GIORNI STRANI

Madre Adelina Oderisi D'Arnia - 1


 
     Sono sempre io, l’impiegato medio, un single che più single non si può: Fabrizio Berni. Sono l’Uomo della qualità media, così mi hanno etichettato con tanto di pedigree.    A volte certe cose capitano a chi non ci pensa. E quanto più sono singolari tanto più capitano a chi pensa a tutt'altro. Il fatto narrato è relativo a una decina di anni fa.    Il carissimo Don Luigi, parroco del nostro paese di origine, mi chiese se mi potevo recare al Convento sul lago, dove avrei dovuto sistemare l’obsoleto impianto elettrico. E così passai molte giornate di quel mese di Ottobre fra cavi, prese, scatole di derivazione e quadri. Fu veramente un lavoro ostico che mi portò via moltissimo tempo.    Scambiare due chiacchiere con le Sorelle – manco a dirlo – era stato impossibile. Avevo solo interloquito con la Badessa, una certa Adelina Oderisi D’Arnia, che si faceva chiamare Madre Ade. Nel mondo esterno ci erano pervenuti alcuni spifferi non rassicuranti sul suo conto: era rinomata per la sua asprezza, esigeva che le sue Sorelle non interagissero con nessun membro esterno, eccetto per le questioni di pura necessità. Si vociferava altresì che, in alcuni casi, impartisse persino punizioni corporali alle inferiori. Pur tuttavia, in quelle poche occasioni che la vidi, si era mostrata dolce e finanche impacciata nei mie confronti.    L’ultimo giorno mi ritrovai nel suo ufficio per spiegarle il quadro elettrico principale con i vari interruttori. Prese degli appunti. E iniziammo a parlare della società di oggi, della politica e del futuro della gioventù. La Madre sosteneva che il nostro tempo era corroso da innumerevoli mali, dalla superficialità al protagonismo, dalla mancanza di sobrietà alla dipendenza dei beni futili; perciò occorreva una trasfusione di santità, un ritorno al silenzio e alla preghiera.    <<Chiaro, Madre, voi siete proprio su un altro mondo… nel senso buono, eh?>>    <<Guardi, noi ci informiamo su ciò che succede là fuori.>>    <<Senza Tv e Internet?>>, le replicai sorpreso.    <<Leggiamo comunque certi quotidiani, così possiamo assumere le necessità di tutti, gioia e dolori.>>    Ora avevo la piena percezione della sua figura. Sarà stata sulla sessantina, corporatura massiccia, altezza modesta, occhi molto grandi e neri che erano capaci di leggerti dentro. La sua storia, pesante e lucida come il marmo più pregiato, parlava attraverso quegli occhi segnati ma non stanchi, sormontati da decise ciglia nere, tutt’altro che disdicevoli.    A un certo punto, mi domandò se fossi sposato e il mio rapporto con la fede. Poi ritornò sul discorso della difficoltà delle Novizie: <<Il momento più arduo è all’inizio. Ma noi donne lo sappiamo affrontare meglio>>.    <<Come mai?>> sussurrai interessato.    <<Perché la natura ci ha dato un dono: quello di saperci sacrificare e donarci a un’idea, a uno spirito. Un dedizione assoluta che voi uomini ignorate.>> Si sfiorò con lieve civetteria il velo.    <<Madre, non so come spiegarglielo… ma lei emana una luce immensa. Le sue allieve hanno un forte riferimento.>> Una pausa. <<Sono fortunate, lo sa.>>    <<Sicuro. Ma non credere sia stato così facile, soprattutto quando ero ragazza.>> Un mio sguardo interrogativo. <<Anche noi abbiamo avuto a che fare con demoni…>> Si alzò di scatto e mi mostrò un album della storia del Convento.     Poi, con un minimo cenno, mi disse perentoria di seguirla. Accedemmo a una porta interna dell’ufficio; folate di incenso misto a vaniglia mi stordirono: il sangue mi si raggelò: ero dentro l’intimità della Badessa. E non una qualunque, ma di Adelina Oderisi D’Arnia. ----TO BE CONTINUED----