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Sindrome di Asperger(autismo)

Post n°7 pubblicato il 22 Marzo 2011 da pisolopimpi

La sindrome di Asperger è un grave disturbo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di difficoltà importanti nell’interazione sociale e da schemi inusuali e limitati di interessi e di comportamento. Sono state constatate molte similitudini con l'autismo senza ritardo mentale (denominato ”High Functioning Autism”), ma non si è ancora risolta la questione se la sindrome di Asperger e l’autismo di alto livello siano veramente condizioni diverse. In qualche misura, la risposta dipende dal modo in cui medici e ricercatori fanno uso del concetto diagnostico, dato che fino a poco tempo fa non esisteva nessuna definizione “ufficiale” della sindrome di Asperger. La mancanza di una definizione consensuale ha generato grande confusione: visto che i ricercatori non potevano interpretare i risultati di altri ricercatori, i medici si sentivano liberi di usare tale etichetta allegandovi le proprie interpretazioni giuste o false del “vero” significato della sindrome di Asperger. I genitori erano quindi spesso confrontati con una diagnosi che nessuno capiva bene e, peggio ancora, della quale nessuno sapeva cosa fare. L’ambito scolastico non era a conoscenza di questa condizione e le assicurazioni non potevano rimborsare delle prestazioni fatte sulla base di una diagnosi “non ufficiale”. Non esisteva alcuna informazione stampata che desse sia ai genitori sia ai medici delle linee guida sul senso e sulle conseguenze della sindrome di Asperger, includendo il tipo di valutazione diagnostica e il tipo di terapie e interventi giustificati.

 

Questa situazione è cambiata un po’ da quando la sindrome di Asperger è stata resa “ufficiale” nel DSM-IV (APA,1994), in seguito ad un esame in campo internazionale in cui sono stati coinvolti più di mille bambini e adolescenti affetti da autismo e da disturbi correlati (Volkmar et al., 1994). Tali esami (field trials) avevano dimostrato che era legittimo includere la sindrome di Asperger in una categoria diagnostica differente dall’autismo, nel gruppo che include i disturbi pervasivi dello sviluppo. Rilevante è che su questo disturbo sia stata raggiunta una definizione consensuale, che dovrebbe fungere da cornice di riferimento per tutti coloro che usano questa diagnosi. Tuttavia, i problemi sono lontani dall’essere risolti: nonostante alcune nuove direzioni di ricerca, la conoscenza della sindrome di Asperger rimane ancora molto limitata. Ad esempio, non sappiamo quanto essa sia realmente diffusa, né quanto rilevante sia il rapporto tra maschi e femmine e neppure quanto sia forte l’impatto dei legami genetici nell’aumento delle probabilità di trovare le stesse condizioni fra la parentela.

 La ricerca scientifica, e la conseguente prestazione di servizi, sta naturalmente solo cominciando. I genitori sono esortati ad essere cauti e ad usare un approccio critico verso le informazioni ricevute. Fondamentalmente, nessun tipo di etichetta diagnostica riassume le caratteristiche di una persona. E’ infatti necessario prendere in considerazione sia i punti di forza sia i punti deboli della persona stessa, fornendo quindi un intervento individualizzato che risponda a questi bisogni (valutati e monitorizzati in modo adeguato). Nonostante il percorso fatto, cerchiamo tuttora di definire questa strana incapacità di imparare le abilità sociali, di stabilire quante persone essa riguarda e di decidere cosa possiamo fare per quelle che ne sono affette. Le linee guida seguenti ricapitolano parte dell’informazione attualmente ottenibile su tali questioni.

Premesse

 L’autismo è il disturbo pervasivo dello sviluppo (PDD) più largamente riconosciuto. Altre diagnosi, con forme leggermente simili a quelle riscontrate nell’autismo, sono state studiate in modo meno intenso, rendendo la loro validità più discutibile. Una di queste condizioni, chiamata sindrome di Asperger, è stata originariamente descritta da Hans Asperger (1944, vedi traduzione di Frith, 1991), il quale forniva un resoconto di alcuni casi, le cui forme cliniche somigliavano alla descrizione di Kanner (1943) dell’autismo (problemi con interazione sociale e comunicazione e schemi di interessi limitati e caratteristici). La descrizione di Asperger si differenziava però da quella di Kanner, in quanto il linguaggio era in ritardo in modo meno frequente, i deficit di tipo motorio erano più comuni, l’inizio della manifestazione del disturbo si presentava più tardi, e tutti i casi iniziali descritti riguardavano solo il sesso maschile. Inoltre, Asperger suggeriva che era possibile osservare alcuni problemi simili anche in altri membri della famiglia, e particolarmente nei padri.

Per molti anni, questa sindrome è rimasta fondamentalmente sconosciuta nella letteratura inglese. Uno sguardo retrospettivo e una serie di analisi di casi realizzati da Lorna Wing (1981), aumentarono poi l’interesse per questa condizione, determinando un uso sempre maggiore di questo termine nella pratica clinica e un continuo aumento del numero di rapporti di casi e di studi di ricerca. Le caratteristiche cliniche della sindrome descritte abitualmente includono: a) scarsezza di empatia; b) interazione sociale unilaterale, inappropriata e senza malizia, poca abilità di formare delle amicizie e conseguente isolamento sociale; c) linguaggio monotono e pedante; d) scarsa comunicazione non verbale; e) profondo interesse in tematiche circoscritte come il tempo, i fatti di trasmissioni televisive, gli orari ferroviari o le carte geografiche che, memorizzate in modo meccanico, riflettono poca comprensione conferendo inoltre un’impressione di eccentricità; f) movimenti goffi, maldestri e posture bizzarre.

 Nonostante Asperger avesse originariamente descritto la presenza di questa condizione unicamente in persone di sesso maschile, attualmente vi sono pure casi di persone di sesso femminile con questa sindrome. I maschi hanno comunque molta più probabilità di esserne affetti. Anche se risulta che la maggior parte dei bambini affetti da questa condizione si situano nei normali parametri di intelligenza, in alcuni di loro è stato riscontrato un leggero ritardo.

L’apparente inizio della condizione, o perlomeno la presa di coscienza di essa, ha luogo probabilmente un po’ più tardi dell’autismo. È possibile che ciò sia dovuto al fatto che le proprietà di linguaggio e le abilità cognitive sono migliori. La condizione tende ad essere molto stabile nel tempo e le più alte capacità intellettive osservate suggeriscono, a lungo temine, un miglior esito di quanto tipicamente osservato nell’autismo.

