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Debito: consumismo-scostumismo, privato, di stato e degli enti locali

Post n°67 pubblicato il 18 Novembre 2010 da locurtogiovanni

Ritornare con la mente ai tempi del boom economico (i fantastici anni sessanta), farebbe riflettere non solo gran parte della gente comune, ma anche molti dei nostri rappresentanti al Parlamento ed al Governo.
Da poco più di un decennio tentavamo di uscire dai disastri della seconda guerra mondiale ed il nostro paese si era ben avviato nella ricostruzione per superare i danni causati dalla guerra: possibilità economiche quasi nulle, ma avendo gran voglia di ricominciare  con senso del dovere e del sacrificio.
L'inventiva, caratteristica che l'italianità ha nel suo Dna, fa esplodere i commerci e le attività produttive inventando ed introducendo in tutti i settori economico-produttivi e di consumo, la CAMBIALE.
Ed è avvenuto che chiunque, pur non avendo capitali, ma avendo spirito di iniziativa, voglia di produrre, di fare approvvigionamenti o di dedicarsi ai consumi, poteva essere parte attiva di questo particolare sistema che ha fatto esplodere in Italia il boom economico.
Su tale via, quasi tutti gli stati occidentali, perdendo di mira la parità di bilancio statale, hanno incanalato i loro conti verso un indebitamento pubblico, che sebbene nel contingente poteva fornire risorse; di anno in anno avrebbe fatto crescere i debiti pubblici.
I debiti pubblici degli stati europei, ma anche di altri stati terzi, erano cresciuti a dismisura e in Europa, nei primi anni novanta, perchè gli stati membri potessero realizzare l'Unione europea si trovarono obbligati ad effettuare i rientri dei debiti pubblici che orq non dovevano superare il 103 % del Prodotto interno lordo.
Ovviamente per ottenere una repentina diminuzione di questi debiti, vari governi degli stati membri si son trovati ad aumentare le tasse, divenendo invisi all'elettorato, che subito ha riversato le sue preferenze, verso i partiti dell'opposizione.
Poichè l'unione europea però si doveva fare, il periodo a cavallo degli anni novanta e duemila, vede  un continuo avvicendamento al governo dei partiti di destra, di sinistra e di centro, nel dirigere le sorti degli stati europei. Questo è stato il costo che le varie comunità europee hanno pagato e stanno ancora pagando.
Così è avvenuto che nel periodo dei primi anni novanta, il debito italiano aveva fatto rilevare un debito pro-capite (comprendendo ovviamente anche i neonati) di 28 milioni di lire.
Oggi, in vigenza dell'Euro, il debito procapite ha raggiunto la somma di 48.000 euro.
Ma parliamo di debito soltanto statale! Perchè in quest'ambito non sono stati considerati i debiti contratti in questi quindici anni da comuni, regioni e provincie, per far fronte alle loro spese gestionali di mera sopravvivenza.
Un modo diverso e subdolo di nascondere un aumento delle tasse.
Alla faccia del federalismo fiscale e del (si fa per dire) mancato aumento delle tasse che gli attuali governanti dichiarano di non aver effettuato.
Ritengo sia doveroso, andare a COLPIRE COLORO CHE HANNO FATTO DEI CONTI PUBBLICI UNA FINANZA ALLEGRA.
I nostri amministratori pubblici, non debbono sottostare alla regola che vuole che sia osservata "la diligenza del buon padre di famiglia", che in fatto di conti può non avere dimestichezza, ma osservare "la diligenza (quantomeno) del funzionario medio" al quale debbgono essere imputate responsabilità più onerose , professionalmente e politicamente parlando.
E' dovere del governo, quale esso sia o sarà nell'anno 2011, parlare con chiarezza agli italiani, senza infingimenti, ed inserire nel suo programma un piano di rientro del debito, per una certezza esistenziale nostra e delle generazioni future.
Ma quel che più conta, dire la verità sui sacrifici che dovranno essere affrontati da tutti gli italiani nel breve o lungo periodo.
Non è di poco conto riflettere sul concetto del "rischio d'impresa" che i governi hanno quasi annullato, favorendo l'imprenditoria ( vuoi anche per creare una casta di capitalisti da contrapporre nei mercati mondiali a quella degli altri, con l'introduzione degli ammortizzatori sociali e delle agevolazioni alle imprese.
Questo è il momento che chi ha più avuto, più deve dare alla collettività e qui si gioca la partita politica ed economica per la sopravvivenza dell'Italia.

locurtogiovanni

 
 
 

L'Informazione, la politica, il popolo e l'etica.

