pensare a quando comincerò a chiedere il telefonino, il motorino e il rolex daytona. Al contrario io sono intelligentissimo, ho capito perfettamente i concetti di “mamma” e “papà”, mi sono chiari anche “nonni” e “vicina di casa”. Una sola cosa mi è ancora ostica: quella bionda che va in giro a quattro zampe, abbaia e perde il pelo. Quella lì non la capisco proprio e quando scodinzolando mi viene vicino e mi annusa, io per l’emozione vomito.