Creato da gccalabria il 09/10/2007

GIOVANI COMUNIST*

Il blog delle/i Giovani Comuniste/i della Calabria

 

 

DA LIBERAZIONE DEL 21/02/2008

Post n°45 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da gccalabria

Un passo avanti…ma solo verso un cambiamento di Sinistra

 

Seguendo l’esempio e cercando di aggiungere un altro tassello al ragionamento di Matteo Iannitti, di qualche giorno fa sulle colonne di Liberazione, crediamo sia legittimo e forse anche indispensabile, da parte nostra dire cosa ne pensiamo della condizione giovanile e del futuro che vogliamo costruire. Tuttavia ci permettiamo di dissentire su alcuni aspetti del suo intervento e su molte parti di quello di Don Roberto Sardelli e di Massimo Ilardi.

A differenza di Matteo pensiamo che la svolta generazionale all’interno dei partiti e della politica deve scaturire dall’impegno delle ragazze e dei ragazzi che ne fanno parte e non deve essere certo lasciata alla sola lungimiranza dei nostri dirigenti o dei dinosauri che ancora si aggirano all’interno della Sinistra italiana.

Non scriviamo con la volontà di ricevere facili consensi, ma per aprire degli spazi di dibattito e, ancor di più, per stimolare la sperimentazione concreta di nuove forme organizzative e di un nuovo modo di porsi verso la politica, uscendo dagli schemi per “addetti ai lavori” e immedesimandoci nelle/nei tante/i giovani, con i quali quotidianamente ci capita di confrontarci e che Don Sardelli ha descritto con gli occhi di un’altra generazione e perciò in modo parziale.

Pensiamo occorra rompere, soprattutto da parte delle/dei giovani, con le prassi e le pratiche da tempo instaurate e degenerate nel nostro partito e in tutta la sinistra. Ci riferiamo al personalismo dilagante, al professionismo politichese, all’imitazione caricaturale di parole e di slogans provenienti, senza nessuna rielaborazione, dai leaders dei partiti e dei movimenti. Viceversa, è essenziale far prevalere un nostro punto di vista, generazionale e originale, basato sull’esperienza concreta e non sulla superficiale adesione, scimmiottando i sotterfugi e i giochi di potere dei politici (prendendo a prestito l’espressione di don Sardelli) con le teste bianche. Perché, come sempre è avvenuto nella Storia, è da dentro la nostra generazione, quella nata nella crisi, che possono nascere, e secondo noi sono già nati, gli anticorpi per la deriva del mercato neoliberista e della mercificazione della vita. È da quel mondo “tranquillo” del volontariato e dell’impegno sociale, che sta nascendo la “Rivoluzione Coerente” che può scardinare i meccanismi della società del controllo e del dio denaro. Occorre avere, certo, l’umiltà di poggiarci “sulle spalle dei giganti” che ci hanno preceduti, ma siamo altrettanto convinti che è fondamentale avere il coraggio intellettuale e la presunzione giovanile di superarli, in quanto le sfide da affrontare sono completamente nuove e molto differenti rispetto al passato.

Partiamo dall’ipotesi, provocatoria ed insolente, che le ideologie, intese gramscianamente come “concezioni del mondo” che regolano vasti ambiti del vivere, non possono più reggere rapportate con lo sviluppo delle società attuali, sempre più frenetiche e in perpetua rielaborazione, in grado di modificare con la stessa velocità simboli e parole d’ordine.

In questo quadro, di forte ridimensionamento della Sinistra e della sua cultura, di profonda crisi delle liturgie dei partiti novecenteschi e di apertura di nuovi scenari organizzativi, tecnologici e concettuali, pensiamo sia necessario un approccio pratico, post-ideologico, all’idea di politica e di Sinistra, capace di dare risposta ai bisogni quotidiani delle persone senza perdersi in inutili sofismi.

Perché, se da una parte, tutto è cambiato, sia all’interno delle società attuali sia nella costruzione del consenso e delle opinioni, dall’altra le necessità delle persone sono rimaste pressoché le stesse. Parliamo di un lavoro stabile, dignitoso e privo di rischi, di una casa, della tutela dell’ambiente, di servizi pubblici universali ed efficienti, e, soprattutto, della possibilità di poter incidere sulle scelte che all’interno della propria comunità (locale, nazionale e sovranazionale) vengono compiute.

