GIROMONDO

DI RITORNO DALL?ISOLA DI ISABEL - GALAPAGOS


 Domenica 11 Aprile   Di ritorno dall’isola di Isabel – Galapagos Dopo aver visitato l’isola di San Cristobal ed esserci riposati due giorni, abbiamo acquistato il biglietto per L’isola di Isabel. La più grande, con cinque vulcani. La partenza è alle ore 14. Il motoscafo è piccolo e pieno di persone, ognuno ha il suo posto a sedere ma non entrerebbe ancora  nemmeno un neonato. Il tragitto viene percorso in due ore ed è abbastanza faticoso perché l’imbarcazione sbatte quasi ad ogni onda, rallenta un poco e per inerzia siamo sospinti in avanti poi riparte e siamo sospinti indietro e noi siamo seduti su panche lungo le fiancate per cui ondeggiamo continuamente verso destra e poi verso sinistra. E per due ore è un bell’esercizio fisico. Arriviamo stanchi ed assordati dal rumore di due fuoribordo da 400 cavalli che sono a due o tre metri di distanza. Ma non vediamo il paese. Dobbiamo camminare per 1Km e forse più. Prendiamo un taxi e dopo qualche informazione ed aver visto qualche camera di “Hospitale” ci fermiamo tutti e quatto, Giuseppe con la moglie Annamaria, Giovanni ed io, alla Brezza del mar , familiare, pulito, aria condizionata. Finalmente dormiremo bene, senza il solito caldo umido appiccicaticcio   della barca. 25 $ a testa. Il paese ha le strade in terra battuta, una strada principale dove ci sono pochi negozietti che vendono di tutto e qualche ristorantino molto familiare messo su con qualche bandone di latta come tetto ed un po’ di assi. Meglio non gettare l’occhio in cucina, non bisogna essere indiscreti! Qualche agenzia che propone le solite gite turistiche giornaliere ed i bambini che giocano sulla strada, scalzi, un costumino e basta tanto qui è sempre caldo, mentre i genitori trafficano nel loro cortile o si riposano nelle amache chiacchierando. Entriamo in una agenzia e prenotiamo per andare a Les Tunales, piccoli tunnel di lava sul mare mentre Annamaria e Giuseppe decidono per altra soluzione. La mattina dopo partenza alle 8 in punto. Saliamo in una lancia con due grossi motori, siamo insieme a tre canadesi anche loro in barca in giro intorno al mondo, accompagnati da due ragazzi che formano l’equipaggio. Il mare per fortuna è calmo e sfrecciamo a ben 22 nodi. Ad un certo punto un ragazzo indica qualcosa, la barca rallenta e si dirige verso una macchia nera. E’ una enorme manta, almeno 3 metri, che lentamente nuota e poco più in là ne vediamo un’altra. Sono vicine alla superficie dell’acqua e quando sollevano le ali per nuotare i due lembi estremi escono fuori dall’acqua come fossero pinne di pescecane. Sono maestose. Si riparte e poco dopo ne incontriamo altre. I canadesi si gettano in acqua con le maschere ma al loro rumor le manta si inabissano.  Dobbiamo immergersi senza rumore!, si raccomandano i ragazzi dell’equipaggio. E’ così quando le incontriamo di nuovo, per un minuto, o forse due, riescono a vederle e seguirle ma poi ci lasciano preferendo  le più sicure profondità marine. Ripartiamo velocemente fermandoci solo a vedere una grande tartaruga marina che pigramente nuota quasi sulla superficie ma non gradisce la nostra intrusione e si immerge. I motori in verità fanno molto rumore.Arriviamo nella località chiamata Les Tunales, entriamo fra gli scogli e ci appare un labirinto di canali prodotti da una miriade di nere rocce laviche. Vediamo il primo pinguino delle Galapagos. E’ piccolo, sarà alto al massimo 40 centimetri ma graziosissimo. Indossa il suo frak con signorilità finché sta fermo, più goffo ma tenerissimo quando si muove. Ne vediamo altri due a prendere il sole, sdraiati sulla pancia. Ci addentriamo nel labirinto ed iniziamo a vedere dei tunnel fra un masso e l’altro mentre sotto  l’acqua limpidissima si illumina di verde e azzurro. Negli ammassi di roccia più grandi ci sono dei cactus chiamati candelabri che si ergono qua e là e lo spettacolo diventa a questo punto molto suggestivo. Le acque interne sono limpidissime e ogni tanto si vedono grosse tartarughe marine che girano indisturbate fra i canali. Scatto una grande quantità di foto, ad ogni cambiamento di direzione della barca sembra appaia uno scenario diverso.  Solo ammassi di nere rocce laviche, acque trasparenti e verdi, candelabri che si ergono isolati sulle rocce e creano unp spettacolo meraviglioso. Fotografo anche diverse sule dal piede azzurro che stanno appollaiate sulle rocce ed il colore dei loro piedi è così intenso che si illumina di azzurro anche il ventre di piume bianche. Quella che si era fermata per più di un’ora su pulpito di prua invece era una specie più rara, aveva i piedi rossi. Dimenticavo di raccontarvi del clandestino a bordo! Fra l’isola di Coco e le Galapagos una sula dal piede rosso si è posata sul pulpito di prua e si è messa a spulciarsi e a sistemare con il becco il suo giovane piumaggio. Noi ci siamo avvicinati fino quasi a toccarla lei mostrava paura solo a pochi centimetri di distanza e si ritraeva preparandosi ad una beccata. Simpatica compagnia, si è fatta fotografare con tutti ed alla fine del suo lavoro se ne è andata.Ci fermiamo in una baia vicina per fare snorkeling e nuotando fra i tunnel e le rocce di lava riesco a vedere un cavalluccio marino, una murena e dei pescecani a pinna bianca, quelli buoni!, di un metro circa con i suoi piccoli. Torniamo soddisfattissimi. Il pomeriggio un po’ di riposo sotto una palma della bianca spiaggia e poi a vedere dal di dentro le mangrovie.  Vicino al porto c’è una stradina costruita in legno che attraversa le mangrovie. Vedo un inestricabile quantità di radici che si calano dagli alberi in acqua, mentre piccoli uccelli ed iguane marine si nutrono protette da tale fitta barriera. Affascinante.La sera ristorantino: piatto misto di pesce, aragosta compresa.Il dramma arriva il giorno dopo: partenza alle 6. Di mattina!! E così altre due ore di motoscafo, sballottati a destra e a sinistra, arriviamo su Chloe comunque soddisfatti.