 Concetti diagnostici correlati

 Diversi concetti diagnostici simili, ripresi dalla psichiatria degli adulti, dalla neuropsicologia, dalla neurologia e da altre discipline, hanno una forte comunanza con gli aspetti fenomenologici della sindrome di Asperger. Wolff e altri colleghi hanno per esempio descritto un gruppo di individui che avevano uno schema anomalo di comportamento, caratterizzato da isolamento sociale, rigidità di pensiero e da abitudini e stile inusuali di comunicazione. Questa condizione fu chiamata disturbo schizoide della personalità nell’infanzia. Purtroppo, non venne fornito nessun resoconto dello sviluppo della condizione, rendendo quindi difficile accertarsi della misura in cui gli individui descritti avrebbero avuto anche una sintomatologia di tipo autistico nei primi anni di vita. In generale, per il fatto che la sindrome di Asperger è vista come un tratto della personalità che non cambia, è difficile apprezzarne pienamente gli aspetti dello sviluppo, che potrebbero però dimostrarsi di grande valore per la diagnosi differenziale.

 In neuropsicologia è stata dedicata una grossa parte della ricerca al concetto di Rourke (1989) sulla sindrome del disturbo di apprendimento non verbale (NLD). Il contributo principale di questa linea di ricerca è stato il tentativo di tracciare le implicazioni sullo sviluppo sociale ed emozionale del bambino con un profilo neuropsicologico singolare di abilità e deficit, che sembra avere un impatto deleterio sia sulle capacità di socializzazione, sia sugli stili interattivi e comunicativi della persona. Le caratteristiche neuropsicologiche degli individui con il profilo della disabilità di apprendimento non verbale includono deficit nella percezione tattile, nella coordinazione psicomotoria, nell’organizzazione visuospaziale, nella risoluzione di problemi non verbali e nell’apprezzamento dell’assurdo e del senso dell’umorismo. Gli individui con disabilità di apprendimento non verbale manifestano anche ben sviluppate capacità meccaniche verbali e di memoria verbale, ma delle difficoltà ad adattarsi a situazioni nuove e complesse, troppo attaccamento a comportamenti stereotipati in tali situazioni, nonché dei deficit in aritmetica meccanica rispetto alle capacità di lettura di singole parole, poca pragmatica, parlata monotona, e difficoltà significative nella percezione e nel giudizio sociale e nelle abilità d’interazione sociale. Vi sono difficoltà notevoli nell’apprezzamento di sottili e abbastanza ovvi aspetti non verbali della comunicazione, i quali spesso hanno come conseguenza il disprezzo e il rifiuto da parte di altre persone. Come risultato, gli individui con disabilità di apprendimento non verbale manifestano una forte tendenza a ritirarsi socialmente e sono a rischio di sviluppare dei seri disturbi dell’umore.

 

Molti degli aspetti clinici della disabilità di apprendimento non verbale sono stati descritti anche nella letteratura neurologica come una forma di disabilità di sviluppo di apprendimento dell’emisfero destro (Denckla, 1983; Voeller, 1986). I bambini affetti da questa condizione mostrano dei disturbi profondi nell’interpretazione e nell’espressione affettiva e in altre abilità interpersonali di base. Infine, un ulteriore termine presente nella letteratura, il disordine semantico-prammatico (Bishop, 1989), riporta ugualmente degli aspetti del disturbo di apprendimento non verbale e della sindrome di Asperger.

 

Al momento, non è chiaro se questi concetti descrivano delle entità differenti o se, ciò che è più probabile, diano delle prospettive differenti di un gruppo eterogeneo, ma in sovrapposizione, di disturbi che hanno in comune almeno alcuni aspetti. Una meta importante della ricerca attuale è di cercare una convergenza tra i vari resoconti specifici delle differenti discipline, in modo da usare diverse metodologie nello sforzo di validare il concetto, definito in modo comportamentale, di sindrome di Asperger. Comunque, per migliorare la comparabilità degli studi, è di grande importanza stabilire delle linee guida consensuali e rigorose per la diagnosi della sindrome di Asperger, in particolare rispetto alle similitudine con altre condizioni correlate.

Definizione categoriale e descrizione clinica

 Come definiti nel DSM-IV (APA, 1994), i criteri provvisori per la sindrome di Asperger seguono la stessa struttura dei criteri dell’autismo, sovrapponendosi infatti fino ad un certo livello. La sintomatologia è definita in termini di criteri di debutto, di criteri sociali e emozionali e di criteri di interessi limitati, con l’aggiunta di due caratteristiche comuni ma non necessarie, che comprendono i deficit motori e le capacità speciali occasionali. Un criterio finale comprende l’esclusione necessaria di altre condizioni, soprattutto l’autismo oppure una forma di autismo “al di sotto della soglia” (o di “tipo-autistico”, il disturbo pervasivo dello sviluppo, non altrimenti specificato). È interessante constatare che la definizione della sindrome di Asperger nel DSM-IV abbia come punto di riferimento l’autismo, per cui alcuni dei criteri comportano l’assenza di anormalità in alcune aree di funzionalità che sono invece affette nell’autismo. La seguente tabella riassume i criteri per la “sindrome di Asperger” nel DSM-IV, col termine di “disturbo di Asperger” (APA, 1994):

 

F84.5 Disturbo di Asperger
  1. Compromissione qualitativa nell’interazione sociale, come manifestato da almeno 2 dei seguenti:

1)       marcata compromissione nell’uso di diversi comportamenti non verbali come lo sguardo diretto, l’espressione mimica, le posture corporee e i gesti che regolano l’interazione sociale

2)       incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei adeguate al livello di sviluppo

3)       mancanza di ricerca spontanea della condivisione di gioie, interessi o obiettivi con altre persone (per es. non mostrare, portare o richiamare l’attenzione di altre persone su oggetti di proprio interesse)

4)       mancanza di reciprocità sociale o emotiva.

 

  1. Modalità di comportamento, interessi, e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati, come manifestato da almeno uno dei seguenti:

1)       Dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi stereotipati e ristretti, che risultano anomali o per intensità o per focalizzazione

2)       Sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici

3)       Manierismi motori stereotipati e ripetitivi (per es., sbattere o torcere le mani o le dita o movimenti complessi di tutto il corpo)

4)       Persistente eccessivo interesse per parti di oggetti.

 

  1. L’anomalia causa compromissione clinicamente significativa dell’area sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento.
  2. Non vi è un ritardo del linguaggio clinicamente significativo (per es., all’età di 2 anni sono usate parole singole, all’età di 3 anni sono usate frasi comunicative).
  3. Non vi è un ritardo clinicamente significativo dello sviluppo cognitivo o dello sviluppo di capacità di autoaccudimento adeguate all’età, del comportamento adattivo (tranne che nell’interazione sociale) e della curiosità per l’ambiente nella fanciullezza.
  4. Non risultano soddisfatti i criteri per un altro specifico Disturbo Generalizzato dello Sviluppo o per la Schizofrenia.
 Criteri iniziali

 

Secondo il DSM-IV, l’anamnesi dell’individuo deve manifestare “una mancanza di qualsiasi ritardo clinicamente significativo” nell’acquisizione del linguaggio, nello sviluppo cognitivo e nel comportamento di adattamento (tranne che nell’interazione sociale). Questo è in contrasto con i tipici resoconti di bambini autistici che presentano dei notevoli deficit e anomalie in queste aree prima dell’età di tre anni.