Perciò, da un lato, pensiamo sia indispensabile lanciare una sfida che aspiri a stabilire l’agenda della politica italiana mettendo al centro, nelle parole e nei fatti, nei nostri discorsi e nei nostri comportamenti, i valori di solidarietà, eguaglianza, giustizia sociale e democrazia. Dall’altro, occorre declinare i nostri valori in azioni concrete in grado di soddisfare i bisogni delle persone. Un modus operandi che riesca ad integrare o a sostituirsi, se occorre, alle politiche sociali che le istituzioni non garantiscono più. Per rendere l’idea in modo semplice ma incisivo, pensiamo che sia molto più efficace acquistare o occupare (vedi Action a Roma) una casa per poi darla in affitto a prezzi politici, aprire una mensa per i poveri, organizzare un centro sociale per gli anziani, creare un centro culturale per i giovani, aprire un fondo per i precari, invece che fare un semplice corteo a favore della casa, dei poveri, degli anziani, dei giovani o dei precari. Con questo non vogliamo mettere da parte le lotte per rivendicare fondamentali diritti che lo Stato deve garantire, ma pensiamo che limitarsi solo ad “astratte” azioni di lotta non coinvolga più le nuove generazioni e anzi le allontani dall’impegno politico. È altrettanto strategico, del resto, creare una massa critica che agisca nella società, in modo esteso e capillare, invece che concentrare gli sforzi sul dissenso nei cortei o alle manifestazioni di piazza. 

D’altronde, non crediamo ad un partito o ad una Sinistra immersi solo nella società e svincolati dalle istituzioni, tuttavia pensiamo che quando vi sono delle difficoltà o delle questioni dirimenti sulle quali scegliere, è necessario avere il coraggio di ritornare in mezzo al nostro popolo, fra i nostri militanti e far decidere direttamente le persone coinvolte, avendo la coerenza di essere conseguenti rispetto alle scelte compiute. Solo così le ragazze e i ragazzi, potranno riacquistare fiducia nella Politica. Soltanto facendo vivere la democrazia quotidianamente, facendo contare ogni singolo iscritto quanto il segretario del partito, potremo aspirare ad una Sinistra forte e radicata nel tessuto democratico del Paese.

All’interno di questo nuovo modo di concepire la militanza e la politica un ruolo dominante lo deve avere l’aspetto etico e morale.

La coerenza deve prevalere sull’ipocrita separazione tra le idee proclamate e i comportamenti praticati. Se stiamo dalla parte dei ceti meno abbienti chi fa politica a Sinistra non può permettersi di ricevere dalla politica più di quanto guadagna un dipendente o un operaio che vogliamo difendere: una soluzione fattibile sarebbe quella adottata in Olanda dal Partito Socialista (passato dal 6 al 17%), “i deputati  consegnano l'intero stipendio al partito per riceverne 2.000 euro al mese”. Non è certo nostra intenzione fare qualunquistica demagogia, ma una delle conseguenze della fine delle ideologie è che le/i giovani si identificano e decidono di partecipare e poi di votare, non più in base ad una astratta appartenenza o come atto di fede, ma giudicando giorno per giorno la politica concretamente attuata e le condotte di coloro che li devono rappresentare o con cui si devono confrontare.

Perché anche se la partecipazione politica in senso novecentesco è praticamente disertata dalle nuove generazioni, il mondo del volontariato sociale, culturale ed internazionale, è caratterizzato da un coinvolgimento giovanile preponderante. Non è vero che i giovani non partecipano, sono solo diventati esigenti e ancora più radicali. Le ragazze e i ragazzi di oggi non si accontentano più di “cosa” sarebbe bello e giusto realizzare, dell’astratta coscienza critica, delle infinite discussioni in assemblee vocianti e poco propositive, ma vogliono risposte praticabili e avere la possibilità di decidere veramente. Vogliono sapere “come” attuare concretamente i nostri ideali di solidarietà e giustizia sociale. In fondo, chiedono soltanto di non essere utilizzati dalla politica come elementi coreografici, come bassa manovalanza durante le elezioni, escluse/i dalle scelte, escluse/i dalle liste, escluse/i da quella politica che dovremmo cambiare e che noi in prima persona viviamo. La pratica democratica imparata in questi anni, anche a caro prezzo, nelle strade di Genova, Praga, Parigi, Londra, al gay pride, nelle mobilitazioni di Vicenza e della Val di Susa, nelle grandi manifestazioni per la pace e nell’azione quotidiana all’interno dei Movimenti, ci ha insegnato che il rinnovamento politico, delle idee e delle persone, è essenziale perché i rappresentanti dei cittadini siano veramente i portavoce dei problemi e delle difficoltà che affliggono il nostro Paese. Purtroppo non è così! E certo non possono essere sempre le stesse facce e gli stessi nomi a poter rappresentare: l’alienazione nei call center, le mani callose nelle fabbriche, i soprusi subiti nelle terre martoriate dalle mafie e dalla criminalità organizzata, l’impotenza e la rabbia di fronte alle basi militari straniere.