Post n°66 pubblicato il 16 Novembre 2010 da locurtogiovanni

Questa mattina, ho inviato la seguente e-mail ad un team che ha chiesto la mia collaborazione

Alla cortese attenzione ......(omissis.....).

In questo momento di particolare difficoltà esistenziale della comunità sia italiana che

 mondiale, occorre fare delle scelte più che obbligate al fine di non far disperdere le

 energie necessarie per aiutare i popoli che soffrono.

E' vero che le società, ad ogni modo, continuano il loro percorso, ma non devo

e non posso essere qualunquista, (qual non sono,certamente riferendomi alla mia persona) e

 sottacere i grandi problemi che avvolgono l'uomo o appesantirli con i colori propri dello

 spettacolo, che offuscano la visione d'insieme.

Compito preminente di indicare le scelte che le comunità possono fare, spetta, oltre

 che ai politici, che però parlano un politichese ermetico (vien da dire: chissà perchè)

anche e preminentewmente ai mezzi di informazione.

Purtroppo, necessità di cassa e di audience, al fine della sopravvivenza delle strutture di

 informazione, (stampa, radiofoniche e televisive) fan sì che queste tematiche vengano

 rappresentate in una miscellanea con la cosiddetta cultura spettacolo, che vestendo in

 questo modo (spettacolare) i problemi che ci avviluppano, ne sminuiscono l'essenza.

Tenendo ferma la presunzione che l'intento è quello di dare "una sveglia" all'uomo

dormiente, all'egoista, al qualunquista, all'opportunista, tale merito diviene evanescente

ove si consideri che a volte, motivi di stanchezza mentale e fisica, non fanno ben

comprendere i messaggi con cui tempestiamo le nostre comunità e a ben vedere ed

osservare la maggior parte degli uomini di questa società ritiene di vivere (obtorto collo)

 in un gran guazzabbuglio in cui è impossibile seguire il filo di Arianna, non raccapezzandoci
 più nulla.  

Tutto ciò non appartiene al mio Dna, alla mia etica ed al mio vivere nel contesto sociale.

Su queste basi, offro, poichè richiesto, da te e dal tuo team, la mia disponibilità a collaborare .

Un fraterno abbraccio.

A voi, viaggiatori del web soggiungo:

Il mondo occidentale in questi cento anni ha vissuto, poichè i detentori del potere ci han voluto

 far credere, e a questo costume abbiamo chi più e chi meno, dato corda, che le risorse fossero

 inesauribili, ben sapendo, nella nostra intimità, che non era vero e che la nostra opulenza

traesse origine dalle sofferenze dei più indifesi e dei più deboli.

In passato abbgiamo avuto governanti di spessore che propugnavano la parità dei bilanci statali

aborrendo gli indebitamenti.

Perchè non son più venuti fuori quegli uomini? per colpa nostra, dico io, ma maggiormente per colpa

di quegli uomini che hanno voluto all'inverosimile arricchirsi sulle spalle dei più deboli, con

buona pace dell'etica.

In Italia, c'è gran fermento politico, che emerge più che negli altri stati del mondo occidentale.

E allora è tempo che emergano quei leader che sappiano tenere bene in mano le redini del governo

e dicano charamente quali e quanti sacrifici dobbiamo affrontare per non lasciare ai nostri figli

un futuro che così come si appalesa è senza speranze.

