LA VERITA'

IN VISTA DI TEMPI CATTIVI


Dalla seconda lettera di San Paolo a Timoteo: <<Ti scongiuro davanti a DIO e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole>>.In questo brano della seconda lettera a Timoteo, Paolo indirizza a chi presiede la comunità cristiana un monito forte ed esigente, dal quale traspaiono tutta l'autorità dell'apostolo e, nel contempo, le sue attese: <<Io ti scongiuro....!>> Compito principale di Timoteo e, nella prospettiva di questa lettera di argomento pastorale, del vescovo, è il <<servizio della Parola>>: è la Parola che, ascoltata e annunciata con obbedienza, suscita la fede ed edifica la comunità cristiana, conducendola alla salvezza. Ponendosi <<davanti a DIO e nell'attesa di Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti>>, l'apostolo esorta Timoteo a svolgere il suo compito, e lo fa servendosi di 5 imperativi: <<annuncia, insisti, ammonisci, rimprovera, esorta>>. Se Timoteo non agisce in questo modo, si sottrarrebbe alla sua missione, con una gravissima conseguenza: la Chiesa di DIO non potrebbe essere generata, edificata e compaginata come corpo di Cristo. Questo servizio è necessario in ogni tempo, ma qui, in particolare, Paolo ne parla intravedendo la possibilità di <<tempi cattivi>>, di giorni in cui i credenti saranno messi a dura prova. Come Gesù aveva preannunciato ai suoi discepoli il sorgere di falsi profeti, così l'apostolo prevede un tempo <<in cui non si sopporterà più l'autentico insegnamento, ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie>>. Così non vi saranno più la ricerca e l'ascolto dell'unico maestro, Gesù Cristo, e del suo Vangelo, ma si assisterà all'emergenza di una pluralità di sedicenti maestri! Di fronte a questa prospettiva, Timoteo è invitato con forza a vigilare sulla comunità cristiana, proclamando la Parola di DIO con abbondanza, <<in ogni accasione, opportuna e non opportuna>>, senza essere tentato dall'agire con eccessiva prudenza, sulla base di calcoli umani. Nessuna arroganza da parte del pastore, ma la fierezza del Vangelo - del quale non bisogna mai arrossire - e la forza per non piegarsi a giudizi mondani sull'opportunità di proclamare il Vangelo stesso, queste si!  Tali atteggiamenti non contraddicono né la makrothymia, la grandezza d'animo, quel sentire in grande che si accompagna alla pazienza, né lo <<stile>> della predicazione, che deve essere conforme al contenuto del Vangelo: uno stile segnato da semplicità e umiltà, che impedisce di <<spezzare la canna incrinata e spegnere il lumino fumigante>>. Compito arduo quello del predicatore del Vangelo, compito che richiede la capacità di sopportare la sofferenza, perché il ministero della Parola - come diceva Dante - <<costa sangue>>: ma è questo il ministero per eccellenza nella Chiesa di DIO!