Si chiama Frida. E’ una bella donna tipicamente mediterranea, e non a caso proviene dal profondo Sud. Quarantenne, alta, capelli corvini lisci e occhi color caffè. E’ felicemente sposata, tre figli e lavora in proprio in un centro di bellezza. Se le si osserva il volto, non si riceve un’impressione unica: a seconda dell’espressione, ora ci può sembrare una ragazza un po’ capriccio setta e viziata, ora una donna con le palle, quasi una manager rampante. Non le manca proprio nulla, è il mio primo pensiero. Poi però, nell’approfondire la conversazione, mi rendo conto che possiede un altrettanto potente lato nero. Per me è sempre festa quando parlo con qualcuno che esce dai binari dell’ordinario... <<Cosa vorresti…>> <<Una persona che mi sappia ascoltare, comprendere e…>> <<Continua.>> <<…Dominare. Sì, vorrei essere dominata da un uomo forte.>> <<Mmm, un qualcosa di fisico o cos’altro.>> <<Un dominio cerebrale, ovvio. Tutto deve partire dalla mente.>> <<Un qualcuno che sia in qualche modo un guardiano, no?>> <<Chiamiamolo carceriere della mia anima…>> <<Sono sicuro che prima o poi verrà.>> Sono le mie parole finali. E non sono altrettanto sicuro che, per questo guardiano, l’eventuale congiunzione astrale con Frida sia un qualcosa di piacevole e basta. Non sarà così semplice. Dovrà assumersi in pieno oneri e responsabilità, perché questa qui gli berrà il cervello. Di questo ne sono convinto. GLI BERRA’ IL CERVELLO. CON UNA CANNUCCIA GLIELO SUCCHIERA’ COME UN COCKTAIL.