La speranza è il fondamento della nostra cultura cristiana,

     U O M I N I

abbiamo il dovere di riimpossessarcene, per miglirare e migliorarci con spirito collaborativo anche

 nella condivisione dei beni.

 locurtogiovanni

 
 
 

Nel mondo mala tempora currunt

Post n°65 pubblicato il 02 Giugno 2010 da locurtogiovanni
 

Questa e la ballata del bellicoso Israele
che per quelli di Gaza si struggeva il fiele,
non volendo far giunger loro aiuti umanitari 
nè per terra e neanche per le vie dei mari,
imponendo su quei territori la sua dominazione
senza aspettar nè viatico e neppur benedizione


Con ira ingenti lutti addusse alla civil flottiglia,
che inerme si trovò al centro di un grande parapiglia.
Inver spronata oltre ogni limite nel portar conforto
a quelle genti, convinta che Israele avesse torto,
nell'affamare donne e bimbi del popolo palestinese
chè sui suoi territori non può accampar pretese.


Così, quali argonauti, solcaron con i lor legni l'onde
per dar aiuto ai palestinesi di quelle arse sponde.
Quel variegato ma unito popolo di pacifisti solidali
con vettovaglie  lenir volea ai palestinesi i loro mali;
Ma trovaron ad attenderli il popol duro dei Giudei,
che non gradivano l'intrusion di tali cicisbei.

Così, gli invitti di Sion, qual rapaci augelli
si calaron con irruento impeto su quei battelli
determinati a compier ardimentose imprese,
ma non quali al popol eletto Domineddio pose.
Adunque, a testa in giù, armati fino ai denti
dagli Apaces s'infilaron dentro ai nefasti eventi.

I pacifisti, non li accolser con suon di man con elle
in esse avean bastoni e di metallo mazzarelle.
che pigliaron a menar con gran perizia sulla schiena
di quegli assalitor che come soldati facean gran pena.
e qual tori che furenti dalle froge lancian fumi
così gli assalitori dalle cervici persero i lor lumi.


Perchè non potea finir come per i pifferi di montagna
che andaron per suonar e fur suonati e guai a chi lagna.
A mal parata, essi accamparon la legge del più forte
e senza scampo, Sion, impartì lor dolore e morte,
Volea coglier onor a piene mani, la soldataglia,
per questo diede piglio ai fucili e alla mitraglia

Israel, il concetto di civiltà, ha perso per la via?
dato che ognun sa ch'essa non c'è senza democrazia.
O forse il volerti nomare popol eletto a piena voce,
la boria il cervel t'ha fatto gettar del fiume nella foce?
Per ripigliarlo le mani dovrai metter nel lordume,
scegli il minor male, ingegna con etica il tuo acume.

locurtogiovanni

 

 

 
 
 

Dicono i politici: combattere la corruzione fino in fondo

Post n°64 pubblicato il 15 Maggio 2010 da locurtogiovanni
 

 


(vediamo se predicano bene e razzolano male oppure no!)

In memoria dell'infermiera Mariarca Torrecciano alla cui famiglia va tutto il mio cordoglio.

Il ministro della giustizia è concorde con tutti i premiers politici: la corruzione ed il malcostume sarà combattuta fino in fondo.

In più, tiene a rassicurare che i patti di corruttela e di malcostume non rappresentano una nuova tangentopoli.

La gente comune sa che con il termine di Tangentopoli si sono intesi rappresentare quegli sciagurati patti intercorsi fra certa politica, certa imprenditoria e certa finanza per agguantare in modo illecito ricchezze pubbliche e private, a danno degli onesti cittadini.

Un problema di malcostume che si è insinuato e radicato, in un certo periodo storico e che lo Stato, attraverso Mani pulite ha cercato di abbattere.

