SGUARDO DI GHIACCIO

Post N° 142


LA CREAZIONE E LE ORIGINI SECONDO I NATIVI D'AMERICAI miti e i racconti che spiegano l'origine del mondo e dell'uomo sono tantissimi. L'intervento creatore è affidato a diverse e variabili entità e spesso si tratta di Antenati-Animali: Corvo, Castoro, Volpe, Coyote. Molto spesso agli inizi non c'è che una grande distesa d'acqua; a volte i primi esseri vivono in Cielo e da lì poi discendono sulla Terra; a volte si tratta invece di un'emersione da mondi sotterranei.COME FU FATTA LA TERRAIl Creatore fece la terra e fu come avesse spiegato un immenso telo. Sopra vi mise gli Indiani. Furono creati qui, parola d'onore, e ciò accadeva al tempo in cui questo fiume iniziò a scorrere. Poi creò i pesci di questo fiume e mise i daini nelle montagne e fece leggi che permisero ai pesci e alla selvaggina di proliferare. Poi il Creatore ci diede la vita. (Yakima)**(Gli Yakima sono indiani d'America che appartengono alla famiglia linguistica sahapti Abitavano dei territori ampi lungo i fiumi Yakima e Columbia nella zona orientale dello stato di Washington).(Mito degli Indiani Yakima)Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Il Grande-Capo-Lassù, viveva su nel cielo tutto solo. Quando decise di fare il mondo, venne giù in luoghi dove l'acqua è poco profonda e cominciò a tirar su grandi manciate di fango, che divennero la terraferma. Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo, divenne duro e si trasformò in montagne. Quando cadde la pioggia, questa si trasformò in ghiaccio e neve sulla cima delle montagne. Un po' di quel fango indurì e divenne roccia.Il Grande-Capo-Lassù fece crescere gli alberi sulla terra, ed anche radici e bacche.Con una palla di fango fece un uomo e gli disse di prendere i pesci nell'acqua, i daini e l'altra selvaggina nelle foreste. Quando l'uomo divenne malinconico, il Grande-Capo-Lassù fece una donna affinché fosse la sua compagna e le insegnò a preparare le pelli, a lavorare cortecce e radici e a fare cesti con quelle. Le insegnò quali bacche usare per cibo e come raccoglierle e seccarle. Le insegnò come cucinare il salmone e la cacciagione che l'uomo portava.
LE ORIGINI-IL DILUVIO UNIVERSALE PRESSO GLI INDIANI D'AMERICAIl mito della creazione più diffuso tra gli indiani dell'America Settentrionale prende origine da un diluvio causato da una grave colpa nel comportamento.Un dio invia a turno degli animali sul fondo del mare a raccogliere del fango: i primi due o tre non ci riescono e tornano a galla annegati e senza tracce di fango sulle zampe; tocca all'ultimo animale riuscirci, perdendo la vita,ma recando con sé un po' di melma che servirà al vecchio per creare la terra e gli esseri umani.Anche in questi miti prevale l'idea che alle origini ci fosse una razza imperfetta: secondo la tribù dei Blood (Blackfoot) un tempo, al posto degli esseri umani, c'erano degli esseri con due teste. In un mito degli Algonkini (che comprendono Arapaho, Cheyenne,Ogibwa, Fox e altri)gli animali protagonisti sono la lontra, il castoro, il topo muschiato e l'anatra; in una narrazione analoga dei Crow del Montana la ricerca del fango è affidata a quattro anatre.Il dio in questione è considerato il Sole, che un tempo si chiamava "il vecchio" ed è tutt'uno con il "vecchio coyote". Questa figura popolare, dalle caratteristiche ambigue, è frequente nei racconti indiani.Inktonmi, per i Sioux del Canada (Assiniboin), è una figura demiurga che ha un corrispondente in Inktonmi dei Sioux del Dakota (il quale ha le stesse caratteristiche del Coyote). Per questi ultimi – l’essere supremo è Wakantanka, il "grande potere", mentre per gli indiani Algonkini è Manitou: la "forza magica" e l'espressione del lo spirito che culmina con l'essere supremo, "il grande spirito". Un altro mito della creazione si trova tra i Gros Ventre (Algonkini nord occidentali). In esso si narra di Nihant (bianco), il formatore della nuova umanità, anch'egli, come il Coyote, protagonista di alterne vicende.In questo racconto, Nihant, stufo del modo di vivere delle popolazioni selvagge di quel tempo, dà il via al diluvio con un complesso cerimoniale di cui fanno parte lo sterco di bue (che veniva usato come combustibile), la pipa sacra e l'accompagnamento di tre canti e tre grida culminante con un calcio decisivo sferrato alla terra."Venne fuori l'acqua e piovve per giorni e giorni" dice la leggenda. Cessata la pioggia Nihant era l'unico sopravvissuto alla deriva nelle acque assieme a una cornacchia che, stanca di volare, gli hiedeva continuamente di riposarsi. Nihant le