Creato da personcinaGisella il 25/08/2012

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IN LIGURIA BOSCHI GRATIS AI PRIVATI PER SALVARLI. TROPPI ALBERI MORTI.CRESCE RISCIO DI FRANE E INCENDI

Post n°48 pubblicato il 05 Aprile 2013 da personcinaGisella

La Regione: troppi alberi morti, cresce il rischio di frane e incendi

Boschi gratis ai privati
«Solo così li salveremo»Esperimento in Liguria: sì di Legambiente, no del Wwf

La Regione Liguria ha deciso di affidare con un bando la gestione dei suoi 7 mila ettari di boschi, querceti, castagneti, faggeti, abetaie e pini marittimi a soggetti privati e gli ambientalisti si dividono. Mentre il Wwf condanna quella che considera una «privatizzazione» a fini di profitto di un patrimonio affidato alla mano pubblica, Legambiente si apre al dialogo: «Oggi i boschi sono di fatto abbandonati», dice Massimo Maugeri, «ci vogliono regole sulla gestione ma un castagneto malato è triste, inutile e anche pericoloso».LIGURIA - La Liguria è in proporzione la regione italiana più boscosa; con il 70 per cento del proprio territorio (375 mila ettari) coperto da foreste batte anche il Trentino, e proprio questa sua caratteristica ha spinto gli amministratori ad affrontare un problema che è di portata nazionale. «Il disboscamento», spiega il Corpo Forestale, «riguarda gli altri continenti, Asia, Africa e America Latina, ma l'Europa al contrario vede le foreste avanzare sempre più. In vent'anni le superfici boschive sono aumentate in Italia di 1 milione e 700 mila ettari, l'ultimo censimento è del 2005 ed è quindi certo che in questi anni la cifra è ancora lievitata».PRESIDIO - Il bosco è un presidio idrogeologico, una culla di biodiversità e un patrimonio paesaggistico ma richiede una manutenzione ormai sempre più rara. I boschi liguri, poi, per la massima parte non sono «originali», sono stati tagliati dall'uomo intensamente e quindi non hanno più quell'equilibrio naturale che consentiva a una specie di autoregolarsi. Così oggi tendono a diventare troppo «pesanti» fino a non avere più un effetto di consolidamento del terreno. L'indice di «necro massa», ovvero gli alberi morti, è altissimo: il 18,8 contro il 7,5 dell'Appennino del Centro-Nord e l'8,8 della media nazionale. In particolare i pini marittimi attaccati dalla cocciniglia sono dei «morti in piedi» spiega Damiano Penco, uno dei responsabili del progetto ligure, «con il loro legno secco diventano fiammiferi pronti ad accendersi». GESTIONE - Così l'assessore regionale Giovanni Barbagallo difende il bando che sarà pronto entro l'estate: «Speriamo», dice, «di dare un segnale ad altre amministrazioni e anche ai privati: migliaia di ettari di bosco sono improduttivi, non fruibili ed esposti al dissesto, perché un privato non dovrebbe trovare conveniente affidarli a chi li può gestire?». Gestire vuol dire prevalentemente regolare il taglio per la filiera energetica. Nonostante il suo patrimonio boschivo, infatti, l'Italia importa legna da ardere ma è proprio questo aspetto che ha fatto infuriare il Wwf che teme la distruzione di querceti e faggeti.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

PICCOLI POSSUM AUSTRALIANI PRIME VITTIME DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Post n°47 pubblicato il 28 Marzo 2013 da personcinaGisella

Piccoli possum australiani prime vittime cambiamenti clima.

Un aumento anche solo di un grado nelle temperature continentali dell'Australia spazzera' via le popolazioni di possum, che entro dieci-venti anni saranno estinti. Si tratta della specie dei possum nani, che abitano nelle zone montane in Australia da circa 25 milioni di anni e di cui oggi ne sopravvivono solo 2.000-2.600 sulle Snowy Mountains, tra gli stati del Victoria e del New South Wales. Il loro ruolo nell'ecosistema australiano e' simile a quello dello scoiattolo europeo. Secondo le proiezioni dei ricercatori dell'universita' del New South Wales, in Australia l'habitat montano e la neve (e con loro i possum, che d'inverno vanno in ibernazione) spariranno tra il 2020 e il 2050.

 

 

 

 

 

 
 
 

I POLI SI RISCALDANO PEERCHE' "TROPPO PULITI?"

Post n°46 pubblicato il 28 Marzo 2013 da personcinaGisella

I Poli si scaldano perchè sono “troppo puliti”.

