GIORNI STRANI

Io, Straniero di Dio


  
    Un'altra poesia del filone "decadence", ma qui siamo davvero nel fondo del pozzo e si raschia il fondo... il gelo penetra nelle ossa, la volontà è sotto ibernazione e il pensiero gira su se stesso, come un loop elettronico. Non dev'essere tanto facile sentirsi diversi e al tempo stesso ai margini della società, sino a giungere sul punto di considerarsi dimenticati da Dio... una sorta di "pensiero marginale", nella periferia abbandonata della Città Bianca del Creatore.                                               Io, Straniero di Dio. Se mi scrutoe mi adagio allo specchio,un’assai stranafitta mi straziadal petto all’orecchio:–  o Dio misericordiosodei mari e delle terre:ben lontano,nell’Altrove,risiede l’unico mondanocuore di carnedi questo tuo gramoviaggiatore!Ben lontani sonoi miei consimilii miei paesi e le mie comunità,scevri d’ogni vendettapotere e avidità.Un celere vaporeadombra il mio caporeclinato:son per casoIO – Straniero –un fiore spezzatoche setacciaper declivi e pianiil deserto,necessaria inferianelle rudi e sprezzanti manid’un fato incerto?Un fiorein esiliotra le piaghedelle mani frigided’un Creatoreimpassibileson forse io? E sentirsi…un Suo pensieromarginale,indolente,rinnegato.Fra le celle dimenticatedella periferiadella Città Bianca. Gelo nelle ossa:Qubidi volontàibernata:loopdel pensierosul pensiero...…È freddoquaggiù.