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LA CRISI MORALE DELL'OCCIDENTE.....

Post n°394 pubblicato il 03 Luglio 2007 da emmanuele2003_m

Già all'epoca delle apparizioni di Fatima, nei primi anni del secolo scorso, gli avvenimenti mondiali facevano intravedere ciò che sarebbe stata la triste storia contemporanea. da un lato, un progresso materiale notevole, a fronte di una decadenza dei costumi come mai si era visto prima. dall'altro, guerre e conflitti sociali di proporzioni terribili. La prima guerra mondiale fu un esempio di questa realtà che fu poi largamente superata dalla seconda guerra mondiale e da tutto quanto ne seguì. Come Madre sollecita ed affettuosa, Maria Santissima volle evitare tutti questi mali ai suoi figli. Per questo discese dal Cielo al fine di avvertire l'umanità dei rischi che correva se avesse continuato sulle vie tortuose del peccato. Venne nello stesso tempo, a indicare i mezzi di salvezza: la recita del Rosario. Si era nella primavera del 1917, tre pastorelli, Lucia de Jusus di anni 10, Francesco e Giacinta Marto di 9 e 7 anni. Dopo aver partecipato alla Messa nella chiesa di Aljustrel, paesino della parrocchia di Fatima, uscirono in direzione della montagna, dove raggiunsero il loro piccolo gregge di pecore, alla "Cova da Iria". D'un tratto, i tre pastorelli videro qualcosa come il bagliore di un lampo che li sorprese, l'orizzonte era limpido, il cielo sereno. Che cosa poteva essere? Lucia, ordinò: <<Via, che può venire un temporale>>. Richiamarono il gregge e lo avviarono verso la discesa. A mezza strada tra la montagna che avevano appena lasciato ed un enorme leccio che stava di fronte a loro, videro un secondo lampo. Spaventati affrettarono il passo. Giunti in fondo alla Cova si fermarono, a breve distanza da loro, sospesa sopra un leccio, apparve la Madre di Dio. Una Signora tutta vestita di bianco, più brillante del sole, che spargeva una luce più chiara ed intensa di quella di un bicchiere di cristallo colmo d'acqua limpida, attraversato dai raggi del sole più cocente. Suor Lucia racconta: Eravamo tanto vicini che ci trovavamo dentro la luce che La circondava o che Ella stessa spargeva attorno. Nostra Signora ci disse: Non abbiate paura, Io non vi farò del male. Di dove è, Vostra Signoria? Le domandai. Sono del Cielo. E che cosa vuole la me Vostra Signoria? Sono venuta a chiedervi che veniate qui per sei mesi di seguito, il giorno 13 a questa medesima ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Dopo ritornerò qui una settima volta. E anch'io vado in cielo? Si, ci andrai. E Giacinta? Anche lei. E Francesco? Anche lui, ma deve recitare molti Rosari. Mi ricordai allora di domandare di due ragazze che erano morte da poco tempo. Erano mie amiche e frequentavano la mia casa per imparare a tessere da mia sorella maggiore. Maria das Neves è già in Cielo? Si, c'è. E Amelia? Starà in Purgatorio sino alla fine del mondo. Volete offrirvi a DIO e sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi come atto di riparazione per i peccati dai quali Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori? Si, lo vogliamo. Andate, dunque, dovrete soffrire molto, ma la grazia di DIO sarà il vostro conforto. Fu nel pronunciare queste ultime parole (la grazia di DIO....) che (Ella) aprì per la prima volta le mani, trasmettendoci una luce tanto intensa, come un riflesso che si effondeva da Lei e che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell'anima, facendoci vedere noi stessi in DIO che era quella luce, più chiaramente di ciò che vediamo nei migliori specchi. La celeste Messaggera aveva prodotto nei pastorelli un delizioso senso di pace e di gioiosa allegria, di leggerezza e libertà. Giacinta esclamò: Ah! Che bella Signora! Ah! Che bella Signora!In questa apparizione, come nelle altre, la Vergine parlò soltanto con Lucia mentre Giacinta ascoltava solo. Francesco, invece, non La udiva e concentrava tutta la sua attenzione solamente nel guardarLa. Quando le due ragazze gli raccontarono il dialogo, egli fu colto da grande gioia e, incrociando le mani al di sopra della testa, esclamò ad alta voce: O mia Signora! Dirò quanti Rosari Tu vorrai! I pastorelli si sentivano intimamente cambiati. la loro anima era lieve ed allegra.

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DIO, unica via d'AMORE

Signore,
fa' di me uno strumento della tua pace.
Dov'è l'odio, fa' che io porti amore;
dov'è l'offesa, che io porti il perdono;
dov'è disperazione che io porti la speranza;
ove sono le tenebre che io porti la luce,
ov'è tristezza che io porti la gioia.
O Maestro, fa' che io cerchi di consolare,
piuttosto che essere consolato;
fa' che cerchi di comprendere,
piuttosto che essere compreso,
di amare piuttosto che essere amato;
perché solo donando, si riceve;
solo perdonando, si è perdonati,
solo morendo, si risuscita alla vita eterna.

San Francesco d'Assisi

 

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