Anche se questo criterio coincide con il resoconto di Asperger, Wing (1981) notò la presenza di deficit nell’uso del linguaggio per la comunicazione, oltre ad incapacità più specifiche del linguaggio in alcuni dei suoi casi di studio. Al momento, non si sa se la mancanza di ritardi nelle aree stabilite sia un fattore differenziale tra la sindrome di Asperger e l’autismo oppure, in alternativa, sia semplicemente un rispecchiamento del livello di sviluppo più alto associato all’uso del termine della sindrome di Asperger.  

 

Altre descrizioni comuni dello sviluppo dei primi anni degli individui con sindrome di Asperger, includono una certa precocità nell’apprendimento del linguaggio (“parlava prima ancora di camminare”), e l’essere affascinato da lettere e numeri; infatti, a volte il bambino piccolo può essere in grado persino di decodificare delle parole, ma con poca o nulla comprensione (“iperlessia”). Il bambino può inoltre stabilire delle modalità d’attaccamento con i famigliari, ma presentare modalità di approccio inappropriati con compagni o altre persone. Invece di ritirarsi o stare in disparte come accade nell’autismo, il bambino può piuttosto cercare di prendere contatto con altri bambini abbracciandoli o gridando e poi restare perplesso di fronte alle loro risposte. Questi comportamenti possono essere ogni tanto rilevati in bambini autistici di alto livello, sebbene in modo molto meno frequente.

 

Menomazioni qualitative nelle interazioni sociali reciproche

 

Anche se i criteri sociali per la sindrome di Asperger e l'autismo sono identici, la prima condizione di solito coinvolge meno sintomi e si presenta generalmente in modo diverso di quanto faccia la seconda. Individui con la sindrome di Asperger sono spesso isolati socialmente, ma non sono inconsapevoli della presenza degli altri, anche se i loro approcci possono risultare inappropriati e strani. Essi possono per esempio ingaggiare un interlocutore, spesso un adulto, in conversazioni unilaterali caratterizzate da un modo di parlare interminabile, pedante e volte a un argomento preferito, spesso inusuale e limitato. Inoltre, anche se gli individui con sindrome di Asperger descrivono spesso sé stessi come dei solitari, dimostrano frequentemente un grande interesse a stringere amicizie e incontrare della gente. Questi desideri sono invariabilmente ostacolati dai loro approcci goffi e dall’insensibilità verso i sentimenti delle altre persone, le loro intenzioni, e le comunicazioni non verbali e implicite (per esempio segni di noia, fretta di congedarsi e necessità di privacy). Essendo cronicamente frustrati dai loro ripetuti fallimenti di relazionare con altri e stringere amicizie, alcuni di questi individui sviluppano dei sintomi di depressione che possono necessitare delle terapie e delle medicine.

 

Riguardo all'aspetto emozionale della transazione sociale, gli individui con la sindrome di Asperger possono reagire inappropriatamente nel contesto di un’interazione affettiva, o anche sbagliare nell'interpretarne il suo valore, mostrando spesso un senso di insensibilità, di formalità o d’indifferenza nei confronti dell'espressione emozionale dell'altra persona. Nonostante ciò, possono essere capaci di descrivere correttamente, in maniera cognitiva e spesso formale, le emozioni delle altre persone, le aspettative e le convenzioni sociali, mentre sono incapaci di agire nei confronti di questa conoscenza in maniera intuitiva e spontanea, mancando per questo motivo di "tempismo" nell'interazione. Questa debole intuizione e questa difficoltà ad adattarsi spontaneamente, sono accompagnate da un marcato legame a regole formali di comportamento e a convenzioni sociali rigide. Questo comportamento è ampiamente responsabile dell'impressione di naiveté sociale e di rigidità comportamentale, che è assai comune tra questi individui.

 

Come nella maggioranza degli aspetti comportamentali usati per descrivere la sindrome di Asperger, alcune di queste caratteristiche sono presenti in individui affetti da autismo ad alto funzionamento benché, molto probabilmente, in misura minore.

Più tipicamente, le persone autistiche sono ritirate e possono sembrare inconsapevoli o disinteressate alla presenza di altre persone. Gli individui con la sindrome di Asperger, d'altro canto, sono spesso propensi a mettersi in relazione con gli altri, ma mancano di abilità per attrarli con successo.

 

Menomazioni qualitative nella comunicazione

 

Diversamente dall’autismo, nella definizione della sindrome di Asperger non rileviamo la presenza di nessun sintomo in quest’ambito di funzionamento. Benché le anomalie significative nella comunicazione non siano tipiche, ci sono almeno tre aspetti nelle capacità comunicative di questi individui che sono di interesse clinico. In primo luogo, se le inflessioni e le intonazioni non sono del tutto rigide e monotone come nell'autismo, la parola può essere marcata da una povera metrica. Per esempio, ci può essere una gamma ristretta di intonazioni che sono usate con poca attenzione verso il contenuto comunicativo del discorso (asserzione di fatti, battute di spirito, ecc.). In secondo luogo, il discorso può essere approssimativo o circostanziato, convogliando un senso di imprecisione di associazioni e incoerenza. Benché in alcuni casi questo sintomo può essere un indice di un possibile disordine del pensiero, la mancanza di coerenza e di reciprocità nel discorso è il risultato di uno stile conversazionale unilaterale e egocentrico (per esempio, nel caso di un monologo inflessibile su nomi, codici, attributi di innumerevoli stazioni TV del paese), del fallimento nel prevedere antefatti e conoscenze per dei commenti e nel marcare chiaramente cambi di argomento, del fallimento infine nel sopprimere l'espressione vocale che accompagna pensieri e rappresentazioni interne.

 

Il terzo aspetto che caratterizza gli schemi comunicativi degli individui con sindrome di Asperger è la marcata prolissità, che alcuni autori considerano come l’aspetto differenziale più importante del disturbo. Il bambino o l’adulto può parlare senza mai smettere, di solito del proprio argomento preferito, ignorando spesso completamente se l’interlocutore è interessato, è impegnato o tenta di intercalare un commento o di cambiare il soggetto della conversazione. Nonostante tali interminabili monologhi, accade spesso che l’individuo non arrivi mai ad un punto conclusivo e che i tentativi dell’interlocutore di sviluppare altri argomenti o ragionamenti, o di passare a soggetti vicini restino senza successo.

