GIORNI STRANI

Un mio pensiero sulla Signora Felicità e sulla Signorina Spensieratezza...


  
       Giorno a tutti. Esporrò oggi la personale idea su una signora bellissima, fascinosa, luminosa, che da che mondo e mondo è il tormento malcelato di tutti, poveri e ricchi, corteggiata e inseguita senza requie dall’essere umano: la magnificente Signora Felicità… che, spero non si offendi e non si vendichi nei miei confronti, è anche un pochino stronza. Con permesso, eh.   E sì, come la diva delle dive: quanto più la cerchi, quanto più la brami… tanto più Lei ti sfugge e prosegue dritta, altera, sguardo alto e collo di cigno, chioma cristallizzata, su quel lungo Viale, trascinandosi l’interminabile velo di organza sull’asfalto: tanto non si sporcherà mai, quel velo niveo.    …E nello stesso istante, voltandosi, ammicca e ti sorride, facendoti intuire, la sadica, che non è irraggiungibile. Gioca sull’illusione, sull’audacia, sulle possibilità più recondite, la mestierante di lusso. E’ una fenomenale prestigiatrice degli stati d’animo, degli umori, dei sentimenti.    Diciamoci la verità: altro che Potere, altro che bellezza: chiunque di noi sarebbe disposto ad andare a braccetto, ogni tanto, anche per dieci minuti, con questa Signora dalla moralità alquanto discutibile… sicché siamo disposti volentieri a divenire più puttane della maestra: la posta in palio è incommensurabile.   Il Viale procede sulla linea convenzionale del Tempo. Ognuno di noi ha il proprio Viale, e i lati sono costeggiati dalle pietre del nostro cammino. Pietre che sono come essere viventi, in quanto nostri testimoni in carne e ossa. Pietre di ricordi bellissimi; pietre di ricordi neutri, ossia momenti senza significato; pietre di reminiscenze brutte.    Sono dell’idea che la Signora Felicità, miei signori, in genere la si incontri solamente dopo che abbiamo vissuto indimenticabili momenti. Come se fosse una successiva elaborazione mentale. Solo dopo un mese o un anno o più, esclamiamo nostalgici: <<Ah quanto eravamo felici!>>.    E in tal senso, si pensi alle sue frequenti apparizioni di fronte a persone ormai stagionate, ai cui occhi non esita a sfogliare gli album delle foto di gioventù. E sì, la giovinezza da bere…   Invece quando passiamo momenti meravigliosi – può essere un attimo come una giornata come un troncone della nostra esistenza –, non siamo capaci di riconoscere la Signora Felicità: perché non è nella consueta e appariscente veste di galà; bensì la trasformista è una lavandaia ilare, abiti dimessi, fazzoletto sul capo, guance rosate, paffutella e timida: ci si presenta come la Signorina Spensieratezza.   Solo più in là, per i più fortunati, un bagliore ci rischiarerà a giorno e coglieremo il senso della beffa delle beffe: la Signora e la Signorina sono la medesima cosa.   Buona domenica a tutti!p.s. In alto, La lavandaia (1880) di Pasquale Celommi, esponente del verismo abruzzese ottocentesco.