GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Personaggi e fatti

Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

Messaggi del 23/06/2012

Vis a vis serrato fra il marito di Sabrina Monaco ed Emanuele Brandi (9).

Post n°655 pubblicato il 23 Giugno 2012 da sergioemmeuno
 

  

 

   <<Stasera il derby allora… ti piace il calcio, eh? Lo sai che…>>

   <<Stronzate per la massa. E basta.>>

   <<A sì? Ahahahha… ma ci sarà uno sport che ti appassiona su, uno col fisico asciutto come il tuo, Manu.>>

   <<Fammi pensare…>>

   L’avvocato abbocca anche questa volta.

   <<Il tiro alla fune.>>

   <<Bello sport. Senza ombra di dubbi>>, esce dalle labbra secche di De Giorgi.

 

Sotto, Via delle Milizie è libera oramai.

 

   E’ almeno un’ora che i due sono là dentro. La segretaria ha badato bene a non sporgersi neanche col naso, da quella porta semiaperta.

   <<Dimmi cosa vuoi da Sabrina>>, dice De Giorgi rompendo ogni indugio. Stavolta lo bracca e non gli stacca gli occhi da dosso, avvicinandosi col busto.

   Emanuele non indietreggia: ora sono a circa quaranta centimetri l’uno con l’altro

   <<Vorrei solo che fosse felice. Se lo merita.>>

  <<A sì?>> adesso De Giorgi si gonfia come un rospo. <<Ma lo sai da quanto siamo insieme?>>

   <<Sei il classico maschio leonino. Uno di quelli che non ammette mai di aver commesso errori>>, replica sfidandolo.

   <<”Errori”? E chi cazzo sei tu per farmi una predica del genere? Dandy da strapazzo’!>> de Giorgi sbatte violentemente il pugno sul tavolo.

   <<Ascolta, converrai con me che Sabrina è una donna unica, speciale.>>

   <<Aha, grazie che me lo hai ricordato.>>

   <<Perdonami, forse qualcosa le hai fatto mancare.>> Un’interminabile tregua. <<Non sta a me dire cosa.>>

 

Non sta a me dire cosa.

 

   <<Facciamo così…>> de Giorgi stacca un assegno dal libretto. Lo firma e glielo pone. E’ un assegno in bianco.

   Brandi rimane impassibile. Immobile.

   <<Sai, ne ho viste in molti anni. Credimi: le donne si sono fatte la nomina di essere creature sensibili, ma poi, alla fine, lo prendiamo sempre noi là dietro.>> Un sorriso plastico. <<Fidati, Sabrina ha solo una sbandata per te… nulla di più… Come è successo anche altre volte… questo non volevo dirtelo…>>

   <<Cosa dici! Non mi risulta sia una donna col cuore allegro.>> Una reboante risata. <<Sei un pessimo commediante davvero…>> Sputò guardandolo ora trasfigurato in viso, solcato da lame di disprezzo.

   <<Un giorno mi ringrazierai, Emanuele. Prenditi l’assegno e fanne ciò che vuoi.>>

   <<Se rifiutassi?>> lo sfidò il biologo.

   <<Non voglio considerare questa ipotesi.>>

   <<Se rifiutassi?>>

   <<Non insistere…>>

   <<Rispondimi. Cosa succederà…>>

   <<Ti dico ciò che penso?>>

   <<Certamente.>> L’aria è opprimente. Le camicie dei due sono zuppe, roride anche per le pene indicibili di Sabrina Monaco. Quarantottenne allo sbando, che rischia di far inabissare pure chi gravita attorno alla sua orbita.

   <<Se rifiuti, sei un uomo finito. Questo te lo garantisco.>> La sua espressione è quella di uno stronzo che vuol dare la lezioncina al ragazzo di turno.

   <<Ok… ora devo andare.>>

 

   Emanuele Brandi si alza dal tavolo, un ultimo goccio d’acqua, e una stretta di mano all’antagonista in amore. Occhi bassi, sembra arrendersi al destino scontato. E’ sempre così nella vita, bisogna farsene una ragione, pare dirgli De Giorgi, adesso più che mai calato nei panni di colui che è comprensivo, che fa capire al prossimo come si vive.

   Solo in piedi: i loro occhi scuri sono alla stessa altezza.

   Inaspettatamente, quella sorta di cavaliere contro il verso di marcia del Tempo lo prende per il colletto della camicia e, con una forza inaudita, lo incolla sulla sua poltrona di pelle nera.

   Terrore negli occhi dell’avvocato.

   Un tutt’uno con quella minuscola poltrona.

 

   Quelle mani di una “grazia disarmante” si sono trasformate in una morsa terrificante. E de Giorgi adesso lo sa.

     << Non ti permettere più. Non ci vedremo più, io e te. Merda.>> La gabbia dell’ascensore scende e stride. Come scortata da Angeli ribelli.

 

 

E’ sempre così nella vita, bisogna farsene una ragione.

 

Non ti permettere più. Non ci vedremo più, io e te. Merda.

 

No, non è sempre così. Merda.

  

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>>>> CONTINUA

Post 8: http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11402686.html

  

 
 
 
 
 

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