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Sei mesi di silenzio

Post n°10 pubblicato il 11 Giugno 2007 da Gigio.lg
 
Foto di Gigio.lg

Son passati sei mesi da quando ho pubblicato il mio ultimo post. Dovrei per onestà raccontarveli tutti, prchè vi sono successe un sacco di cose...Tenterò di farlo per sommi capi.

Da dove comincio? Mi acorgo che fin ora non ho mai scritto gran che della vita che mi circonda. A Gennaio con me c'erano : mia moglie Marica, il mo cane più vecchio che si chiama Lara, un cane di 2 anni e mezzo che si chiamava Bricco, ed una cagna di 2 anni e mezzo che non è mia ma che ci adottati come padroni. I nostri rapporti? Con Marica un amore che dura da trent'anni. Con Lara un amore che dura da 15 anni, e con Bricco un amore grosso che dura da meno tempo ma non per questo è meno intenso. A Stella vogliamo un gran bene ma non sappiamo sentirla completamente nostra anche perchè appartiene ad un vicino anche se si è domiciliata a casa nostra con grande gelosia del vicino.

La storia comincia qualche mese prima dei sei mesi che voglio raccontarvi. Quando Bricco e Stella si amarono finchè l'8 gennaio non nacquero 9 cucciolotti. Abbiamo deciso di svezzarli ai due mesi prima di donarli.

E vivemmo quindi Marica ed io con 12 cani meravigliosi. Poi cominciarono ad andare via i cuccioli, e per ognuno che trovava un nuovo padroncino provavamo dolore.

La vita scorreva così, con noi indaffaratissimi con i nostri cani, cercando, con dolore a chi darli. Poi è successa una cosa tremenda: Bricco si è ammalato di lehismaniosi. Ha cominciato a stare sempre più male ed alla fine, straziati lo abbiamo dovuto fare abbattere, mentre ci guardava con dolcezza e con amore. Abbiamo pianto per giorni, Marica decisissima a non prendere mai più un altro cane...

Io scrivevo e mi consolavo con il mio vecchio Blog (Bloggerbash dove ho il nickname VECCHIORIMBAMBITO: http://vecchiorimbambito. bloggerbash. org ), ed avendo il cellulare di due amiche ogni tanto telefonavo loro per chiaccherare un pò.

Questo ha scatenato una gelosia muta da parte di Marica che, a Pasqua, mi comunicò la sua volontà di separarsi da me. E' stato uno shock anche perchè non capivo quale potessero essere i motivi di questa scelta. Le cose andavano avanti. Marica aveva trovato una Casa di riposo dove aveva prenotata una stanza con bagno...ed io col cuore a pezzi mi accingevo a tornare alla nostra di Catania, la nostra vera casa. Viviamo infatti, da un anno a Brucoli, dove abbiame una casetta a mare.

Sono partito quindi per Catania, rassegnato alla separazione. Ma dopo 15 giorni mi è arrivata una telefonata di Marica che mi diceva che stava male con i tremendi dolori della sua artrite reumatoide, ed aveva bisogno di me.

Ed io sono tornato a Brucoli. L'atmosfera era più serena...ma aveva in me una sgradevole sensazione di provvisorio. Ma Marica mi disse, nel corso di una conversazione poi amata, che mi amava e che non poteva vivere senza di me...Per me fu un macigno tolto dal cuore...e da allora la nostra vita piena d'amore è ripresa con serenità.

Ora la casa è composta da Marica, da me, da Lara e da...Stella che l'ultimo cucciolo rimasto che abbiamo deciso di tenere con noi. Stella va e viene. E' entrata nuovamente in calore e faremo di tutto perchè non abbia cuccioli: ricominciare la trafila sarebbe troppo faticoso.

Ed eccomi ad oggi: Vivo sereno, vado ogni tanto a Catania per sbrigare le cose che si accumulano nel corso dei giorni, i miei di acciacchi si fanno sentire e sto molto tempo seduto. Peno per il mio lavoro di Ingegnere che non faccio più, ed a volte mi sento inutile. Cerco sempre qualcosa da fare per cercare di dare un sanso alla mia vita.