 

Nonostante la possibilità di attribuire tutti questi sintomi, in termini di deficit relativi a capacità pragmatiche e/o a mancanza di intuito e consapevolezza delle aspettative delle altre persone, la sfida rimane di comprendere questo fenomeno in un’ottica di sviluppo, quale strategia di adattamento sociale.

 Modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati

 Anche se, nel DSM-IV, la definizione dei criteri che determinano la sindrome di Asperger e l’autismo è identica, e richiede la presenza di almeno uno dei sintomi nella lista fornita (cf. lista più sopra), sembra che in questo gruppo il sintomo osservato più frequentemente in assoluto riguardi il pensiero rivolto continuamente ad un ristretto schema di interessi. Diversamente dall’autismo, dove altri sintomi di quest’area possono risultare molto marcati, gli individui con sindrome di Asperger non ne sono solitamente affetti, ad eccezione della preoccupazione verso un argomento inusuale e limitato che assorbe tutta la loro attenzione e sulla quale si documentano acquisendo grandi quantità di dati, che sono esibiti poi anche troppo prontamente alla prima occasione di interazione sociale. Anche se la scelta del soggetto viene cambiata di tanto in tanto (per esempio ogni uno o due anni), spesso domina il contenuto dello scambio sociale come pure le attività degli individui con la sindrome di Asperger, immergendo la famiglia intera nell’argomento scelto per lunghi periodi di tempo. Anche se questo sintomo non è facilmente riconoscibile nell’infanzia (perché tra bambini sono molto frequenti degli interessi forti per questo o quell’argomento), è possibile che diventi evidente più tardi, quando gli interessi si rivolgono ad argomenti bizzarri e ristretti. Questo comportamento è peculiare, nel senso che spesso gli individui affetti da questa sindrome imparano delle enormi quantità di fatti su argomenti però molto ristretti (per esempio serpenti, nomi di stelle, carte geografiche, programmi TV o orari ferroviari).

 Goffaggine motoria

Oltre ai criteri specificati e  considerati necessari per la diagnosi, c’è un ulteriore sintomo associato alla diagnosi della sindrome di Asperger che non viene però ritenuto come indispensabile per la diagnosi: il ritardo nel raggiungimento delle tappe di sviluppo motorio basilari e la presenza di una "goffaggine motoria". Gli individui con sindrome di Asperger possono avere dei ritardi nell'acquisizione di abilità motorie, come per esempio pedalare, prendere al volo una palla, aprire un barattolo, arrampicarsi su una scala a pioli, ecc. Spesso sono individui visibilmente impacciati caratterizzati da un'andatura rigida, da posture bizzarre, da deboli capacità manipolatorie e da rilevanti deficit nella coordinazione oculomotoria. Nonostante queste caratteristiche siano in chiaro contrasto con lo schema di sviluppo motorio caratteristico dei bambini autistici, per i quali l’ambito delle capacità motorie costituisce spesso un relativo punto di forza, esse rispecchiano in parte ciò che si può osservare in individui con autismo più anziani. Nonostante ciò, la similitudine in età più avanzata potrebbe anche essere il risultato di altri fattori sottostanti, per esempio il deficit psicomotorio nel caso della sindrome di Asperger e la debole immagine del proprio corpo e di sé stessi nel caso dell'autismo. Ciò mette in luce l’importanza di una descrizione di questi sintomi in termini di sviluppo.

 
 
 

Sindrome di Dandy Walker

Post n°6 pubblicato il 22 Marzo 2011 da pisolopimpi
Foto di pisolopimpi

 

Sindrome di Dandy-Walker

Definizione

E’ l’associazione di idrocefalia di grado variabile con cisti della fossa cranica posteriore e difetto del verme cerebellare.
Attraverso il difetto del verme cerebellare la cisti comunica con il quarto ventricolo.

  • Ampliamento della cisterna magna con ampia comunicazione con il IV ventricolo
  • ipotrofia del verme e degli emisferi cerebellari
  • è presente nell'1-4% dei casi di idrocefalo

Segni ecografici

Si osserva alterata morfologia cerebellare, con agenesia parziale o completa del verme cerebellare.

Il quarto ventricolo è aumentato di volume ed appare come una cisti mediana della fossa cranica posteriore. Vi è ampia separazione degli emisferi cerebellari.
Coesiste idrocefalia di grado variabile, la cui gravità non sembra essere correlata né alle dimensioni della cisti in fossa cranica posteriore, né al grado di agenesia del verme cerebellare.

La diagnosi della forma completa di malformazione di Dandy-Walker (DWM) è stata descritta già dalla 13a settimana, effettuando l’esame ecografico transvaginale.
Nel nostro studio, la diagnosi più precoce di malformazione di Dandy-Walker è stata effettuata a 16 settimane.

La diagnosi differenziale deve essere posta innanzitutto con la cisti aracnoidea che, solitamente, è laterale.
In presenza di cisti aracnoidea il cervelletto è normale, anche se è compresso dalla cisti. Infine, la cisti aracnoidea della fossa cranica posteriore è molto più rara della DWM.

Quando la cisti in fossa cranica posteriore è di piccole dimensioni bisogna considerare,
nella diagnosi differenziale:
la variante della DWM o disgenesia cerebellare e la cisterna magna ampia.
Quest’ultima non si associa ad agenesia del verme cerebellare (il cervelletto è normale).

Le più frequenti anomalie associate alla malformazione di Dandy-Walker sono :
a carico del sistema nervoso centrale (encefalocele, agenesia del corpo calloso, lipomi, stenosi acqueduttale e microcefalia).
Tra le anomalie extracerebrali, frequenti sono le malformazioni :
cardiovascolari, urinarie, facciali e la polidattilia.

La malformazione di Dandy-Walker ha frequenza variabile da 1:25000 a 1:35000 nati vivi e rappresenta il 12% dei casi di idrocefalia congenita.
Riconosce cause mendeliane, cromosomiche, ambientali e multifattoriali.
La trisomia 13 e 18 sono associate a DWM con una frequenza variabile dal 15 al 30%.
La malformazione si riscontra nella sindrome :
di Meckel-Gruber, di Walker-Warburg e di Aicardi
ed è stata osservata anche in seguito all’esposizione al virus della rosolia, al citomegalovirus, al toxoplasma gondii.
Casi di malformazione di Dandy-Walker sono stati riportati in associazione con l’assunzione di dicumarolici, con l’abuso di alcool e con il diabete.

La sindrome può apparire drammaticamente o essere totalmente asintomatica.
I sintomi si rendono manifesti alla nascita e nei primi mesi di vita. Sono quelli dell´idrocefalo, con aumento del volume cranico, diastasi delle suture e rallentamento dello sviluppo psico-motorio.
Nei bambini più grandi si possono manifestano segni e sintomi di ipertensione endocranica e/o segni di disfunzione cerebellare come atassia (mancanza di controllo muscolare) e nistagmo. Altri sintomi includono: disfunzione dei nervi cranici, bulging occipitale e anormalità respiratorie. 