Domanda: un problema, di cui non si sono voluti (o potuti) conoscere i contorni e su cui non si è indagato compiutamente al fine di mettere le mani su ciò e chi lo ha originato;, sarà possibile risolverlo ora se non è stato risolto allora? Sicuramente nò: Ed allora ci si salva dicendo questa non è una nuova tangentopoli. Se poi, non volendo, si dovesse scoperchiare il vaso di Pandora verrebbe fuori anche la frase che questa ultima Tangentopoli non era altro che la continuazione della prima, non una nuova Tangentopoli (in buona sostanza come dichiarato dalla classe politica. )

Al dunque tutto questo fermento che cosa vuol significare? è una strategia demacogica di destra?, di centro? di sinistra? odi nere forze sotterranee? ed i Politici che fanno? parlano con mezze verità?

A mio avviso si sta da più parti rappresentando la cosiddetta verità gramsciana di rappresentare soltanto quello che effettivamente si vuole vedere e non ciò che si deve vedere.

Direi, quindi, di focalizzare il più possibile il nocciolo della questione individuando alcuni aspetti che ritengo essenziali

L'attività inquisitoria, sindacatoria e sanzionatoria di Mani Pulite e delle istituzioni sane dello Stato, svolta nei confronti di Tangentopoli fra gli anni ottanta e novanta, anche se ha permesso di tagliare solo alcuni rami, è riuscita però a far emergere la collusione sistematica che si è radicata fra una parte (quanta?) della politica, una imprenditoria malata e la cattiva finanza. In quel periodo sembrava di vivere un secondo risorgimento; si respirava una vivificante aria di fare pulizia generalizzata. Purtroppo, mi riecheggia ancora nelle orecchie il motivo musicale di " Speranze perdute"

Infatti, improvvisamente, come dal nulla, un coperchio è stato calato sul vaso di Pandora, impedendo che tutti i mali venissero fuori.

Sembra ora che lo Stato e la Nazione vogliano individuare una volta per tutti i mali che ci attanagliano.

Se così è, allora dobbiamo porci una domanda: Il coperchio su tutti quei mali chi l'ha posto?

Dobbiamo andare ancora più indietro per capire come una ragnatela di collusioni di portata inimmaginabile possa aver avuto un inizio.

Siamo al 23 marzo 1983.

Nei mesi precedenti, avevo predisposto un'analisi sui possibili strumenti per rafforzare la fonte stessa degli investimenti e per la migliore politica economica e finanziaria da porre in essere nella nostra Italia, che avrebbe permesso di realizzare:

un nuovo concetto dei mezzi produttivi (risparmio e proprietà) ridipingendoli con una giusta dose dei colori dell'etica e del pragmatismo Keynesiano:

una normativa idonea a rilevare quelle attività produttive e non, dalla mano dei privati, previo accertamento della loro disponibilità (Difficoltà economiche, impossibilità di ricorrere ai finanziamenti, ecc.) ed a sottoporla al diritto pubblicistico. Insomma, un'insieme di norme che doveva prevedere, altresì, la gestione di quelle attività soltanto per il periodo necessario al risanamento o alla riconversione ed un controllo giuscontabile interno da effettuarsi tramite i rappresentanti della pubblica amministrazione;

uno stato non più imprenditore, ma garante dell'iniziativa personale privata, nella effettiva tutela di tutti, uniformando la sua azione al principio di sussidiarietà, orientamento, stimolo, coordinamento, supplenza ed integrazione;

un controllo che in funzione dei tre punti precedenti andasse ridisegnato anche nella sua ampiezza;

una ridistribuzione della ricchezza alla collettività operosa, che avrebbe dovuto rilevarla col risparmio, dando vita ad un azionariato popolare, punto di partenza per un livellamento verso l'alto delle classi sociali.

Punto qualificante della manovra, il fatto che la grande imprenditoria e la grande finanza italiane, dovevano venire a conoscenza che il Governo, nell'intento di dismettere le partecipazioni statali, stava per iniziare delle azioni per sensibilizzare i piccoli risparmiatori all'investimento ( specialmente quelli che avevano l'abitudine di tesaurizzare).