Amo molto, sono molto legato ai miei amici del Blog BB, ma evito le telefonate per evitare a Marica nuovi attacchi di quella gelosia che si è dimostrata micidiale. Mi piacerebbe farmi degli amici anche su questo Blog. Se qualcuno lo volesse...sarò puntuale nello scrivere e nel rispondere.

Ciao, amici. Nei post precenti, i miei più intimi, avrete modo di conoscermi e conoscere cose importanti della mia vita.

Io sono quì...c'è qualcuno che mi vuole? Gigi

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 26 Gennaio 2007 da Gigio.lg

Il mio papà.

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Papà mio è nato nel 1882. Io sono nato quando lui aveva 49 anni. Io l’ho sempre considerato vecchio.

Io bambino ricordo la sua ninna-nanna. Il fatto che lui mi dava l’olio di ricino e che non voleva che io frignassi. Lo ricordo un uomo severo, che lavorava come un matto.

Una volta ha detto di me che ero “la sua croce” ed io ho tanto sentito questa cosa che l’ho presa come mia definizione. Quando mi chiedevano chi fossi io rispondevo che ero “la croce di papà”.

E con questo vi ho data una sensazione sbagliata di quella fabbrica d’amore che era papà mio.

Noi non nuotavamo nell’oro ma papà non ci ha mai fatto mancare nulla. Ha voluto per noi fratelli la migliore educazione possibile nelle migliori scuole della città.

Era solo estremamente preoccupato per la differenza di età che c’era fra me e lui, perché temeva di non riuscire a vedermi laureato e sistemato. Per questo pretendeva da me il massimo. Ed ha pianto quando mi sono laureato.

Era un uomo molto apprezzato dagli amici perché molto spiritoso e socievole. Ma con noi in casa era molto severo e ci chiedeva che vivessimo una vita seria e degna di tal nome. Per il nostro bene .

Lui aveva un solo hobby: il gioco a carte con gli amici. Ogni sera venivano a casa per giocare quei giochi senza soldi che vogliono intuito e intelligenza.

Adorava mia madre che faceva soffrire solamente perché molto parsimonioso. Voleva che si cercasse di risparmiare su tutto, e questo sempre per coprire le spese per noi.

Adesso solo capisco l’amore che c’era dietro tutto ciò.

Ad un certo punto della sua vita, quando noi figli eravamo già professionisti su una buona strada, papà venne investito da una…bicicletta che gli ruppe il collo del femore.

E fu obbligato a smettere di lavorare. Allora si affidò ed affidò la sua casa a noi figli e…cambiò totalmente. Scomparve l’uomo sempre preoccupato, severo, molto di polso. E restò un papà dolcissimo. Ed un nonno meraviglioso amatissimo da tutti i suoi nipoti. Da noi figli era rispettato ed amato ed eravamo pronti a qualsiasi sacrificio per lui e per la mamma. E continuava le sue quotidiane partite a carte…finché ebbe amici. Poi, chi morì, chi partì ,chi invecchiò tanto da non venire più. E papà rimase solo.

Con i figli che aveva accanto ed i suoi nipoti che erano il suo amore grandissimo.

Poi si ammalò di enfisema e poi morì nel 1966.

Credereste mai che vi ho raccontata la vita dell’uomo più grande che io ho mai conosciuto ed amato nella mia vita?

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LA MIA MAMMA

Post n°8 pubblicato il 12 Novembre 2006 da Gigio.lg
Foto di Gigio.lg


LA MAMMA

Ho sempre amato profondamente mia mamma.

Quando avevo una trentina di anni ho fatto con uno psicologo un Rorschach.

Poi ho letto gli appunti: ed ho letto fra tante altre cose, messa lì in mezzo fra le altre, la frase “ PROBLEMI CON LA MADRE”. Non ho capito che significasse ma ne ho sofferto moltissimo.

Anche di notte sognavo intorno a quella frase ed il turbamento doloroso che me ne veniva era sempre uguale. Non capivo, e continuavo ad amare mamma con un amore che mi prendeva tutto. Per mamma avrei fatto qualsiasi cosa; ero geloso del suo amore nei confronti dei miei fratelli.

Mamma si chiamava Elena e papà Tommaso, ma in casa mamma lo chiamava Masino, diminutivo di Maso che era il nome con cui chiamavano papà in famiglia.