Noi, vogliamo contribuire a costruire un’autentica Sinistra che si riappropri della politica e dell’umiltà della fatica quotidiana, vogliamo tentare l’assalto al cielo e costruire un Mondo migliore, partendo dal cambiamento radicale prima della nostra vita e, poi, di quel piccolo grande mondo in cui viviamo e del quale ci sentiamo protagonisti.

 

Portavoce Giovani Comuniste/i Fed. di Forlì

Nicola Candido

 

Portavoce Giovani Comuniste/i Regione Sardegna

Simona Deidda

 

Portavoce Giovani Comuniste/i Regione Calabria

Giovanni Maiolo

 
 
 

PERQUISIZIONI AGLI SCIOPERANTI. PERCHE'?

Post n°44 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da gccalabria

GIOIA TAURO – PERCHE’ VENGONO PERQUISITE LE ABITAZIONI DEGLI SCIOPERANTI?

 

 

Le/i Giovani Comuniste/i sono sempre state/i vicino ai portuali di Gioia Tauro impegnati a difendere i propri diritti e a chiedere la riapertura del tavolo negoziale, che deve vedere un corretto rapporto tra l’Azienda e il coordinamento dei portuali, che si è dimostrato essere ampiamente rappresentativo a differenza dei sindacati confederali che sembrano avere rinunciato al loro ruolo di difensori dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ci giunge voce in queste ore di perquisizioni effettuate da parte delle forze dell’ordine nelle abitazioni di dieci scioperanti aderenti al coordinamento dei portuali. Ignoriamo quali ragioni abbiano spinto a tale decisione, ma se si trattasse di questioni legate alla legittima lotta dei portuali e agli scioperi dei giorni scorsi e a quelli proclamati per il prossimo futuro si tratterebbe di avvenimenti di una gravità inaudita. Non si possono impedire le lotte dei lavoratori con questi metodi che ricordano altri tempi e non certo regimi democratici!!!

 

 

Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i calabresi

Giovanni Maiolo

 
 
 

STAZIONE UNICA APPALTANTE: SCONCERTO PER DECISIONE GOVERNO

Post n°43 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da gccalabria

STAZIONE UNICA APPALTANTE - SCONCERTO PER DECISIONE GOVERNO

 

La Calabria è la Regione in cui la ‘ndrangheta domina ogni aspetto della vita economica.

La Calabria è la Regione in cui un consigliere regionale dichiara disinvoltamente alla stampa, credendo di non essere ripreso, che “u cumpari du to cumpari è me cumpari”.

La Calabria è la Regione in cui hanno assassinato il vice presidente del consiglio regionale.

La Calabria è la Regione in cui gli omicidi di ‘ndrangheta sono talmente frequenti da non suscitare più scalpore.

La Calabria è la Regione in cui gli amministratori locali vengono minacciati continuamente quando non seguono le regole dettate dai clan.

La Calabria è la Regione in cui gli imprenditori pagano il pizzo, e se non lo fanno subiscono intimidazioni, o peggio.

La Calabria è la Regione in cui il decentramento degli appalti e la moltiplicazione delle fonti appaltatrici favorisce inevitabilmente le cosche.

Per queste ragioni salutammo favorevolmente l’idea della Regione Calabria di costituire la Stazione Unica Appaltante, per ridurre le discrezionalità, per garantire un maggiore controllo, per impedire alla ‘ndrangheta di continuare a gestire gli appalti pubblici.

Non comprendiamo pertanto le ragioni che hanno portato il Consiglio dei Ministri (praticamente decaduto) ad impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale.

Questa scelta, che congela tutto in attesa del giudizio della Suprema Corte, penalizza lo Stato e favorisce i mafiosi, che non potranno non gioire di questo avvenimento.