Tale conoscenza li avrebbe :

spinti a cercar di cogliere a piene mani i piccoli risparmi attraverso la vendita di gran parte delle loro azioni, consapevoli che la guida delle società sarebbe rimasta in loro mani anche con il possesso del 10, 15 % delle azioni ( semprechè si fosse riusciti a portare l'azionariato alla più grande frammentazione;

attivati per rallentare il più possibile l'opera di liquidazione della parte pubblica;

spronati a spingere sul potere politico per ottenere quegli aiuti che consentissero all'alta finanza italiana, di divenire attori nel contesto del capitalismo mondiale.

Non avevo nessun elemento per poter arguire se la manovra avrebbe preso l'avvio, nè se una volta avviata avrebbe raggiunto quegli obiettivi da me ipotizzati. Fidavo, come per lo studio presentato precedentemente al Governo sulla Protezione civile, su un antico detto orientale: "Stimola emozioni, da queste nasceranno azioni che creeranno energia vitale ( nell'occidente un parallelo è sicuramente il Kantismo).

In questa sede , ritengo non dilungarmi su altri Importanti obiettivi di geopolitica economica.

Quindi, 23 marzo 1983, esattamente dieci giorni dopo l'invio del progetto, trovai nella cassetta delle lettere una busta firmata da un ministro del Governo:

" Gentile Signor Lo Curto,

ho letto l'analisi sui possibili strumenti per rafforzare la fonte stessa degli investimenti e per la conseguente migliore politica economica e finanziaria.

Le indicazioni e i suggerimenti che emergono dal suo studio saranno tenuti in considerazione nell'apposita sede e compatibilmente con tutta la problematica che il delicato settore investe.

Con i migliori saluti (firma .....omissis)"

Rimasi molto sorpreso nel ricevere la lettera, perchè nell'inviare il mio studio, avevo pregato tutti i partecipanti del Governo a lasciarmi nell'anonimato. La ricezione di questa lettera mi fece ben sperare.

Infatti, i quotidiani iniziano ad attirare l'attenzione dei piccoli investitori verso il mercato borsistico.

Giochi come "Portfolio" ed altri, invitano e riescono con notevole battage pubblicitario a coinvolgere moltissimi futuri piccoli investitori.

E' l'inizio della grande manovra.

La sensibilizzazzione punta a far investire sul mattone, su questa o quella società fino ad allora sconosciute.

Si creano i primi fondi comuni di investimento. Si arriva anche a gestire società avendo addirittura pacchetti azionari del 10, 15 % del capitale sociale, il rimanente azionariato è talmente sparso fra i piccoli risparmiatori che in fatto di gestione non ha voce in capitolo.

Purtroppo, l'esecutivo, non ha approntato quelle norme di controllo auspicate, anzi, ne ha espunte molte.

Questo, si fa per dire "Far West" viene così pilotato da imprenditori d'assalto, cattiva finanza e mala politica. Iniziano quindi i primi cedimenti facendo serpeggiare i primi timori.

Moltissimi fondi comuni d'investimento sul mattone si rivelano delle vere e proprie mattonate.

Il comune sentire si attiva invitando i piccoli risparmiatori defraudati dei loro risparmi ad inviare all'allora presidente della repubblica un vero e proprio mattone per posta.

Ormai i buoi sono usciti dalla stalla e l'esecutivo decide di riportare ordine al gioco.

Con una normativa ad oc, obbliga tutte le società per azioni quotate in borsa a sottoporre i loro bilanci alla certificazione di rispondenza con le relative scritture contabili obbligatorie, che deve essere posta, dopo la prescritta revisione contavile, da società di revisione all'uopo fatte istituire per legge.

Dopo alcuni scandali, fra cui quello della Parmalat, ( mi sembra di ricordare, che il il reato di falso contabile e di bilancio non sia più tale. Non so quanto sarebbe divertente conoscere i promotori di questa norma)

Il piccolo risparmiatore, passato il momento di esaltazione, anche per le batoste subite, si ritira dai mercati, ritesaurizzando i suoi risparmi.

L'Italia ha attivato un meccanismo che a cascata si è riversato su tutto il capitalismo europeo e non solo, in cui anche lì si sono intrufolati con l'arma della corruzione, imprenditori d'assalto, cattiva Finanza e mala politica.