Mamma e papà si erano conosciuti dopo il ritorno dalla Grande Guerra di papà, maggiore dei bersaglieri e mutilato di guerra. Non so come si sono conosciuti, ma so che l’amore nato fra di loro era un amore di quelli che non lasciava respiro. Si sono sposati un po’ avanti negli anni, ed hanno avuto tre figlioli. Una femminuccia e due maschi, l’ultimo dei quali sono io.

Mamma era una donna bellissima e papà, anche lui, un uomo molto bello.

L’amore fra mamma è papà ha condizionato tutta la nostra vita. Tutti venivano dopo, e sono sicuro che se avessero posto la mamma di fronte al dilemma : Tommaso o i tuoi figli? Non avrebbe avuto dubbi nello scegliere papà.

Con noi era tenerissima, ma il fatto che papà ci fosse mille miglia avanti nel suo amore era palpabile. Ma quando piccoletto correvo fra le dolcissime braccia di mamma, quando mi stringevo a lei che ricambiava abbracci e baci, mi sembrava di essere solo con lei ed unico nel suo amore.

Più in là negli anni, superai i quaranta, sono andato a farmi aiutare da un amico psicologo che cominciò col farmi dei test. Ne ricordo uno. C’erano delle piccole miniature di legno che riproducevano le parti di un villaggio. Ricordo che c’erano villette, case e palazzi, il municipio, la chiesa, opifici e fabbriche, un recinto ed una fontana. Mi chiese di disporle in modo da costruire un villaggio. Ho posizionato tutti i pezzi con logica urbanistica perfetta. Unico particolare stonato…”la fontana”. Alla fine me la sono ritrovata in mano senza averle trovato un posto nel villaggio. Avrei dovuto disfare tutto e ricominciare da capo, ma non mi sembrò il caso ed ho restituito la fontana al mio psicologo pensando che non fosse importante per quello che avevo costruito.

Ed invece, quando cominciò l’interpretazione di quel che avevo fatto, saltò fuori che la fontana era la figura della mamma e che il fatto che non avessi trovato per lei un posto nel villaggio (la mia vita!) aveva un significato ben preciso: Tornavano PROBLEMI CON LA MADRE: ma non capivo.

Adoravo, riamato la mamma. Fra di noi non c’era mai stato nessuno screzio, né ostilità, né litigi.

Della mia educazione si occupava più mia sorella, più grande di me di 7 anni, ed una zia che abitava con noi. Quali questi problemi? Mi sono portata dietro questa domanda per anni ed anni. La casa di papà, per grossi inconvenienti di autonomia per i miei tre vecchietti (papà, mamma e la zia), diventò una piccola casetta dove vivevano in ristrettezze sostenuti da noi figli, e non c’era giorno che non andassimo a trovarli con grande rispetto e grandissimo amore. Poi è morto papà. Lo strazio di mamma, durò per i ventitré anni che gli sopravvisse. La zia andò a vivere a Firenze in casa di un suo figliolo. Mamma si trasferì in casa di mia sorella. Per me continuò ad essere , ogni giorno, la figura di riferimento. L’andavo a trovare ogni giorno e le raccontavo ogni mia pena; a lei riservavo i miei dispiaceri, le mie lamentele, ma anche, spero le gioie.

Poi, a 87 anni mamma si ammalò con la certezza che ci avrebbe lasciato nel giro di pochi giorni. Andava in cancrena una sua gamba, e ci dissero che non avrebbe superata una amputazione. E così accanto a lei abbiamo vissuto i suoi ultimi 5 giorni.

La sera prima di morire eravamo attorno a lei tutti i figli, con mogli e mariti. Ci parlò per ore ed ore, facendoci ridere di cuore ricordando i fatti buffi della sua vita, i fatti buffi della nostra vita, e tanti episodi di vita di famiglia che ci davano allegria e tenerezza. Ci tenne tutti attorno, rendendoci leggere quelle ore altrimenti tremende. Morì il giorno dopo, dolcemente e serenamente, con un sorriso sulle labbra.

“Problemi con la madre “.