La Calabria è una regione particolare, con livelli di infiltrazione mafiosa altissima. La Stazione Unica Appaltante è uno degli strumenti che può incidere nella battaglia all’illegalità, perché è colpendo gli “affari economici” delle cosche che si fa male alla ‘ndrangheta.

Ci auguriamo che, per una scelta incomprensibile del Governo, questo mezzo non venga accantonato. 

 

 

 

Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i calabresi

Giovanni Maiolo

 
 
 

MANIFESTAZIONE DI COSENZA

Post n°42 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da gccalabria

Cosenza
Una grande festa per
la voglia di cambiare

SU LIBERAZIONE DI OGGI


Cara "Liberazione", non possiamo che esprimere soddisfazione per le oltre diecimila persone che hanno partecipato al corteo no global, a Cosenza, a sostegno degli imputati del processo alla rete del Sud ribelle. E' stato un momento di festa ma soprattutto un momento di riflessione e di pacifica e intelligente protesta al quale i giovan* comunisti* della provincia di Cosenza e della regione intera hanno partecipato in massa arricchendo tutti gli spezzoni della manifestazione con la loro presenza. Nel rivendicare la libertà di opinione e il pieno appoggio ai compagni ingiustemente imputati non si può non ricordare che siamo profondamente convinti che bisogna cancellare norme che costituiscono una vera e propria mortificazione dei principi di libertà e di democrazia per un Paese come il nostro. Norme assunte in un periodo storico segnato da una grave restrizione delle libertà, quale è stato il Fascismo, continuano a vivere e ad essere riferimento degli organi dello Stato e della Giustizia. E' necessario cancellare definitivamente queste norme che costituiscono una vera e propria vergogna per un Paese civile ed avanzato ed una grave limitazione delle libertà. Non è possibile processare gente per quello che pensa. Bisogna continuare a dire di no a questa incredibile montatura della magistratura cosentina che colpisce giovani e movimenti che hanno fatto tanto fino a questo momento. E' stata una giornata importante per sostenere il diritto a mantenere aperta in Italia la speranza di cambiare radicalmente le sorti del Paese per le future generazioni sottoposte nell'attualità ad un futuro di precarietà e repressione.
Giovan* Comunist* Federazione di Cosenza

 
 
 

SIAMO TUTT* SOVVERSIVI!

