GIROMONDO

FIJI- ISOLA NAVANDRA


Giovedì 2 LuglioTempo bellissimo, finalmente si parte! Non ci viene detto dove e a Peter non gliene frega niente. Lui legge il suo ventesimo libro. Invece io mi voglio rendere conto ma , nonostante domandi le risposte sono evasive, non si sa esattamente, ci sono due opzioni, dipende dal vento. Scopro infine che siamo diretti a Navandra e mi viene detto che l’isola è disabitata. Arriviamo verso le tre del pomeriggio,dopo una navigazione con il solo fiocco perché non valeva la pena issare la randa per così poche miglia da percorrere.L’isola è bellissima. Ci sono grandi rocce nere e rosso ruggine che si protendono fuori dalla ricca vegetazione, rocce e colline sono irte e danno la sensazione di una isola primordiale. L’isola è bella solo per questo, per il senso di primitivo, di selvaggio ma soprattutto di primordiale. Disabitata. Solo delle capre si vedono in lontananza, che scorrazzano a cercare l’ultimo filo d’erba fra quei dirupi rossastri. La spiaggia è bianca, come tutte, perché corallina. Solo un gommone di un’altra imbarcazione si trova su di un lato della spiaggia. Si getta l’ancora ed io non resisto di fronte a tanta bellezza. Prendo la maschera, senza pinne perché i miei bagagli superavano già il limite stabilito, e mi tuffo.Il mare è blu ma il fondale non si vede. Solo quasi a riva si intravedono le gorgonie che ansimano mosse dalle correnti e dalle onde, pesciolini di vari colori, gialli, a strisce come la zebra oppure piccoli e di un blu elettrico, insomma come si vedono in qualche acquario. Nel fondale altre piante dalle più svariate forme, qualcuna tendente al violetto, alle volte larghe fino ad un metro di diametro.Arrivo sulla spiaggia, di colore rosa, non ci sono impronte, la sabbia è liscia come l’onda l’ha lasciata. Mi sembra di essere il primo uomo a mettervi piede. Sono presenti tante conchiglie, alcune si muovono, evidentemente contengono ancora l’animale vivo dentro. A poca distanza inizia la vegetazione, palme ed altri alberi a me sconosciuti, qualcuno con dei frutti. In terra tante foglie, qui è inverno! Giro un poco da solo per la spiaggia, poi vado nell’altra che da sul versante sud da dove si vede l’isola di Malolo. Mi addentro fra le piante, nel bosco che sembra vergine. Rami rotti dal vento, qualche albero caduto, una capretta bianca e marrone mi guarda e si allontana. Il sole filtra a malapena fra le mille foglie degli alberi.Dopo un’ora rientro a nuoto alla barca, contento e soddisfatto, con due conchiglie in tasca.Venerdì 3 Lugliopassiamo la giornata sempre su questa isola. Andiamo con il gommone fino alla spiaggia. E poi la giriamo per bene a piedi, quasi tutta, saliamo su un enorme masso, una collinetta dal quale possiamo vedere il mare ed un bel panorama. Alcune foto e via si riparte per andare oltre la collina a vedere altre spiagge. Il mare è azzurro in alcuni punti mentre in altri è verde. Comunque molto bello. Peter mi viene incontro sulla spiaggia perché spera che abbia con me il coltello per rompere delle noci di cocco e bere il latte. Ma non l’ho portato. Allora ci arrangiamo cercando di romperle sulle rocce più taglienti ma la cosa e lunga e difficile. Io dopo un poco rinuncio anche perché mi ero portato dietro una bottiglietta di acqua. Peter invece alla fine, dopo mezzora di duro lavoro è riuscito a bere mezzo bicchiere di liquido e poi ci siamo mangiati anche il cocco dentro. Buono. Ritorno in barca nel primo pomeriggio dopo una mia seconda sguazzata ad ammirare i fondali della barriera corallina.