Col passare degli anni ho cominciato a capire. Si trattava dell’esclusività dell’amore di mamma verso papà. Che l’aveva portata a dimenticare di farmi crescere sotto la sua costante attenzione e cure. L’affetto non c’entrava. Ma oggi non ricordo che mamma si sia occupata di insegnarmi a vivere. Mi lavavo i denti come, quando e quanto volevo io. Le mie cose più intime ho imparato a farle da solo, Ricordo che una volta ho scoperto dei vermini nelle feci. In silenzio ho continuato nei giorni a verificarne l’evoluzione senza curarmi e senza dirlo fin quando non sono spariti. Nessuno mi ha mai pulito le orecchie . Anche il bagno, da bambino, lo facevo da solo, quando volevo. Ho imparato da solo a fare il bidè. Non ricordo una sua confidenza per i fatti della vita, e constato ed un suo disinteresse completo nei confronti delle mie difficoltà. Mai un rimprovero costruttivo, né un consiglio che non si riferisse al mio comportamento con papà. Questo da sempre nella mia vita, dall’età in cui cominciano i miei ricordi, e su, su fino agli anni della pubertà. Poi ero cresciuto…un poco segnato da questo, ma oramai cresciuto. Mia sorella ha sempre avuto la zia a farle da mamma. Mio fratello è andato alla scuola militare che lo ha temprato.

Io non sono stato molto bravo come autodidatta e sono cresciuto…un po’ così…

Ci ha però formato l’atmosfera di amore che si respirava in casa. Una atmosfera densa e piena piena e che coinvolgeva tutti.

Ora che mamma non c’è più devo dire che non ho mai provato alcun risentimento nei suoi confronti . Solo rimpianto. E’ lei che mi ha insegnato l’amore, ed è il più grande dono della mia vita.


 
 
 

Nella mia,vita...

Post n°7 pubblicato il 02 Novembre 2006 da Gigio.lg
Foto di Gigio.lg

 

Credo che avessi 39 anni.

Lei si chiamava Marolga ed era la segretaria di Anna Maria, mia moglie.

Era una vedova con due bimbe che erano la mia passione.

Io non avevo figli e sentivo mie figliole loro che ricambiavano il mio amore con passione.

Erano entrate nella nostra vita perché il marito di Marolga, per un dissesto finanziario si era tolta la vita. Marica le aveva aiutate facendo lavorare Marolga.

Io amavo moltissimo mia moglie.

Era partita per lavoro, e Marolga è venuta al mio Studio per parlare di cose relative al loro lavoro.

Abbiamo parlato, riso e scherzato. Era bella ma non mi ero interessata di lei più di tanto.

Quella sera l’invitai a pranzo in ristorante, dove abbiamo mangiato e riso e bevuto.

Alla fine siamo tornati a casa mia a sentire un poco di musica.

Abbiamo ballato un poco, bevuto ed alla fine ci siamo baciati. Un bacio che ricordo ancora.

Ed è così che nonostante il mio amore per Anna Maria ci ritrovammo sul letto a cercarci ed a fare l’amore. Questa era almeno l’intenzione, perché io non riuscii a far nulla. Forse l’emozione, forse il rimorso mi fecero andare in bianco.

Sicuramente nessuno scrupolo di tipo morale o religioso perché allora non mi ponevo problemi di questo tipo.Avevo deciso che Dio non era altro che l’Energia.

Ma questo è un altro momento della mia vita.

Marolga mi incoraggiò dicendomi che era logico che accadesse e che lei se lo aspettava.

Allora io ero considerato un bell’uomo ed un maschio con tutti i numeri a posto.

Quello che successe mi distrusse.

Se fosse stato tutto normale probabilmente sarebbe finita lì. Ma così…

Passati uno o due giorni ho chiesto a Marolga di venire a trovarmi in studio fuori orario. E così, squallidamente, su un divano, le dimostrai la mia mascolinità.

Anna Maria era tornata dal suo viaggio ma non le avevo detto nulla.

Ed a quel punto non potevo né volevo lasciare che tutto tornasse come prima. Ero infatuato di Marolga e cominciammo ad incontrarci regolarmente: Per diversi mesi in un piccolo prefabbricato mobile che Lei aveva sul mare. Ricordo il mio timore quando vi andavamo in macchina che qualcuno ci incontrasse e ci riconoscesse. Ma non temevo per AM. Ero solo vile e pieno di rispetto umano. Non volevo che fuori si leggesse quello che aveva dentro quest’uomo da sempre considerato un ottimo marito fedele, come in effetti ero stato fino ad allora.