Il management prevede:
- studio del cariotipo fetale
- ecocardiografia fetale
- consulenza neurochirurgica pediatrica
- controllo ecografico ogni 2 - 3 settimane per valutare la progressione dell’idrocefalia
- TAC e RMN alla nascita

La prognosi della malformazione di Dandy-Walker è scadente,
soprattutto quando coesistono malformazioni associate che sono espressione di anomalie embriologiche complesse

 
 
 

Malattie rare

Post n°5 pubblicato il 10 Marzo 2011 da pisolopimpi

EMOGLOBINURIA PAROSSISTICA NOTTURNA
Codici Codice esenzione : RD0020


Definizione

L'emoglobinuria parossistica notturna (PNH) è un disturbo ematico cronico clonale unico nel suo genere e non maligno. La PNH è classificata convenzionalmente e correttamente fra le anemie emolitiche, e la predominanza di emoglobinuria indica che l'emolisi è grandemente intravascolare. Comunque, l'anemia è spesso associata anche con un calo dei neutrofili o delle piastrine o di entrambi, suggerendo una patologia più ampia del sistema ematopoietico; infatti, una componente di insufficienza midollare (BMF) è presente sempre (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).PNH è un termine descrittivo per la manifestazione clinica della rottura del globulo rosso con liberazione di emoglobina nell'urina, che si manifesta perlopiù con emissione di urina di colore scuro al mattino. Il termine "notturno" si riferisce alla credenza che l'emolisi sia scatenata dall'acidosi durante il sonno che attiva il complemento ad emolizzare una membrana eritrocitaria non protetta ed anomala. Questa osservazione è stata poi, comunque, confutata. Si è dimostrato che l'emolisi si verifica per tutto il giorno e non è in realtà parossistica, ma l'urina che si concentra durante la notte produce il drammatico cambio di colore. A questa malattia ci si è riferiti come al grande imitatore a causa della varietà di sintomi osservata all'esordio e durante il corso della malattia. La sindrome clinica si può presentare con 3 tipi di sintomi tra cui (1) un'anemia emolitica intracorpuscolare acquisita dovuta alla anormale suscettibilità della membrana eritrocitaria all'attività emolitica del complemento; (2) trombosi nei grandi vasi, come le vene epatiche, addominali, cerebrali e subdermiche; e (3) una ematopoiesi deficitaria che può essere lieve o grave, come la pancitopenia in corso di anemia aplastica. La triade di anemia emolitica, pancitopenia e trombosi fa della PNH una sindrome clinica veramente unica (Besa EC and Woermann U. 2002. Paroxysmal Nocturnal Hemoglobinuria. eMedicine).La PNH si incontra in tutte le popolazioni del mondo, e può colpire persone di tutte le età e di ogni ceto socioeconomico; non è mai stata riportata, comunque, come una malattia congenita, e non c'è nessuna segnalazione di raggruppamento familiare. Perciò, la PNH è una malattia acquisita. Si sa poco sull'incidenza della PNH nella popolazione; comunque, si valuta che sia da cinque a dieci volte inferiore rispetto a quella dell'anemia aplastica (AA); perciò, la PNH è una malattia rara, con una frequenza nella popolazione compresa tra 1/1,000,000 e 1/100,000. Non c'è significativa preferenza di sesso. È stato suggerito che, come l'AA, la PNH può essere un po' meno rara nel Sud-Est Asiatico e nell'Estremo Oriente (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).La PNH può manifestarsi a qualsiasi età, colpendo dai bambini di 2 anni agli adulti di 83 anni, ma si riscontra frequentemente fra i giovani adulti. Nell'infanzia e per tutta l'adolescenza, i pazienti si presentano con le caratteristiche primarie dell'anemia aplastica più che la popolazione adulta normale. Le altre complicazioni, come infezioni e trombosi, si verificano con frequenza uguale in tutti i gruppi di età (Besa E.C., Woermann U., 2002. Paroxysmal Nocturnal Hemoglobinuria. eMedicine).

Segni e sintomi

Sintomi: La PNH si presenta con una delle seguenti 3 sindromi o gruppi di sintomi. 1) Anemia emolitica, di solito nella forma di emolisi intravascolare. La presentazione più comune è la presenza di anemia associata con urine scure color coca-cola, che è una manifestazione dell'emoglobinuria. Quest'ultima può essere confusa con un'ematuria, e potrebbe essere dato un erroneo trattamento per urosepsi. L'emosiderina è quasi sempre presente nel sedimento urinario e si può accumulare nei reni, cosa che si può vedere alla MRI o alla CT. Un'elevata conta reticolocitaria e un aumento della lattico deidrogensi sierica (LDH) con un'aptoglobina sierica bassa in assenza di epatosplenomegalia sono i marchi di garanzia di un'emolisi intravascolare. Il midollo spinale di solito è marcatamente eritroide, con ridotti o assenti depositi di ferro, a seconda diella durata delle paerdite urinarie di ferro del paziente. 2) Trombosi che riguarda il sistema venoso: di solito si verifica in vene insolite, vale a dire le epatiche, le addominali, le cerebrali e le subdermiche. La trombosi delle vene epatiche dà luogo alla sindrome di Budd-Chiari che si manifesta come un evento improvviso e catastrofico caratterizzato da ittero, dolore addominale, fegato che aumenta rapidamente di dimensioni, e accumulo di liquido ascitico. Questa sindrome può essere grave e può condurre a collasso vascolare e morte, o può essere lenta e condurre insidiosamente all'insufficienza epatica. La trombosi delle vene addominali si presenta con dolore addominale ai quadranti superiori (ma può manifestarsi ovunque nell'addome) e dura da 1 a 6 giorni. Nei casi gravi può condurre all'infarto intestinale. La trombosi di una vena cerebrale può manifrestarsi con una cefalea che varia da lievissima a grave, a seconda di quali vene siano coinvolte. Di solito è colpita La vena sagittale, ciò che può far insorgere papilledema e pseudotumor cerebri. La trombosi delle vene del derma si manifesta come noduli cutanei dolorosi, rilevati e rossi che colpiscono ampie aree, come l'intero dorso, che si risolvono in alcune settimane, di solito senza necrosi. In casi che danno luogo a necrosi, può essere necessario un innesto cutaneo. 3) Ematopoiesi insufficiente, che si manifesta di solito con anemia nonostante la presenza di un midollo eritroide con reticolocitosi subottimale. In alcuni casi, si possono verificare neutropenia e trombocitopenia in un midollo osseo ipoplastico simile a quello dell'anemia aplastica (episodi aplastici).Altri sintomi includono spasmi esofagei che si manifestano al mattino e, come l'urina, si riducono nel corso della giornata. Nei maschi, concomitante con l'emoglobinuria può esserci un'impotenza, la cui causa è ignota.Segni: Più comunemente, il pallore suggerisce un'anemia, la febbre suggerisce delle infezioni, ed ecchimosi cutanee suggeriscono sanguinamento mucoso nella trombocitopenia simile a quella dell'anemia aplastica. Epatomegalia ed ascite sono comuni nella sindrome di Budd-Chiari, splenomegalia se c'è trombosi della vena splenica, borborigmi intestinali assenti nella necrosi intestinale, papilledema nella trombosi delle vene cerebrali, noduli cutanei rossi e dolorosi nella trombosi delle vene del derma (Besa E.C., Woermann U., 2002. Paroxysmal Nocturnal Hemoglobinuria. eMedicine).