rispondeva ogni volta di appoggiarsi sopra la pipa sacra. La pipa, avvolta in una pezza di pelle, conteneva tutti gli animali. Essi, pur essendo tutti privi di vita,potevano venir resuscitati dalla pipa sacra e dal canto di Niharat. Nihant. scelse quelli più resistenti sott'acqua. Il primo a tuffarsi fu un toffolo che non riuscì ad arrivare fino in fondo: sentendosi mancare tornò a galla semisoffocato. Egli lo rianimò col suo canto e il toffolo si tuffò di nuovo, arrivò quasi a sfiorare i1 fondo e tornò su tramortita. Toccò poi a una tartaruga che credette di non aver raccolto la melma. Dopo un attento esame Nihant scoprì invece che aveva un po' di terra nascosta tra le zampe; con quella poca terra, con un incantesimo, fece sorgere un lembo di terra abbastanza grande per lui e per la cornacchia che finalmente potè riposare (nel frattempo si era ancora lamentata senza posarsi sulla pipa)."Voglio che ci sia terra fin dove posso vedere!" disse Nihant. È questo un aspetto curioso del mito; nella terra a perdita d'occhio non c'era neppure una goccia d'acqua. La situazione venne poi risolta dal pianto di Nihant dal quale nascono i corsi d'acqua, mentre dalla terra vengono poi plasmati gli uomini che terranno compagnia a Nihant e alla cornacchia.A proposito dei miti indiani del nord Stith Thompson osserva: "Fra gli americani troviamo, ora il "creatore" in un mondo che egli noti ha ancora creato, ora l'acqua primordiale che sembra coprire tana terra non ancora creata; concezione, quest'ultima, comune a tutte le tribù indiane, con la sola eccezione, forse, del gruppo eskimese.Il Thompson rileva che non ci si può attendere criteri ordinati per la sistemazione dei miti da parte degli indiani, prerogativa questa delle mitologie più filosofiche.Gli indiani del Southwest invece, pur riferendosi anche loro a una distesa d'acqua primordiale, presuppongono che la tribù sia sorta dal basso, dopo una serie di passaggi attraverso tre o anche quattro inondi sovrapposti. Ogni mondo viene perfezionato, o distrutto e sostituito da quello successivo perché ritenuto non soddisfacente.Questi indiani hanno in comune con quelli della California una storia sulle origini: all'inizio la terra e il cielo erano congiunti, la terra era la madre dell'umanità, mentre il cielo era il padre. In un certo periodo succede che, in vari modi,il cielo venga spinto in alto e staccato dallaterra, così da dar spazio all' umanità.ESTANATLEHI(Estanatlehi)La dea Navajo del cielo, moglie del sole, sorella gemella di Yolkai Estsan, moglie della luna. E’ la dea più rispettata tra gli Indiani Navaho, lei è vista come la Dea del cambiamento, e si narra che sia in grado di invecchiare, per tornare poi ad essere giovane.E’ in grado di passare attraverso una serie infinita di vite senza mai morire. Estanatlehi creò la prima coppia di primitivi dal mais. Detta anche “Donna che cambia” è simbolo di trasformazione ed eternità.LA NUOVA CREAZIONEDopo che tutto fu compiuto, l'Uomo-del-Sole si consultò con i suoi figli che lo avevano informato che alla terra mancavano gli uomini. L'Uomo-del-Sole mandò i figli a dire alla loro madre Estanatlehi che c'era bisogno degli uomini: ella avrebbe saputo cosa fare. Quest'ultima, ricevuto il messaggio, prese due cesti. Ne riempì uno con farina di mais bianca e l'altro con farina di mais gialla. Poi agitò i suoi seni facendo cadere nella farina bianca e in quella gialla una polvere che impastò con dell'acqua per farne un impasto solido.Con il miscuglio bianco formò rapidamente un uomo e con quello giallo una donna, li fece stare per tutta la notte l'uno accanto all'altro e quando venne mattina Estanatlehi diede loro una forza speciale,cosicché entro quattro giorniebbero dei figli che erano già grandi.E i nuovi uomini e i loro figli ebbero altri figli ogni quattro giorni, e continuò così sinché la terra fu popolata di nuovo. Non rallentarono questo ritmo se non quando furono numerosi come gli uomini che una volta avevano popolata la terra e avevano attirato su di se la punizione per le loro colpe. Infine Estanatlehi si recò in viaggio a ovest, decisa a generare ancora nuovi uomini e, lungo la via, con il mais variopinto fece altri otto uomini, a seconda di come mescolava la farina con i suoi seni. Si crede sia per questo che i capezzoli delle donne di queste tribù sono di particolare bellezza.(materiale informativo tratto da ricerca nel WEB e cartaceo, prego gli autoridi citare se protetto dal diritto d'autore (copyright), per l'eventuale cancellazioneo citazione, grazie. (marco.aliaslosciccos@libero.it))