Questa crisi mondiale, fra le sue pieghe, sta tentando di ricoinvolgere i piccoli risparmiatori.

Non mi sembra che gli esecutivi dell'Europa, stiano riattivando quelle norme di tutela preesistenti ai fatti ora accennati, ma stanno approntando mere norme di tampone.

Sull'argomento, la classe politica sana, sembra si stia dando da fare. Ma per far bene, dovrebbe attivare un dibattito parlamentare by partisan che sia da stimolo per verificare la possibilità con l'ausilio di commissioni parlamentari trasparenti di iniziare a fare una vera pulizia come sembra che voglia fare il presidente degli Stati Uniti D'America.

 

 
 
 

Lettera aperta per il Ministro Tremonti

Post n°63 pubblicato il 07 Maggio 2010 da locurtogiovanni

 

 

e all'attenzione di tutti i politici e i sindacati

(Poichè non sono un bravo web-master, rivolgo invito agli amici blogger, che sanno operare con maestria nel web, di far conoscere queste tematiche ai loro amici lettori-grazie)

 

Signor Ministro, Le scrivo imponendomi, doverosamente, una serenità olimpica, con l'intento di costruire e non di demolire, di contribuire e non di dividere. Condivido, come tantissime altre persone, quel che Lei ieri ha detto sul fatto che la crisi che attanaglia la Grecia riguarda tutta l'Unione Europea.

Però, sono rimasto sorpreso, non positivamente, per le indicazioni espresse, relativamente al fatto che d'ora in poi la politica avrebbe dovuto servire l'economia.

A mio avviso, in questi ultimi cinque lustri, la politica dell'Unione Europea (ed in buona sostanza di tutto il mondo occidentale) si è messa totalmente, anche se in modo sornione, al servizio di parte dei poteri forti dell'economia (imprenditoria e finanza). Molti stati membri, alcuni in modo repentino, altri con modalità più lente, hanno concesso libertà d'iniziativa al mercato, ma più propriamente alle grandi lobbyes (ma non solo a loro) espungendo dagli ordinamenti quelle norme di tutela e controllo, che gran lustro avevano dato alla politica-economica con un evidente ritorno di benessere che i governi hanno potuto spalmare su tutti i gangli vitali delle società occidentali.

Durante questo percorso, sui nostri beni, si sono avventati avverturieri di ogni risma, servi sciocchi della politica, nonchè taluni politici (della peggior specie) che si sono accaparrati parte di questo benessere in modo subdolo ed a volte fraudolento, utilizzando il potere con cui erano stati investiti.

Con buona pace dei sindacati? Mah! Non mi è sembrato che in tutti questi anni abbiano lanciato strali contro taluni riconosciuti artefici di questo stato di cose; tale loro agire, a loro dire, ha mirato al raggiungimento della “p a c e s oc i a l e “e quindi del superiore bene.

Ora però è tempo di rimboccarsi le maniche, di invertire la rotta di centottanta gradi e di guidare la barca dell'Unione Europea (ma non solo) verso lidi sicuri.

Le cronache di questi anni, hanno speso fiumi di parole per reportare il malaffare che ormai, purtroppo si è ben radicato nei settori più vivi della nostra società.

In questi venticinque anni, ho inviato ai membri del Governo, delle bozze di progetti con cui a mio avviso si potevano risolvere alcuni problemi. L'ho fatto da semplice cittadino, pregando il Governo di lasciarmi nell'anonimato.

Coincidenza volle che successivamente all'invio di ogni singolo progetto, il Governo adottasse dei provvedimenti in linea con quanto avevo scritto (in un caso ho avuto I ringraziamenti scritti da parte di un ministro).

Di alcuni progetti, ne ho seguito lo vicende politiche ed economiche ed ho avuto modo di constatare che il seme di Caino vi si era intrufolato mettendoci non solo tutto lo zampino, ma raccogliendo a piene mani

Così, consapevole del malaffare che serpeggia nelle aule della politica, ho aperto nel web vari blog (faccio però presente che ho poca dimestichezza del web) su cui come oggi, ho lanciato e continuerò a lanciare lo mie considerazioni ( il più delle volte con poesie scritte in vernacolo).