Post n°41 pubblicato il 01 Febbraio 2008 da gccalabria

Francesco Caruso*
Cospirazione politica finalizzata a turbare l'esercizio delle funzioni di governo. Questa è l'accusa che ci rivolge il pm di Cosenza Domenico Fiordalisi, che potrebbe tranquillamente essere affibbiata a qualsiasi sindacalista che promuove uno sciopero generale o ad un esponente politico che minaccia la crisi di governo. Può sembrare una follia e un'assurdità, ma invece quella norma, il 304 del codice penale, ha una sua ratio logica e politica da rintracciare nel contesto storico nella quale venne promulgata: correva l'anno 1931 e la dittatura fascista si forniva degli opportuni strumenti legislativi per colpire e incarcerare i dissidenti e oppositori politici del regime. Di qui l'accusa, il carcere, l'esilio, il confino che colpì numerosi esponenti politici antifascisti tra i quali Sandro Pertini, anch'egli accusato di questo reato. Ma tutto questo cosa c'entra con l'oggi? Cosa c'entra con il movimento dei movimenti, con le contestazioni del G8 di Genova? E' una domanda difficile, ma provo a rispondere seguendo il ragionamento che il dott. Fiordalisi ha esposto nella sua requisitoria: il G8 di Genova non fu momento straordinario e moltitudinario di mobilitazione sociale contro la globalizzazione neoliberista, ma il risultato finale di un disegno eversivo, di un progetto rivoluzionario di abbattimento dello stato "purtroppo" andato male. I 13 cospiratori si erano riuniti la prima volta a Cosenza il 19 maggio 2001, con tanto di giornalisti e telecamere al seguito. Io credevo fosse una delle tante iniziative organizzate in quei giorni di preparazione al controvertice di Genova, mentre invece in tale sede si posero le basi del disegno eversivo che nel giro di pochi mesi mise in piedi, cito testualmente il Pm, "una associazione sovversiva di ventimila aderenti che in quelle giornate, con la complicità di trecentomila persone che tolleravano e a volte coprivano le violenze, al fine di sovvertire,violentemente, l'ordinamento economico costituito nello Stato ed in particolare la globalizzazione neoliberista e l'ordinamento del mercato del lavoro".
Le prove schiaccianti che il pm ha portato in aula sono essenzialmente alcune frasi estrapolate dopo oltre un anno di intercettazioni ambientali e telefoniche a carico di decine di attivisti dei movimenti: milioni di euro spesi per nulla, visto che la maggior parte riguardano interviste rilasciate ai maggiori quotidiani nazionali e pubblicate quindi il giorno successivo. Bastava farsi qualche abbonamento e risparmiare così un sacco di soldi. Le frasi riportate nell'inchiesta, per dimostrare l'intento sovversivo e cospirativo, sono quelle che rimbalzavano tra megafoni, microfoni e centinaia di migliaia di telefoni, tra i tanti in partenza per Genova: "Dobbiamo disobbedire e lottare contro il G8", "non ci faremo intimidire", "violeremo la zona rossa", anche se poi si vede bene dal riportare la continuazione della trascrizione che dice "nel modo più pacifico e tranquillo possibile e non porteremo nessuno strumento atto ad offendere". Le intuizioni poi del Pm sono qualcosa di geniale: in vista di una riunione, frasi del tipo "abbiamo un lungo ordine del giorno, facciamo una sparata su Genova, e poi andiamo avanti sulle altre vicende" vengono segnalate in neretto come prova degli intendimenti violenti ed eversivi. O anche la presenza in contemporanea a giungo a Genova di tre degli indagati è vista come la dimostrazione di un loro attento lavoro di pianificazione del disegno eversivo. Peccato che erano lì alla riunione del genoa social forum a discutere con i cattolici e la rete lilliput di come organizzare le manifestazioni. Queste sono le chiacchiere, le parole, ma i fatti concreti che vengono contestati? Quasi nulla, non c'è bisogno di fatti se devi processare un'idea, un intento, un disegno rivoluzionario. Certo ci sono le immagini che il pm ostinatamente voleva trasmettere in aula degli scontri di piazza a Genova, il blindato bruciato, l'assalto al carcere Marassi, ma la connessione tra questi fatti e il processo resta solo nel suo lungimirante cervello. In verità qualcosa l'abbiamo pur fatto, ricorda Fiordalisi e porta in aula l'occupazione di una agenzia di lavoro interinale, il manifestare di un imputato "provocatoriamente" e oltraggiosamente davanti alle forze dell'ordine con una zucca in testa, il sit-in fuori il deposito di centro Enea di Rotondella in Lucania contro il nucleare, il lanciare foglie di cavolfiori in aria davanti un cordone di polizia". Poi c'è una mailing list di oltre 1600 iscritti e finanche l'utilizzo da parte di alcuni imputati della crittografia. E infine anche una telefonata nella quale due eversivi si consigliano l'un l'altro di portare "due materassini a testa" che però servono come armi di difesa e non per dormire! A questo punto vien fuori un sorriso di accompagnamento alla consapevolezza che tutti verranno assolti. Permettetemi invece il beneficio del dubbio, non per una diffidenza pregiudiziale, ma purtroppo per l'esperienza acquisita sul campo. In un paese democratico dovremmo essere tranquilli, ma chissà perchè non lo siamo: forse perchè viviamo in un paese nel quale chi froda il fisco per miliardi, chi organizza il crac della Parmalat, chi favorisce mafiosi e compra migliaia di voti dalla criminalità organizzata, chi mette in piede lobby politico-affaristiche per spartirsi e gestire le nomine dei primari fino alle assunzioni degli infermieri, ebbene loro sono liberi. Chi invece manifesta contro il carovita nei supermercati si prende, come avvenuto a 7 di noi pochi mesi orsono, 3 anni e mezzo per "estorsione aggravata" avendo "estorto dietro la minaccia di una manifestazione 50 chili di pasta distribuiti poi all'esterno del supermercato ai cittadini". Non c'è nulla di cui stare tranquilli se alcuni attivisti vengono condannati per i fatti del g8 anche ad oltre 10 anni per un reato, devastazione e saccheggio, da codice di guerra o i 13 attivisti fiorentini che pochi giorni fa hanno preso 7 anni di carcere per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, per un parapiglia durante una manifestazione contro la guerra all'esterno del consolato americano. E' per questo che dobbiamo essere in migliaia a Cosenza domani, per ribadire che è vero, siamo tutti sovversivi perchè vogliamo costruire un altro mondo possibile.
*Deputato Prc

