GIORNI STRANI

I figuri a cavallo 2


Appiccicati al cancello, con un’espressione congelata tutt’altro che rassicurante, i tre guardiani occasionali avevano chiamato a raccolta l’intera brigata. Li raggiungemmo e lasciammo cadere a terra la cassa, quand’ecco che capimmo che l’attenzione generale era stata catturata da qualcosa al di fuori della muraglia.Mi feci largo tra le numerose facce sbigottite dei compagni, incollandomi al ferro della cancellata, gelido e fors’anche arrugginito: là fuori, nell’oscuro tappezzato di tanto in tanto dalle pallide luci delle case vicine, alla distanza di una ventina di metri, alcune sagome presumibilmente a cavallo stazionavano sulla sommità di un piccolo dosso. La loro incessante immobilità, l’orario inconsueto, forse un cappuccio sulle teste, quei contorni a campana che lasciavano supporre una mantella, e quelle braccia piegate all’insù quasi a reggere uno strumento indistinguibile, non facevano pensare a nulla di buono.