mio diario

Ognuno


ha il suo fardello da portare, ne sono certa. Alcuni sono propensi a condividere i propri crucci con gli altri, altri si lamentano tanto per riempire del tempo inutile. Altri ancora sopportano la soma con la rassegnazione di un mulo, su per gli stretti sentieri di montagna. Mi ricordo, da ragazzina, il mulo che trainava il carretto del sale nei vicoli sterrati del paese di mia nonna. Mi fece impressione quella bestia, tranquilla, passo dopo passo, su per il paese vecchio. Mi sembrava proprio il simbolo di quella sofferenza paziente e silenziosa che anche molti esseri umani provano. A ben pensarci, quelli che si lamentano sempre, non credo che siano granché intelligenti, anzi. Le persone di quel tipo cerco di tenerle lontane da me. Non le sopporto. Invece la mia cara ex amica non mi parla più perché, mi ha detto, io sono strana, ho i segreti. Si fosse mai provata a domandarmi cos'avessi! Se non ha cercato di capirmi, allora tanto amica non é. Perciò via, alla larga da me. Posso farne a meno. Le persone che ti vogliono bene ti capiscono, non chiedono, ti aspettano, sono pronte a rialzarti quando cadi, sono pronte a festeggiare quando vinci. Mio figlio L. considera amici tutti i compagni di scuola, quelli delle comitive che frequenta, tuti i contatti su facebook. Scoprirà un giorno, come succede a tutti prima o poi, che gli amici li puoi contare si e no sulle dita di una mano. E che il migliore amico che hai, che sa tutto di te,  ha a cuore il tuo interesse, non ti si vende per trenta monete, sei tu.  Solo tu.