 
 
 

SOSTEGNO AI PORTUALI DI GIOIA TAURO

Post n°40 pubblicato il 29 Gennaio 2008 da gccalabria

 

A nome delle/i Giovani Comuniste/i esprimo solidarietà e sostegno ai portuali di Gioia Tauro impegnati ancora una volta, col mezzo legittimo e necessario dello sciopero, a difendere i propri diritti e a chiedere la riapertura del tavolo negoziale, che deve vedere un corretto rapporto tra l’Azienda e il coordinamento dei portuali, che si è dimostrato essere ampiamente rappresentativo a differenza dei sindacati confederali che sembrano avere rinunciato al loro ruolo di difensori dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il contratto integrativo prevede dei parametri produttivi eccessivamente elevati che impediscono ai lavoratori il raggiungimento del premio di produzione nonostante l’azienda abbia aumentato la produttività del 21%.

Riteniamo tutto ciò ingiusto e per tale ragione sosteniamo la vertenza aperta dal coordinamento dei portuali.

 

 

 

Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i calabresi

Giovanni Maiolo

 
 
 

L'ESEMPIO DI RIACE

Post n°39 pubblicato il 20 Gennaio 2008 da gccalabria

CONSIGLIO COMUNALE DI RIACE

 

 

 

Per martedì 22 gennaio è stato convocato il Consiglio Comunale di Riace, amministrato dal sindaco Domenico Lucano.

All’ordine del giorno ci sarà la modifica dello Statuto Comunale per prevedere, in caso di omicidi di ‘ndrangheta, l’automatica costituzione di parte civile dell’ente locale nei processi.

Riace è l’unico comune ad accogliere la proposta lanciata dal Comitato per il diritto alla Vita, alla Libertà e alla Giustizia e alla quale le/i Giovani Comuniste/i hanno aderito immediatamente.

Per tale ragione non possiamo che esprimere apprezzamento per la scelta di un’amministrazione comunale sensibile alle richieste provenienti dalla società civile e alla lotta (simbolica e reale) alla ‘ndrangheta.

Riace è ormai diventato il simbolo della Locride che si ribella, e ci insegna che anche in questa terra si possono cercare strade alternative alla sudditanza alle logiche mafiose.

Altrettanto non possiamo dire delle altre amministrazioni comunali locridee, in primis di quelle di sinistra. Oltre a Lucano nessun altro sindaco ha deciso di modificare lo statuto comunale del proprio comune, adeguandosi alle vergognose scelte dell’amministrazione sidernese, o magari proprio per non mettere in cattiva luce il loro collega Figliomeni.

È con rammarico che prendiamo atto dell’indifferenza delle altre amministrazioni comunali verso un argomento che sicuramente non fa conquistare applausi durante le inutili kermesse dell’antimafia da parata ma che segna nettamente e realmente un distacco da qualsiasi tipo di compromissione con la criminalità.

Nel buio della Locride si è acceso solo un faro, quello di Riace.

Da inguaribili ottimisti speriamo che quella di Riace non rimanga la sola luce a illuminare la strada verso la legalità e la libertà di questa terra dall’oppressione mafiosa.

 

 

 

Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i

Giovanni Maiolo

 
 
 

L'ESEMPIO DI RIACE

Post n°38 pubblicato il 20 Gennaio 2008 da gccalabria

CONSIGLIO COMUNALE DI RIACE

 

 

 

Per martedì 22 gennaio è stato convocato il Consiglio Comunale di Riace, amministrato dal sindaco Domenico Lucano.

All’ordine del giorno ci sarà la modifica dello Statuto Comunale per prevedere, in caso di omicidi di ‘ndrangheta, l’automatica costituzione di parte civile dell’ente locale nei processi.

Riace è l’unico comune ad accogliere la proposta lanciata dal Comitato per il diritto alla Vita, alla Libertà e alla Giustizia e alla quale le/i Giovani Comuniste/i hanno aderito immediatamente.

Per tale ragione non possiamo che esprimere apprezzamento per la scelta di un’amministrazione comunale sensibile alle richieste provenienti dalla società civile e alla lotta (simbolica e reale) alla ‘ndrangheta.

Riace è ormai diventato il simbolo della Locride che si ribella, e ci insegna che anche in questa terra si possono cercare strade alternative alla sudditanza alle logiche mafiose.