C’è un mistero ai Poli, soprattutto al Polo Nord: perché la temperatura dell’area si sta scaldando fino a 3 volte di più rispetto al resto della Terra? Questa domanda era senza una risposta esaustiva fino all’ultimo lavoro pubblicato su Nature Climate Change dove si dimostra che i Poli, circa 21.000 anni fa, al culmine dell’ultima glaciazione, erano ricoperti da una quantità di polvere almeno 10 volte superiore ad oggi. Ebbene secondo i ricercatori dello studio fu proprio quella polvere ad impedire che il ghiaccio si sciogliesse durante l’estate sia sul mare che sulla terraferma. La polvere, che viene trasportata nell’atmosfera dai venti, ha un ruolo importante nel clima perché assorbe e riflette la luce solare e influenza la formazione delle nuvole e “semina” gli oceani con sostanze nutritive che permettono lo sviluppo di piante microscopiche. Ma perché c’è poca polvere? La risposta deve ancora essere trovata, tuttavia sembrerebbe da imputare al cambiamento della circolazione atmosferica e alle precipitazioni che in questo contesto giocano un ruolo importante. “Fino ad oggi non siamo riusciti a costruire modelli adatti a spiegare quanto sta avvenendo ai Poli perché non è facile inserire tutti i fenomeni atmosferici e oceanici che avvengono in quelle aree del pianeta e la polvere non è mai stata inserita come elemento importante”, ha spiegato Fabrice Lambert, autore della ricerca, il quale lavora al Korea Institute of Ocean Science and Technology. Ma cosa aspettarsi?
Lambert dice che non è da escludere che il futuro possa essere più polveroso di oggi. La distruzione delle foreste e l’inaridimento di molte terre coltivabili che sono state abbandonate fa si che i venti trovino facile gioco nell’alzare e trasportare polvere. In Asia e in Africa si è già notato un raddoppio delle polveri nell’aria rispetto ai periodi preindustriali. “L’uomo, tuttavia, sta modificando il pianeta in un modo così complesso che è estremamente difficile riuscire a prevedere il futuro del clima”, ha sottolineato Gisela Winckler, coautore della ricerca e geochimico al Lamont-Doherty.
Insomma un pezzo del puzzle del clima planetario è stato scoperto e messo al suo posto, ma il puzzle in sé è ancora di là da essere completato.

 

 

 

 

 
 
 

LA NAVE DI GREENPEACE E' ARRIVATA IN AUSTRALIA PER UNA CAMPAGNA DI 4 GIORNI CONTRO TRASPORTI VIA MARE DI CARBONE

Post n°45 pubblicato il 28 Marzo 2013 da personcinaGisella

Nave Rainbow Warrior III e' in Australia.

Gli attivisti di Greenpeace hanno accolto stamattina la Rainbow Warrior III nel posto di Newcastle, dove fara' tappa per una campagna di quattro giorni di Greenpeace contro i trasporti via mare di carbone. Navighera' poi verso il Queensland, dove stanno aprendo nove miniere di carbone in prossimita' della Grande barriera corallina. La nave, da 850 tonnellate, e' dotata di due strutture a vela alte 54 metri che le consentiranno di navigare senza uso di combustibili fossili. "Speriamo che la presenza della nostra nave simbolo spinga ancora piu' australiani a unirsi alla nostra campagna contro il carbone, a cui gia' hanno aderito decine di migliaia di persone" ha detto il capo di Greenpeace Australia David Ritter.

 

 

 

 

 

 

 
 
 

ALMENO 3000 GRANDI SCIMMIE CATTURATE E VENDUTE ILLEGALMENTE OGNI ANNO NELLE FORESTE. E' ALLARME

Post n°44 pubblicato il 28 Marzo 2013 da personcinaGisella

Nuovo rapporto Onu sul mercato nero delle grandi scimmie.

Almeno tremila grandi scimmie - scimpanze', gorilla e oranghi - vengono catturate e vendute illegalmente ogni anno nelle foreste. Un numero che potrebbe portare questi primati all'estinzione in breve tempo. L'allarme e' stato lanciato dal rapporto "Stolen apes" (Scimmie rubate) della Great Apes Survival Partnership (Grasp), il progetto nato nel 2001 dall'associazione di Unesco e Unep volta a stendere una dichiarazione per la loro tutela. Tra il 2005 e il 2011 sono stati sottratti al loro habitat naturale oltre 22mila esemplari, circa il 64% del totale degli scimpanze'. La cifra e' stata stimata esaminando confische e rapporti in tutto il mondo e potrebbe essere anche superiore. Le grandi scimmie sono catturate di solito in Africa centrale e occidentale per essere vendute per cifre che vanno da mille a 400mila dollari in paesi come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Libano dove vengono esposte in grandi giardini privati. Altra destinazione quando finiscono in Cina, Thailandia e Cambogia dove vengono destinati a zoo e parchi. In alcuni casi, alcuni oranghi vengono costretti a combattere tra loro.

 

 

 

 

 

 
 
 

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