SPAZIO VITALE

Come è nata l'idea sul coordinamento della Protezione Civile


Come è nata l'idea sul coordinamento della Protezione CivileNell’anno 1981, ero in servizio presso il Commissariato del Governo nella Regione Lazio, in qualità di economo.Nel mese di giugno avevo seguito, come tanti altri italiani il tragico evento che avvolse il piccolo Alfredino Rampi fino a condurlo a morte (n.d.r., il piccolo era precipitato in un pozzo nei pressi di Vermicino).La protezione civile, che a quel tempo era sotto il governo del ministero dell’Interno, fece tutto quello che era nelle possibilità dell’Organizzazione, per salvare quell’anima innocente. Ricordo anche un ragazzo coraggioso, Angelo Licheri, che da ultimo, come estremo tentativo, si fece calare nel pozzo, con l’ausilio di un argano, incatenato alle caviglie e a testa in giù per tentare di portarlo alla superficie. Dopo tre tentativi non  riusciti, Angelo, avvilito e con tutte le caviglie gonfie, piene di lividi ed escoriazioni, finì per rappresentare agli occhi dell’Italia, a mio avviso, lui incolpevole al quale va riconosciuto un grande coraggio, una grave sconfitta della Protezione Civile.Precedentemente a questo terribile evento, fui colpito dalle lungaggini burocratiche cui dovette sottostare quell'Istituzione, per portare aiuto alla popolazione irpina a seguito di quel terribile terremoto che ebbi modo di vivere in prima persona, avendo avuto sia dei parenti terremotati in Irpinia ed anche perché, all’epoca di quel disastro ero in servizio presso il Ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie che ebbe l’incarico di coordinare le operazioni di soccorso alle genti terremotate.Anche in quel frangente, è mio avviso, l’attività operativa del nucleo di coordinamento cozzava contro un invalicabile muro di impedimenti burocratici, dovuto essenzialmente alle leggi di bilancio che impedivano una scioltezza nelle decisioni operative.Queste considerazioni, ma specialmente la tragica fine del piccolo Alfredino, mi spinsero, in qualità di libero cittadino, (cioè non vincolato dall’appartenere ad un ufficio ministeriale) a ideare un’ipotesi di lavoro per una riformulazione della Protezione Civile, che potesse adempiere in modo più operativo ed agevole la sua azione, non più soggetta alle ferree leggi del bilancio statale.L’ipotesi la scrissi a macchina con una serie di correzioni, in quanto anche se il progetto nelle grandi linee era ben radicato nella mia mente, lo scrissi di getto, come ora son solito fare con le mie rime in vernacolo su argomenti di attualità, di costume, di economia e di politica.Mi peritai di inviare una copia di questo minimale ma essenziale studio, a tutti i ministri del Governo pro tempore, nonchè alla Presidenza della Repubblica.L’ipotesi si basava sulla:1)      creazione di un nucleo ristretto, che coordinasse le tre forze armate facendole interagire con le altre strutture pubbliche e private reperibili sul territorio oggetto dell’azione;2)      attivazione di una banca dati su tutti i mezzi e su tutte le strutture esistenti sul territorio nazionale di cui si poteva avere la disponibilità per questo tipo di interventi, ovviando con ciò, alla formazione di elefantiache strutture ad oc;3) necessità che il nucleo ristretto dovesse essere non più sotto il controllo del Ministero dell’Interno, ma della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine di attivare uno snellimento delle procedure sia delle azioni operative che della decretazione d’urgenza. Nel mio progetto, fra le righe vi si poteva leggere un accantonamento dei controlli preventivi, ma in modo assoluto, nulla faceva pensare alla eliminazione dei controlli, quantomeno successivi o del Parlamento.locurtogiovanni