Sono consapevole che in alcuni casi lo mie considerazioni possono avere avuto delle punte polemiche, ma perseguendo sempre e comunque l'obbiettivo di dare un piccolo, G R A T U I T O contributo per individuare e risolvere determinati problemi.

Ovviamente ponendolo al massimo delle mie possibilità all'attenzione di tutti e, quel che più è importante, alla luce del sole.

I Governi debbono stimolare il Parlamento con leggi al servizio della collettività e dettare regole per un etico vivere; nonchè operare per rendere migliore la società nel suo complesso, nella sua interezza, ponendo linee e regole guida in materia di politica economica.

Certamente, ponendo attenzione a quei settori trainanti e non mettersi al loro servizio.

Ordunque, in questa crisi economico-finanziaria, manipolata da alcuni settori della società con l'intento di fagocitare in più possibile I beni altrui,, con l'aiuto anche di certa politica, ha spinto il Presidente degli Stati uniti Obama a dire che bisogna porre nuove e più calzanti regole ai mercati ed alla borsa.

Anche il Cancelliere tedesco Merkel, su questa crisi ha dichiarato che bisognerà combattere i mercati.

Prendo atto, invece, che Lei signor ministro, intende porsi al servizio dei mercati. Oppure il giornalista televisivo, mandando in onda solo alcuni spezzoni non mi ha consentito di ben capire?

Al di là di questo dubbio, oggi lo tre confederazioni sindacali dovrebbero concludere i lavori che dovrebbero condurli ad un “volemose bene per collaborare alla pace sociale”.

Certamente stanno offrendo spunti e stimoli per uscire dalla crisi e sarà interessante leggere il loro documento conclusivo.

Quel che però ho avuto modo di recepire, in questa prima parte dei lavori, che anche da quella sponda vengono fuori solo mezze verità, come da parte politica.

E' vero, serve moneta per aiutare I lavoratori che hanno perso il lavoro, la confindustria sta battendo cassa per avere sostanziali aiuti per le imprese.

E questa è una chitarra monocorde che suona la stessa nota in tutti gli stati membri dellUnione Europea.

I casi sono tre:

  1. certi governanti non hanno capito che non si può mettere in circolazione altra moneta senza porre delle norme di salvaguardia contro mercati che rastrellerebbero a piene mani questi ulteriori lasciti ( questo in buona sostanza han fatto ben capire il Presidente Obama e la Cancelliera Merkel);

  2. alcuni politici continuano a manovrare i loro colleghi e partners in buona fede, avendo le mani in pasta nel malaffare e compartecipazioni nella finanza e nei mercati;

  3. politici che hanno nel cuore il senso dello Stato e propugnano e seguono I principi di sussidiarietà eterzietà e amore verso il prossimo non sono in grado di contrastare questa emergenza.

Signor ministro

Tanto rappresentato e considerato, chissà se i governanti Greci hanno già approntato delle norme di salvaguardia, altrimenti, fra alcuni mesi faranno crollare anche quegli stati membri (fra cui l'Italia) che ora stanno finanziando la grecia per farla uscire dal baratro, con buona pace per l'Euro che requiescat in pace.

Da ultimo, premettendo che ora faccio la vita del pensionato e che con il potere non ci voglio spartir niente, ci tengo a rappresentare che già nel millenovecentonovantadue, nel consegnare al Ministero de tesoro ed Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione una tesi a conclusione del corso di formazione per la carriera direttiva dal titolo “Il controllo del collegio dei revisori dei conti: linee evolutive nell'attività sindacatoria” espressi chiare e nette considerazioni sul fatto che da lì a poco, nell'Europa sarebbero stati tolti quei controlli con consegenti immensi danni per il mondo occidentale.

Auspicavo che l'Italia avrebbe fatto sentire la sua voce,invece...............

Signor ministro, Buon lavoro!

locurtogiovanni

 

 

 
 
 

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