GIORNI STRANI

Io e Noesis 2


   Lo scaltro mi condusse in un angolo del Cafe de la Esperanza. Ad un impercettibile cenno del pinguino, la terrazza si svuotò.   Eravamo soli, io e l'uomo più impenetrabile della terra. Noesis. Un cinico perverso commediante. Gli diedi con disinvoltura i documenti da firmare. Ma era così perspicace all'ennesima potenza, che probabilmente afferrò la mia disinvoltura ben mascherata.   <<Pure tu vai di corsa, eh? su questa giostra dell'effimero...>> L'ennesima pausa di studio. <<Cosa ti prendi?>>   <<Un caffè.>>   <<Nient'altro? piuttosto, dimmi dimmi, parleranno bene di me in giro...>> un gigno diabolico. Sapeva bene cosa pensavano di lui.   <<Non ti conosco, magari sei meno peggio di quello che si dice.>> E scoppiammo in una risata fragorosa. Io e quella mente deviata. Forse la mia incosciente sicurezza l'aveva sorpreso. Lui, che era in grado di percepire il polso di ogni essere umano.    Ma poteva benissimo attendermi al varco. Il minimo mio errore, un attimo di debolezza, una frase sbagliata, un'esitazione, un qualcosa non coerente col mio ruolo di rettore dell'Etica... e avrebbe chiamato un esercito di giornalisti, in qualità di spettatori non paganti, per polverizzarmi in pubblico.   L'affondo era imminente. <<Immagino tu sia una persona retta moralmente. Ma non voglio dubitarne, rilassati. <<Dimmi, qual è il limite di una persona integerrima. Non l'ho mai capito.>>   <<Cosa vuoi sapere precisamente.>> Ostentai sicurezza. Ero obbligato.   Ordinò uno spumantino galeotto. <<In quale caso potrebbero corromperti... una donna stratosferica che ti ammalia? tutto il potere della comunicazione nelle tue mani? ll segreto del Sacro Graal?>>    In quel momento, il mio videobat squillò. Mi mostrai dispiaciuto, e gli spiegai che dovevo ritornare nella mia città-stato. C'era in corso una benedetta agitazione degli studenti di Biologia. Già, mai come quella volta così provvidenziale.