Altrettanto non possiamo dire delle altre amministrazioni comunali locridee, in primis di quelle di sinistra. Oltre a Lucano nessun altro sindaco ha deciso di modificare lo statuto comunale del proprio comune, adeguandosi alle vergognose scelte dell’amministrazione sidernese, o magari proprio per non mettere in cattiva luce il loro collega Figliomeni.

È con rammarico che prendiamo atto dell’indifferenza delle altre amministrazioni comunali verso un argomento che sicuramente non fa conquistare applausi durante le inutili kermesse dell’antimafia da parata ma che segna nettamente e realmente un distacco da qualsiasi tipo di compromissione con la criminalità.

Nel buio della Locride si è acceso solo un faro, quello di Riace.

Da inguaribili ottimisti speriamo che quella di Riace non rimanga la sola luce a illuminare la strada verso la legalità e la libertà di questa terra dall’oppressione mafiosa.

 

 

 

Il Portavoce delle/i Giovani Comuniste/i

Giovanni Maiolo

 
 
 

APPELLO ALLA MOBILITAZIONE

Post n°37 pubblicato il 16 Gennaio 2008 da gccalabria

Erano passati pochi giorni dalla manifestazione di un milione di
persone contro la guerra in Iraq che aveva concluso il Forum Sociale
Europeo di Firenze, una delle più importanti esperienze di
partecipazione democratica realizzate nel nostro paese.

La notte del 15 novembre 2002 venti persone che erano state fra gli
organizzatori di quel Forum furono arrestate dai reparti speciali dei
ROS e dei GOM. Ad altri cinque furono notificati gli arresti
domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone di
inchiesta. Le irruzioni di uomini armati fino ai denti e con il volto
coperto terrorizzarono molte famiglie a Cosenza, Napoli e Taranto.

Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto
"sovvertire violentemente l'ordine economico costituito nello stato"
per essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di
popolo in occasione del vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel
2001.

Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di Assise
di Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del Pubblico
Ministero è prevista per il 23 gennaio, e poco dopo sarà emessa la
sentenza.

Solo un mese fa il Tribunale di Genova ha comminato più di un secolo
di carcere a ventiquattro manifestanti. Sono stati inflitti fino a 11
anni di carcere utilizzando reati da codice di guerra come l'accusa di
"devastazione e saccheggio".

Al contrario, nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute
dalle forze dell'ordine sui manifestanti a Genova, giudicate da
Amnesty International la più grave violazione dei diritti umani in
Europa dal dopoguerra.

Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere conto degli
errori ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti promossi. I
processi per la macelleria della Diaz e le torture a Bolzaneto si
avviano alla prescrizione per decorrenza dei termini. L'omicidio di
Carlo Giuliani è stato archiviato senza un processo. Il Parlamento ha
respinto la richiesta di istituzione di una Commissione di Inchiesta.
Al contrario, gli imputati di Cosenza rischiano pene severissime.

Ancora una volta c'è bisogno di difendere la dignità calpestata del
nostro paese e le garanzie democratiche - nel sessantesimo della
Costituzione. Una volta ancora bisogna pretendere verità e giustizia
sui fatti di Genova, e difendere il diritto a costruire un "un altro
mondo possibile".

Il nostro paese è pieno di lotte, vertenze nazionali e locali,
resistenze e proposte per i diritti umani, sociali, civili, politici,
ambientali, per la difesa dei beni comuni, contro la guerra e il
riarmo. L'attivismo civile e la mobilitazione sociale dovrebbero
essere considerati una risorsa di questo paese.

Al contrario, questi conflitti finiscono sotto processo e tante
persone rischiano di vedersi rovinata la vita per il loro impegno
sociale. Crediamo sia necessario allargare la riflessione, la
solidarietà e l'iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva
securitaria e repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.

Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere protagonisti
attivi del movimento altermondialista e delle lotte per il
cambiamento, attività che viene quindi considerata sovversiva e
cospirativa.

Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti coloro che credono
doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che
vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a
praticare e vivere alternative.

E' tempo di tornare a Cosenza da ogni parte d'Italia, come facemmo il
23 novembre del 2002 protestando insieme a tutta la città.

Costruiamo insieme una nuova grande manifestazione a Cosenza sabato 2
febbraio per liberare chi è sotto processo da accuse inaccettabili.