Ora vivevo di menzogne a casa. Ed Anna Maria mi credeva e, credo, non ha mai sospettato di nulla.

Vollero sciogliere il contratto della casetta a Marolga, ed io affittai un monovano.

Il peso di tutta questa situazione e l’assurdità e la meschinità della mia vita mi rendevano insopportabile a me stesso. In quel periodo compii 40 anni che Marolga festeggiò a casa sua invitando Anna Maria e tutti i nostri amici. Credo che fu dopo quella festa che le cose cominciarono a cambiare. Io ero in pieno “periodo ghiaccio”. Ricordo quanto ne mangiai e quanto bevetti quella sera, rendendomi insopportabile a tutti. L’unica che non mi ha mai rimproverato è stata sempre la dolcissima Anna Maria. La persona fra l’altro più forte, più intelligente, più spiritosa, più colta e più preparata che io ho incontrato nella mia vita. Ma…mi accettava e lasciava che fossero gli altri a richiamarmi dalle mie cafonate.

E così finalmente maturò la fine di quel che non avrebbe mai dovuto avere inizio.

Un giorno con AM e parenti ed amici si fece una scampagnata al castello di altri cari amici.

Per me erano giorni privi di pace. Non sopportavo più quella menzogna continuata ed il tradimento mio di AM che certo non lo meritava. La vita mi pesava come un macigno.

E fu così che parlai ad Anna Maria, quando vedendomi nero nero mi chiese cosa avessi.

Le dissi di Marolga. Lei mi disse di non crucciarmi e premurosa si offerse di farsi da parte e mi disse che mi avrebbe lasciato libero se lo avessi voluto. Io piangendo le dissi che amavo solo lei e che non avrei sopportata una sua lontananza e che volevo finire la penosa esperienza con Marolga.

E se mi avesse perdonato mi avrebbe ritrovato quel che ero sempre stato: tutto suo.

E fu così che parlai con Marolga che, da parte sua mi disse che era ben lieta che avessi preso io la decisione di smetterla, perché anche per lei la situazione era diventata insostenibile e non più sopportabile.

L’indomani Anna Maria chiamò nella sua stanza Marolga. La chiese se non aveva niente da dirle.

Non conosco i particolari di quella conversazione. So che Marolga continuò ad essere la segretaria di Anna Maria e che a casa, pian piano, dolorosamente, senza parlarne, la vita ricominciò a scorrere come prima

Oggi non so cosa è successo di Marolga. So che subito dopo si è sposata, che poi ha divorziato, che ha avuto un altro uomo. In me è rimasta una vergogna ed un rimorso che fin ora non ho mai confidato. Non so perché ne ho scritto nel blog.

 Cose ormai perdute della metà della mia vita trascorsa.

 
 
 

SULLA GIOVINEZZA

Post n°6 pubblicato il 27 Ottobre 2006 da Gigio.lg

Sulla giovinezza :

La giovinezza non è un periodo della vita,
essa è uno stato dello spirito,
un effetto della volontà,
una qualità dell'immaginazione,
un'intensità emotiva,
una vittoria del coraggio sulla timidezza,
del gusto dell'avventura sulla vita comoda.

Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni;
si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale.
Gli anni aggrinziscono la pelle,
la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l'anima.

Le preoccupazioni, le incertezze,
i timori, i dispiaceri,
sono nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia,
che si domanda come un ragazzo insaziabile " e dopo?",
che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita.

Voi siete così giovani come la vostra fede,
così vecchi come la vostra incertezza.
Così giovani come la vostra fiducia in voi stessi,
così vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi.
Ricettivi di tutto ciò che è bello, buono e grande.
Ricettivi al messaggio della natura, dell'uomo e dell'infinito.

Se un giorno il vostro cuore
dovesse essere mosso dal pessimismo
e corroso dal cinismo,
possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi

Generale Douglas Mac Arthur ai cadetti di West Point, 1945


 
 
 
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