Storia naturale

La storia naturale della PNH è quella di un disturbo cronico che può affliggere il paziente continuativamente per decadi. Senza trattamento, la sopravvivenza mediana è valutata all'incirca in 10 anni; nel passato, le cause più comuni di morte sono state trombosi o emorragia associate con grave trombocitopenia. Un paziente con PNH qualche volta può divenire meno emolitico e più pancitopenico: questa situazione viene indicata come PNH spenta; in pratica, il paziente si è convertito da PNH ad AA. D'altra parte è stato documentato anche il pieno recupero spontaneo dalla PNH. Se la trombosi debba essere considerata una complicanza o parte della malattia è una questione semantica; si valuta che la sua frequenza cumulativa nella PNH possa essere approssimativamente 30%. Come l'AA, la PNH può presentarsi per la prima volta durante la gravidanza o nel puerperio. Ogni gravidanza in una paziente con PNH deve essere considerata ad alto rischio, specialmente riguardo a complicanze trombotiche. Comunque, è possibile portare a termine con successo gravidanza e parto. Raramente (rischio < 2%), la PNH può esitare in leucemia acuta, che è sempre una leucemia mieloblastica acuta (AML) (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).

Eziologia

Mosaicismo della cellula somatica: Una caratteristica straordinaria dei pazienti con PNH, quando confrontati con quelli che hanno anemia emolitica dovuta ad una delle altre cause intracorpuscolari, è che non tutti i loro globuli rossi partecipano al processo emolitico; infatti, alcuni loro eritrociti sono qualitativamente normali. La PNH è un disturbo clonale dovuto ad una mutazione somatica.Anormalità biochimiche: Nei pazienti con PNH la popolazione anomala di cellule ematiche delle diverse linee manca di una moltitudine sconcertante di proteine di membrana. Nella maggior parte dei casi non c'è alcuna ovvia similitudine nella funzione di queste proteine. Invece, esse hanno un elemento strutturale comune: vale a dire, una porzione di molecola fosfolipidica, specificamente, un glicosil-fosfatidil-inositolo (GPI), che include un'etanolamina che può formare un legame peptidico con l'aminoacido C-terminale di certe proteine. Poiché questo lipide è conficcato nel doppio strato lipidico della membrana e serve a trattenere la proteina legata alla membrana, viene chiamato àncora di GPI. Poiché la mancanza di proteine GPI-collegate si ritrova in tutte le linee cellulari ematiche, si deve dedurre che la mutazione somatica sottostante è in una cellula staminale ematopoietica totipotente (HSC).Genetica molecolare: La prova formale che l'anomalia della PNH è dovuta ad un difetto genetico fu ottenuta da esperimenti genetici su cellule somatiche. Il gene PIG-A (acronimo di phosphatidyl inositol glycan complementation group A) è stato isolato mediante clonazione di espressione. Il PIG-A mappa sul braccio corto del cromosoma X nel locus Xp22.1 e le mutazioni acquisite del gene PIG-A sono responsabili della PNH (a tutt'oggi è stato identificato un totale di 174 mutazioni somatiche). Presumibilmente nei pazienti con PNH esistono due gruppi di cellule ematiche con una deficienza completa (PNH III) o parziale (PNH II) di proteine GPI-ancorate. Non è raro che i due tipi coesistano nello stesso paziente, il che indica che due cloni diversi sono presenti. Il prodotto proteico previsto di PIG-A consiste di 484 aminoacidi. Una regione idrofobica vicina al terminale carbossilico può essere un dominio transmembrana. La regione carbossi-terminale idrofilica corrisponde al dominio luminale di PIG-A. PIG-A con tre altre proteine costituisce un complesso che media la prima fase della reazione di biosintesi dell'àncora di GPI. C'è una sola eccezione nota al fatto che la base molecolare della PNH sia una mutazione di PIG-A: il deficit monozigote isolato di CD59 è sufficiente per produrre il fenotipo cellulare della PNH.Emolisi: Non c'è nessun anticorpo specifico coinvolto nella PNH, perché l'emolisi è dovuta ad un'anormalità intrinseca del globulo rosso. Di conseguenza, gli eritrociti PNH emolizzano ogniqualvolta sono in presenza di complemento attivato (C), sia esso attivato da un anticorpo o attraverso la via alterna; per esempio, questo è ottenuto in vitro abbassando il pH, come nella prova del siero acidificato. Si sa che almeno due proteine di membrana GPI-collegate, CD59 e CD55, proteggono le cellule - inclusi i globuli rossi normali - dal danno conseguente all'attacco alla membrana del complesso di C (C5-C9). Queste proteine sono gravemente deficienti o completamente assenti nella membrana degli eritrociti PNH. C'è evidenza genetica che la più critica di queste è CD59. Anche se la parola parossistica è giustamente inclusa nel nome completo della PNH, è importante capire che l'emolisi è uniformemente presente: è solamente la sua intensità che varia di durata. La deficienza di CD59 offre una spiegazione soddisfacente per l'emolisi cronica nella PNH: spiega anche perché l'emolisi è soprattutto intravascolare, e perché può essere esacerbata drammaticamente nel corso di un'infezione virale o batterica, quando le reazioni antigene-anticorpo associate con l'infezione causano accessi di attivazione del C.Trombosi: La trombosi è una delle complicanze della PNH immediatamente più minacciose per la vita, ed ancora una delle meno comprese per quanto riguarda la patogenesi. In linea di principio, si possono immaginare tre generi di meccanismo: una fibrinolisi alterata; un'ipercoagulabilità; un'iperattività piastrinica. Anche se tutti e tre questi fattori possono avere un ruolo nel produrre un stato di trombofilia nella PNH, sembra probabile che la causa primaria stia nelle piastrine PNH, che sono anormali proprio perché appartengono al clone PNH (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).Ancora: una mancanza di CD59 sulle membrane delle piastrine induce secondariamente l'aggregazione piastrinica ed è estremamente trombogenica, particolarmente nel sistema venoso (Besa E.C., Woermann U., 2002. Paroxysmal Nocturnal Hemoglobinuria. eMedicine).Insufficienza midollare: Descrive la conseguenza funzionale dell'anemia aplastica (AA); inoltre c'è una stretta associazione tra PNH ed AA. Pazienti con PNH ed un midollo ipoplastico sono da molto etichettati come affetti dalla 'sindrome PNH-anemia aplastica'. Qualche volta pazienti con PNH divengono progressivamente pancitopenici e, alla fine, presentano un quadro clinico molto simile all'AA. Un elemento di insufficienza midollare (BMF) probabilmente è presente in tutti i casi di PNH, e questo può riflettere una base patogenetica condivisa. Anche se la PNH ha elementi di BMF, è evidentemente diversa dall'AA a causa delle sue altre caratteristiche cliniche prominenti (emolisi e trombosi). Un possibile modo di guardare alla fisiopatologia della PNH è che è il perfetto risultato dellla coesistenza della BMF con un ampio clone mutante per PIG-A. L'ipotesi più probabile capace di spiegare la coesistenza di questi due componenti è che la BMF favorisce lo sviluppo o l'espansione del clone PNH; essa è stata di recente supportata attraverso evidenze sperimentali su topi 'knock-out', così come attraverso osservazioni sull'uomo.Sommario: È possibile formulare, come segue, un modello coerente per la patogenesi della PNH, che spiega almeno la maggior parte delle sue caratteristiche cliniche ed ematologiche.1) La PNH coesiste sempre con una BMF. 2) La BMF è clinicamente ovvia nei pazienti che inizialmente si presentano con AA e poi sviluppano PNH. In pazienti che inizialmente si presentano con PNH, una BMF non può essere ovvia perché all'epoca della diagnosi il clone PNH si è espanso al punto da fornire una proporzione sostanziale dell'ematopoiesi del paziente. 3) Il clone PNH ha una vita lunga, ma probabilmente limitata. Se nel momento in cui il clone PNH si esaurisce la BMF non si è risolta, il paziente evolve clinicamente da PNH ad AA. Se, invece, nel momento in cui il clone PNH si esaurisce la BMF si è risolta, il paziente è 'guarito' dalla PNH. 4) Un clone PNH emerge attraverso una mutazione di PIG-A in una HSC. Poiché c'è solamente un cromosoma X attivo in ogni HSC, la cellula staminale mutata e la sua progenie acquisiscono il fenotipo PNH, e questo può accadere in ogni persona normale. Le cellule col fenotipo PNH non hanno vantaggio di crescita intrinseco, e perciò i cloni PNH non si espandono normalmente. Finché non c'è BMF, una PNH clinica non si sviluppa. 5) L'esistenza di un clone PNH florido mentre il resto dell'ematopoiesi è depressa suggerisce che il clone PNH può essere risparmiato selettivamente dal danno che colpisce il resto del midollo osseo. 6) Per spiegare il punto precedente, si può specificamente congetturare che il danno alle cellule staminali responsabili della BMF è mediato da una molecola di superficie GPI-collegata; in questo caso, le cellule PNH cui mancano queste molecole sopravvivono. 7) Perciò, l'intimo difetto del clone PNH in un paziente con BMF può dotare il clone stesso di una sopravvivenza relativa o di un vantaggio di crescita. Se il paziente ha tale clone, manifesta una PNH; altrimenti, manifesta una franca AA. A dire che lo sviluppo di PNH è condizionato alla presenza di una BMF di fondo. 8) Un ampio clone PNH porta con sé emolisi intravascolare e trombosi - le manifestazioni "classiche" di PNH (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).

