Getto la spugna ?

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Ore 12,00  udienza presso il Tribunale Civile e Penale di Nola. Dopo più di un’ora e mezza di attesa, si apre la porta dell’aula e vengono pronunciati i nostri cognomi. In aula oltre il collegio, io e la mia legale, la controparte con la sua legale e la psicologa che ha tenuto la CTU.Dopo i preliminari per il riconoscimento delle parti, il Presidente ha immediatamente preso la parola per chiedere alla Psicologa quale intervento riteneva opportuno affinché le parti potessero trovare la minima intesa necessaria per un dialogo finalizzato alla corretta educazione dei propri figli.La Psicologa ha suggerito un, non meglio identificato, percorso psicologico individuale da tenersi anche presso le strutture pubbliche “considerato che il Sandro è un impiegato e non può sobbarcarsi di ulteriore spese”. Ha poi, inaspettatamente, osannato le mie doti intellettive oltre che il livello culturale, specificando che considerate le parti e le rispettive caratteristiche caratteriali e culturali, il matrimonio presumibilmente non aveva alcuna possibilità di lunga durata.Il Presidente a questo punto ha chiesto la disponibilità dei coniugi a partecipare a tale percorso, della durata di circa 2 ANNI, che prevede forse un solo incontro al mese. Ho risposto che la mia disponibilità iniziata sei anni fa non poteva di certo venire meno in un momento come questo ma ho anche precisato che se l’operazione avesse richiesto esborsi finanziari, in quel caso e solo in quel caso, considerato la mia attuale condizione economica, sarei stato costretto a rinunciarvi. Il Presidente e la Psicologa stessa hanno rassicurato che il percorso sarebbe stato svolto presso una ASL.Ha  preso quindi la parola l’avvocato della controparte, chiedendo se anche la sua cliente doveva intraprendere tale nuovo percorso. La Psicologa ha risposto : “certo, vede la sua cliente è una donna fortemente dipendente, e nei momenti di sconforto e depressione riversa tale stato di malessere sui propri figli, deve essere necessariamente aiutata” .Il legale si è rivolto alla sua cliente chiedendo :”lei vuole fare questo percorso ? “La mia ex-coniuge ha risposto “si, per i miei figli lo faccio”L’avvocato, ancora : “ ma come, vuole fare questo percorso ? “La mia ex-coniuge : “avvocato e che devo fare, lo faccio”E’ stata quindi richiesta la firma delle parti alla relazione dell’udienza.Ha quindi preso la parola la mia legale richiedendo al collegio di pronunciarsi in merito agli alimenti che ancora verso alla mia ex-coniuge, pari a 300,00 degli 800,00 € mensili, considerato che da qualche mese, avendo preso in fitto  un appartamento, il costo di tale fitto non consentiva di poter sostenere ancora oltre tale spesa. Tra l’altro, ha precisato la legale, la controparte non ha dimostrato ne dimostra particolari patologie che le impediscono di intraprendere un’attività lavorativa. La relatrice ha immediatamente precisato : ”vedremo, vedremo, voi avete allegato tutta la documentazione ma lei, però, Sig. Sandro fino a quando le cose non cambiano, continui a versare l’intero importo degli alimenti.” Le ho risposto : “ Dottoressa, lei entra nell’ambito della mia attività. Io ho fatto tutti i sacrifici possibili fino ad oggi per non venir meno agli impegni assunti, ma i numeri hanno poco da essere psicanalizzati. Arrivato a zero, andare oltre significa –1, -2 …… Quando, e non è lontano il momento, arriverò a zero e nulla mi permetterà di passare a –1, verserò quanto dispongo, poi consegnerò a voi le mie buste paga e le mie spese e chiederò a voi di amministrarle.”Si è alzata in piedi la mia ex-coniuge ed ha esordito:“vorrei dire una cosa, io non convivo con nessuno “La relatrice è immediatamente intervenuta ribadendo :“come signora lei ha ammesso la convivenza nei suoi atti ed ora perché cambia le carte in tavola ? “La mia ex-coniuge ha continuato :“ io sono anche disposta a rinunciare agli alimenti però lui deve intestare l’appartamento ai ragazzi “ ed a ruota il suo legale, “si perché il Sig. Sandro pur essendosi assunto tale impegno negli accordi di separazione non ha alcuna intenzione di mantenere tale impegno “.Il mio legale ha precisato che l’istanza presentata al Tribunale non trattava minimamente tale argomento, che mai io avevo negato di voler adempiere a tale impegno e che comunque la casa coniugale era assegnata all’ex-coniuge” La mia ex-coniuge, non soddisfatta, ha insisitito: “si, perché vedete tutto il disaccordo sta sul problema della casa, lui non la vuole intestare ai ragazzi..” A questo punto ho ribadito: si, come anticipai due anni fa, il problema è tutto li. Ma non è di certo un mio problema considerato che se lo fosse stato, sei anni fa, non mi sarei rivolto agli assistenti sociali, a telefono azzurro, al Tribunale dei Minori, ma avrei perseguito altra strada. E’ evidente che il problema è l’intestazione della casa, come è evidente che il problema non è di certo il mio. E poi, mi chiedo, ma da adulti i miei figli creeranno entrambi una famiglia sotto il tetto dell’attuale abitazione coniugale ? “Il collegio si è a questo punto “riservato” le conclusioni della causa, informandoci che avrebbero monitorato la frequenza al percorso psicologico da tenere. Ci ha subito dopo licenziati. Per esperienze passate rimango con i piedi per terra anche se all’orizzonte comincio ad intravedere un pallido raggio si sole.Non mi spiego invece l’inversione di tendenza della Psicologa che, contrariamente a quanto esposto nelle sue 550 pagine di relazione, ha “bacchettato” la mia ex-coniuge osannando le mie caratteristiche intellettive e culturali.Mah ! Mistero della Fede ?