DIFENDIAMO IL DIRITTO A VOLER CAMBIARE IL MONDO

 
 
 

TORNIAMO TUTT* A COSENZA!!!

Post n°36 pubblicato il 10 Gennaio 2008 da gccalabria

Erano passati pochi giorni dalla manifestazione di un milione di persone
contro la guerra in Iraq che aveva concluso il Forum Sociale Europeo di
Firenze, una delle più importanti esperienze di partecipazione
democratica realizzate nel nostro paese.

La notte del 15 novembre 2002 venti persone che erano state fra gli
organizzatori di quel Forum furono arrestate dai reparti speciali dei
ROS e dei GOM. Ad altri cinque furono notificati gli arresti
domiciliari. Quarantatre persone finirono indagate nel filone di
inchiesta. Le irruzioni di uomini armati fino ai denti e con il volto
coperto terrorizzarono molte famiglie a Cosenza, Napoli e Taranto.

Tredici persone furono rinviate a giudizio, accusate di aver voluto
"sovvertire violentemente l´ordine economico costituito nello stato" per
essere stati fra gli animatori delle grandi manifestazioni di popolo in
occasione del vertice OCSE di Napoli e del G8 di Genova nel 2001.

Quel processo, iniziato il 2 dicembre 2004 presso la Corte di Assise di
Cosenza, è alle sue battute finali. La requisitoria del Pubblico
Ministero è prevista per il 23 gennaio, e poco dopo sarà emessa la sentenza.

Solo un mese fa il Tribunale di Genova ha comminato più di un secolo di
carcere a ventiquattro manifestanti. Sono stati inflitti fino a 11 anni
di carcere utilizzando reati da codice di guerra come l'accusa di
"devastazione e saccheggio".

Al contrario, nessuno ha pagato per le inaudite violenze compiute dalle
forze dell´ordine sui manifestanti a Genova, giudicate da Amnesty
International la più grave violazione dei diritti umani in Europa dal
dopoguerra.

Nessuno dei dirigenti responsabili ha dovuto rendere conto degli errori
ed orrori commessi: al contrario, sono stati tutti promossi. I processi
per la macelleria della Diaz e le torture a Bolzaneto si avviano alla
prescrizione per decorrenza dei termini. L´omicidio di Carlo Giuliani è
stato archiviato senza un processo. Il Parlamento ha respinto la
richiesta di istituzione di una Commissione di Inchiesta. Al contrario,
gli imputati di Cosenza rischiano pene severissime

Ancora una volta c´è bisogno di difendere la dignità calpestata del
nostro paese e le garanzie democratiche -nel sessantesimo della
Costituzione. Una volta ancora bisogna pretendere verità e giustizia sui
fatti di Genova, e difendere il diritto a costruire un "un altro mondo
possibile".

Il nostro paese è pieno di lotte, vertenze nazionali e locali,
resistenze e proposte per i diritti umani, sociali, civili, politici,
ambientali, per la difesa dei beni comuni, contro la guerra e il riarmo.
L´attivismo civile e la mobilitazione sociale dovrebbero essere
considerati una risorsa di questo paese.

Al contrario, questi conflitti finiscono sotto processo e tante persone
rischiano di vedersi rovinata la vita per il loro impegno sociale.
Crediamo sia necessario allargare la riflessione, la solidarietà e
l´iniziativa unitaria di fronte ai segnali di una deriva securitaria e
repressiva contro ogni forma di diversità e di dissenso.

Agli imputati di Cosenza viene contestato di essere protagonisti attivi
del movimento altermondialista e delle lotte per il cambiamento,
attività che viene quindi considerata sovversiva e cospirativa.

Questo processo riguarda perciò fino in fondo tutti coloro che credono
doveroso impegnarsi per una società e un pianeta più giusti e che
vogliono per tutti e per tutte il diritto ad agire, ad opporsi, a
praticare e vivere alternative.

E´ tempo di tornare a Cosenza da ogni parte d´Italia, come facemmo il 23
novembre del 2002 protestando insieme a tutta la città.

* *

*Costruiamo insieme una nuova grande manifestazione a Cosenza sabato 2
febbraio*

*per liberare chi è sotto processo da accuse inaccettabili *

*DIFENDIAMO IL DIRITTO A VOLER CAMBIARE IL MONDO*

*/Le adesioni collettive e individuali vanno inviate a:
liberitutti@inventati.org/*

 
 
 
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