Diagnosi

I test utilizzati per porre la diagnosi di PNH dimostrano la presenza di eritrociti insolitamente sensibili all'azione emolitica del complemento. La prova di laboratorio più all'avanguardia è eseguire sul sangue del paziente una citometria a flusso per svelare la presenza di CD59, un'importante glicoproteina con azione di regolazione del complemento. L'assenza di CD59 sui globuli rossi PNH è diagnostica.Se effettuata correttamente, la lisi del siero acidificato e il test di Ham (da Thomas Hale Ham) sono metodi affidabili per diagnosticare una PNH. Il Dr Ham dimostrò che le cellule rosse nella PNH venivano lisate dal complemento quando il siero normale veniva acidificato o attivato da alloanticorpi. Il pH del siero si abbassa a circa 6.2 ed il livello di Mg++ si porta a 0.005 mol/L per raggiungere la massima sensibilità. Le cellule emolizzate sono le cellule sensibili, e quelle che rimangono intatte sono le cellule normali, indicando così 2-3 sottopopolazioni di globuli rossi in circolo. Un risultato falso-positivo al test si ha nell'anemia diseritropoietica congenita, tipo II (multinuclearità eritroblastica ereditaria con positività del test del siero acidificato [HEMPAS]) (Besa E.C., Woermann U., 2002. Paroxysmal Nocturnal Hemoglobinuria. eMedicine) e nel caso in cui i globuli rossi del paziente siano già rivestiti con un anticorpo, perché questo può essere litico in presenza di C. Perciò, un test di Coombs diretto dovrebbe sempre essere eseguito in parallelo ad un test di Ham; quando il primo è positivo, il secondo diviene inattendibile (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).Il test dell'acqua zuccherata o della lisi del saccarosio utilizzano la forza ionica di siero che si riduce aggiungendo una soluzione isoosmotica di saccarosio che poi attiva la via classica e le cellule complemento-sensibili sono lisate. Questo test è da considerarsi obsoleto.Altri test per dimostrare un'emolisi intravascolare includono i seguenti: elevata LDH sierica, elevata conta reticolocitaria, aptoglobina sierica bassa o assente, emoglobinuria e emosiderinuria (la presenza di emolisi può essere intermittente e può sfuggire facilmente, a seconda di quando si eseguono i test).La valutazione dell'ematopoiesi dovrebbe includere un esame emocromocitometrico completo ed un esame midollare. Questo permetterà di distinguere un midollo eritroide ed iperplastico durante la fase emolitica da un midollo ipoplastico tipico della fase aplastica.I leucociti PNH hanno un basso score di fosfatasi alcalina leucocitaria, simile a quello della leucemia mieloide cronica (Besa E.C., Woermann U., 2002. Paroxysmal Nocturnal Hemoglobinuria. eMedicine).Studi per immagini: Le trombosi delle vene maggiori sono valutate meglio con mezzi radiodiagnostici; il più sensibile risulta la venografia per risonanza magnetica, specialmente per l'addome (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).

Diagnosi prenatale e prevenzione

Per questa malattia non si fa diagnosi prenatale.

