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ISRAELE IN CORSA


Quando penso alla parola Israele mi viene in mente la religione, il Il Monte Moriah detto Monte del Tempio nelle cui fessure gli ebrei infilano foglietti con sopra scritte delle preghiere, penso alla guerra dei Sei giorni del 1967, Israele che occupò la penisola del Sinai, la striscia di Gaza, le alture del Golan e la riva occidentale del Giordano (Cisgiordania) mi vengono in mente Shimon Perez e poi da Yitzhak Shamir. Non si pensa mai che un popolo con otto milioni di abitanti, privo di risorse naturali e sempre in guerra possa vedere nascere al suo interno, migliaia di startup ogni anno. Niente armi solamente stanze insonorizzate e computer in cui c’è l’avanguardia del governo israeliano, giovani cyberwarrior preparatissimi. Il premier Benjamin Netanyahu parla di attacchi alla Borsa, alla Banca centrale e a tutti i sistemi di comunicazione puntualmente respinti da loro e bloccati, insomma Israele, la terra promessa delle start-up tecnologiche che si lancia nei settori di punta.