mio diario

Con stupore.


Mercoledì è stata proprio una giornataccia. Sono preoccupata per il mio esame, ché studiare in un mese e mezzo, nei ritagli del lavoro e nei minuti rubati a casa, il programma di un anno di una lingua che non ho mai studiato, bhè, per quanto mi stia impegnando, facile non è. Poi l'arrivo di tre ospiti che, graditissimi, per carità, ma per una settimana vanno ad aggravare il mio già gravoso menage casalingo. Mia figlia con la ribellione adolescenziale un tantino in ritardo.Io mercoledì credevo proprio di non superarlo. Ero al lavoro e non riuscivo a trattenere le lacrime. E' un controsenso ma proprio speravo non entrasse nessuno.Poi mio marito m'ha telefonato. Lui doveva lavorare fino a tardi. M'ha detto "vieni da me". Ed io ho chiuso mezz'ora prima, ho preso il treno al volo e sono andata da lui. Quante coccole, quanto sostegno, cerca di distrarmi, di trattenermi dall'abisso. Se non fosse per la sua volontà, non ce la farei. Ieri pomeriggio mi ha convinta ad uscire con i nostri ospiti. Senza ragazzi, ché uno doveva studiare e l'altro si sarebbe di certo annoiato e stancato. Ma il mio senso di colpa, perché la mamma che non è sempre al servizio dei suoi figli, che li lascia a casa da soli mi sembra una mamma cattiva( anche se quelli la mamma intorno non la vogliono più) e il mio senso di inadeguatezza per il mio ruolo di madre, il fallimento nell'educazione dei figli. Che altro? Io me ne andrei. A volte mi capita di vedere i barboni buttati sui marciapiedi intorno alla stazione o sull'erba nei tanti parchi della città e penso che vorrei essere così anch'io. Quelle persone non hanno niente e non devono fare niente. Niente impegni, niente responsabilità, niente critiche. Ma poi capisco che nn funzionerebbe perché quello da cui vorrei fuggire io è un peso che ho dentro, che mi porterei ovunque andassi, che non potrei lasciare da nessuna parte. Quel peso è proprio il mio stesso esistere.Con stupore m'accorgo che quell'uomo schivo, che fatica ad esprimere a parole i suoi sentimenti, tiene così tanto a me da non permettermi di lasciarmi andare. Mi spinge avanti, mi costringe ad ignorare l'istinto distruttivo. E mi domando  perché lo faccia, Oggi lavora,  non tornerà prima di cena. Non so come ci arriverò io, che è già da un'ora che piango e fingo di essere raffreddata. Ma devo riprendermi, devo darmi da fare per l'esame di lunedì. Non voglio fallire in questo mio grande desiderio.