Terapia

Terapia di supporto: Poiché nella PNH vi è un marcato aumento dell'eritropoiesi, diventa indispensabile una supplementazione di acido folico (almeno 3 mg/die) per tutta la durata della malattia. La somministrazione di ferro è indicata ogniqualvolta il paziente sia gravemente anemico e sideropenico. Il ricorso alle trasfusioni di sangue è molto importante. Diversamente che nelle altre anemie emolitiche, nella PNH l'effetto della trasfusione di sangue è duplice: aumenta i livelli di Hb, ma diluisce anche le cellule PNH. Reazioni trasfusionali nei pazienti con PNH sono state attribuite, in passato, al C nel plasma; perciò, si era soliti lavare gli eritrociti. Oggi, è chiaro che il lavaggio è uno spreco; la politica ideale è eliminare per filtrazione i leucociti immediatamente dopo la raccolta del sangue e, inoltre, usare sempre un filtro leucocitario durante l'infusione. In generale, anche in pazienti che hanno ricevuto centinaia di unità di sangue, il sovraccarico di ferro non è un problema, perché altrettanto ferro è perso con le urine. Comunque, l'indice di saturazione della transferrina dovrebbe essere monitorato; se sale, significa o che il paziente sta virando da PNH in AA, o che il paziente sta ricevendo troppe trasfusioni. I livelli di eritropoietina tendono ad essere molto alti nella PNH; perciò, non ci si dovrebbe aspettare che sia di aiuto. Ci sono, comunque, segnalazioni aneddotiche secondo cui, a dosi molto alte, l'eritropoietina può ridurre o abolire la necessità delle trasfusioni.Uno degli aspetti più frustranti nella gestione della PNH è che non esiste ancora un modo efficace di controllare l'emolisi in questa condizione. La base dell'emolisi nella PNH non è autoimmune; non è stato provato che dosi farmacologiche di prednisone riducano l'emolisi C-dipendente in vitro, e non è stato pubblicato nessuno studio longitudinale che abbia comparato in vivo l'emolisi con e senza prednisone. Una breve terapia con prednisone (da 0.5 a 1.0 mg/kg/die) può essere utile durante un episodio di grave esacerbazione dell'emolisi quando si sospetti che sia stato provocato da un processo infiammatorio acuto. D'altra parte, gli effetti collaterali del prednisone a lungo termine includono soppressione surrenalica, caratteristiche cushingoidi, cambi d'umore e dell'affettività, necrosi asettica della testa del femore, e infezioni fungine ' tutti eventi osservati in pazienti con PNH che assumevano prednisone da mesi o anni. Questo approccio, perciò, è attualmente controindicato (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).Il trattamento degli eventi trombotici è molto difficile, e si sa di pazienti che hanno continuarto a manifestare problemi di coagulazione nonostante adeguata anticoagulazione con eparina o warfarin o l'uso di antifibrinolitici o la terapia antipiastrinica. Nessun regime anticoagulante ha dato prova di essere superiore, anche se il warfarin è l'agente più spesso usato. La terapia con warfarin può mettere a rischio il paziente trombocitopenico e non si è dimostrato particolarmente efficace nel prevenire successive trombosi. Parte del problema è che il meccanismo alla base della trombosi non è chiaro. Esami della fibrinolisi, del fattore V Leiden e della funzione piastrinica non son riusciti a fornire delucidazioni sulle cause degli eventi trombotici. Si potrebbe pensare che, siccome il fenotipo emoglobinuria parossistica notturna colpisce solamente cellule ematopoietiche, gli eventi trombotici siano mediati dalle piastrine. Comunque, la maggior parte delle alterazione delle piastrine colpiscono preferenzialmente il versante arterioso della circolazione, non quello venoso come nella PNH. Pazienti con eventi trombotici susseguenti e rischiosi per la vita dovrebbero essere presi in considerazione per un trapianto di midollo osseo, specie se hanno un fratello donatore compatibile. Dopo un trapianto eseguito con successo, è stata riportata la cessazione completa della sintomatologia (Furie B., Cassileth P.A., Atkins M.B., Mayer R.J., 2003. Clinical Hematology and Oncology: Presentation, Diagnosis and Treatment. Churchill Livingstone, pp. 448-50).Pazienti maschi con PNH che esperimentano una disfunzione erettile possono trarre profitto dalla cauta somministrazione di sildenafil.Trapianto di midollo osseo: Al momento, il BMT è l'unico approccio per curare in modo radicale la PNH. Questa procedura agisce in modi diversi: (a) eliminazione del(i) clone(i) anormale(i), (b) fornitura di HSCs normali, e (c) eliminazione delle cellule autoreattive del sistema immunitario. Diversamente che nella leucemia, (a) non è il più importante dei tre; nella PNH, (c) probabilmente è il più importante, e (b) è la necessaria 'riserva'. La decisione di effettuare un BMT nella PNH è difficile, come in tutti i casi in cui non ci sia alcuna percezione di un immediato pericolo di vita. In pratica, è appropriato proporre un BMT, come l'unica opzione che può portare ad una immediata cura definitiva, ad ogni giovane paziente con PNH che ha un fratello donatore HLA-identico.Terapia immunosoppressiva intensiva: Il protocollo per la terapia immunosuppressiva intensiva usato per l'AA, a base di ATG e metilprednisolone ad alto dosaggio seguito da ciclosporina A, è una valida opzione terapeutica, specialmente per pazienti con PNH che non hanno un donatore adatto. L'indicazione più pressante per questo trattamento è la pancitopenia, specialmente se grave. Non ci si può aspettare che questo tipo di trattamento sradichi il clone PNH, perché punta invece ad alleviare l'inibizione immuno-mediata della normale ematopoiesi; comunque, nel farlo, limita (se non elimina) l'ambiente midollare anomalo sul quale prospera il clone PNH (Handin R.I., Lux S.E., Stossel T.P., 2003. Blood. Principles and Practice of Hematology. 2nd Ed. Lippincott, Williams & Wilkins, pp. 319-34).

 

Bibliografia

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Clinical manifestations of paroxysmal nocturnal hemoglobinuria: present state and future problemsRosse-WF; Nishimura-JINTERNATIONAL-JOURNAL-OF-HEMATOLOGY 2003 FEB; 77(2): 113-20
Pathogenesis of selective expansion of PNH clonesNakakuma-H; Kawaguchi-TINTERNATIONAL-JOURNAL-OF-HEMATOLOGY 2003 FEB; 77(2): 121-4
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Relationship between aplastic anemia and paroxysmal nocturnal hemoglobinuriaKinoshita-T; Inoue-NInt-J-Hematol. 2002 Feb; 75(2): 117-22
Murine models of paroxysmal nocturnal hemoglobinuriaRosti-VAnn-N-Y-Acad-Sci. 2002 Jun; 963: 290-6

 
 
 

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